La guerra commerciale di Trump rischia di frenare la crescita economica globale, avverte l'OCSE

L'organizzazione prevede un peggioramento dell'inflazione e significativi rallentamenti del PIL, soprattutto per Stati Uniti, Canada e Messico.

La guerra commerciale promossa dal presidente Trump rischia di mettere un freno alla crescita economica globale ed alimentare l'inflazione.

A lanciare l'allarme sono le nuove previsioni dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che delinea uno scenario economico di stagflazione per gli Stati Uniti e i suoi alleati nordamericani.

Secondo il rapporto dell'OCSE, le prospettive per le principali economie mondiali sono più cupe rispetto alla fine del 2024. Questo vale anche per gli Stati Uniti, che finora avevano visto revisioni al rialzo delle previsioni di crescita.

"Il quadro generale è caratterizzato da revisioni al ribasso generalizzate, in parte a causa dell'incertezza commerciale e dell'incertezza nelle politiche economiche, ma anche a causa dell'imposizione di dazi", ha dichiarato Álvaro Pereira, capo economista dell'OCSE, durante un incontro con i giornalisti lunedì.

I numeri sono preoccupanti: la crescita del PIL statunitense rallenterà dal "recente ritmo molto forte" del 2,8% nel 2024 al 2,2% quest'anno, per poi scendere ulteriormente all'1,6% nel 2026.

Si tratta di una revisione al ribasso rispetto alle previsioni di dicembre di -0,2 punti percentuali per quest'anno e di ben -0,5 punti percentuali per il 2026.

La situazione appare ancora più grave per Messico e Canada, segnale dei danni economici che attendono i due Paesi se le tensioni commerciali dovessero intensificarsi.

L'OCSE prevede che il Messico cadrà in recessione con una contrazione del PIL dell'1,3% quest'anno, uno scenario decisamente diverso rispetto a dicembre quando si prevedeva una crescita di simile entità.

Per il Canada si prevede una crescita di appena lo 0,7% sia quest'anno che il prossimo, un netto ridimensionamento rispetto ai tassi di crescita del 2% stimati dall'OCSE a dicembre.

Il rapporto dell'OCSE afferma che "l'attività economica sarebbe più forte e l'inflazione più bassa in tutti e tre i Paesi se questi aumenti di dazi fossero inferiori o limitati a una gamma più ristretta di beni, ma la crescita globale resterebbe comunque più debole di quanto precedentemente previsto".

Nonostante i previsti rallentamenti economici, l'OCSE si aspetta un peggioramento delle pressioni inflazionistiche in tutte e tre le nazioni, un mix tossico che, se realizzato, rappresenterebbe un serio problema per i responsabili delle politiche economiche.

Negli Stati Uniti, l'inflazione sarà del 2,8% quest'anno, in aumento rispetto al 2,5% della fine del 2024 e 0,7 punti percentuali sopra le previsioni di dicembre.

Le pressioni sui prezzi persisteranno nel 2026, con un'inflazione al 2,6%, circa 0,6 punti percentuali in più rispetto alle precedenti previsioni.

Le proiezioni dell'OCSE si basano sull'ipotesi che gli Stati Uniti aumentino i dazi su tutte le importazioni da Canada e Messico di un ulteriore 25% a partire dal 2 aprile.

La Casa Bianca ha avvertito che dazi "reciproci" su una serie di nazioni entreranno in vigore all'inizio di aprile, anche se i dettagli rimangono ancora poco chiari.

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