La Guardia Nazionale della California rimane (per ora) sotto il controllo di Trump
Un giudice ha dichiarato illegittima la federalizzazione della Guardia nazionale da parte del presidente. La Corte d'appello ha però mantenuto temporaneamente la presenza militare a Los Angeles.

Un giudice federale ha stabilito che il presidente Donald Trump ha agito illegalmente nell’assumere il controllo della Guardia nazionale della California durante le proteste a Los Angeles contro le recenti retate dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE). Nella sua ordinanza di 36 pagine, il giudice Charles Breyer ha affermato che Trump ha violato il Decimo Emendamento e ha superato i limiti della propria autorità statuaria. Tuttavia, poche ore dopo la pubblicazione della sentenza, la Corte d'appello del Nono Circuito ha sospeso l’attuazione dell’ordine, permettendo al presidente di mantenere temporaneamente il controllo delle truppe.
Secondo Breyer, la Casa Bianca non ha rispettato il processo previsto dalla legge per federalizzare la Guardia nazionale, che richiede che gli ordini vengano trasmessi “attraverso i governatori” degli Stati. Invece, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha contattato direttamente il comandante della Guardia della California. Il giudice ha rilevato che si tratta della prima volta in cui un presidente ha federalizzato la Guardia nazionale contro la volontà di un governatore, mettendo a rischio l’equilibrio costituzionale tra poteri statali e federali.
Il governatore della California, Gavin Newsom, e il procuratore generale dello Stato, Rob Bonta, entrambi democratici, hanno denunciato l’azione del presidente come un abuso di potere volto a intimidire i manifestanti. “È ormai chiaro che il presidente e l’amministrazione federale sono disposti a infrangere la legge per mettere a tacere chi dissente,” ha affermato Bonta.
Il dispiegamento militare è avvenuto in risposta alle proteste a Los Angeles seguite a una serie di retate dell’ICE. Il governo federale ha giustificato l’intervento sostenendo che le autorità locali erano sopraffatte e che era necessario proteggere edifici e funzionari federali. Circa 4.000 membri della Guardia nazionale sono stati mobilitati, insieme a 700 Marines.
Tuttavia, secondo Breyer, le condizioni necessarie per la federalizzazione – invasione, ribellione o incapacità di far rispettare le leggi federali – non erano presenti. La violenza osservata durante le proteste, ha scritto il giudice, non equivaleva a una ribellione armata. “Il concetto secondo cui una protesta possa rapidamente diventare una ribellione contro il governo degli Stati Uniti è insostenibile e pericoloso,” ha concluso Breyer.
L’amministrazione Trump ha invocato una legge poco utilizzata risalente ai primi anni del Novecento, che consente al presidente di federalizzare la Guardia per reprimere una ribellione o far rispettare le leggi federali. Breyer ha stabilito che tale legge non si applica nel caso attuale, poiché l’ICE ha continuato a operare nonostante le proteste, effettuando 44 arresti nei giorni successivi.
Nel suo parere, il giudice ha anche sottolineato che l’uso della Guardia nazionale in questi termini rischia di stabilire un precedente pericoloso per l’attività militare interna. Ha aggiunto che non è compito del governo federale “assumere il controllo del potere di polizia di uno Stato ogniqualvolta sia insoddisfatto della rapidità o dell’intensità con cui tale Stato applica le proprie leggi”.
Durante l’udienza, l’avvocato del Dipartimento di Giustizia, Brett Shumate, ha sostenuto che le decisioni del presidente in queste materie non sono soggette a revisione giudiziaria. Breyer ha rigettato questa posizione, affermando che anche il presidente è soggetto a limiti costituzionali. “Questa è la differenza tra un governo costituzionale e il re Giorgio,” ha osservato il giudice, sventolando una copia della Costituzione.
Poche ore dopo la sentenza, un collegio di tre giudici della Corte d’appello – due nominati da Trump e uno da Biden – ha bloccato temporaneamente l’ordinanza di Breyer, fissando un’udienza per martedì 17 giugno. La sospensione consente alla Guardia nazionale di rimanere operativa a Los Angeles per alcuni giorni. L’amministrazione ha presentato un ricorso urgente, sostenendo che la decisione del giudice rappresentava una minaccia al potere del presidente di proteggere gli interessi federali.
Newsom ha accolto con favore la sentenza iniziale, definendola una vittoria per la Costituzione e affermando che i militari dovrebbero tornare alle loro funzioni ordinarie, come la prevenzione degli incendi o la lotta al traffico di fentanyl. Tuttavia, il suo ottimismo è stato temporaneamente frenato dalla decisione della Corte d’appello.
L’ordinanza di Breyer si riferiva unicamente alla Guardia nazionale e non includeva i Marines, che al momento della decisione non erano ancora stati dispiegati per strada. Secondo quanto riportato dal comandante della Task Force 51, il generale Scott Sherman, circa 500 membri della Guardia erano già stati addestrati ad accompagnare gli agenti dell’ICE nelle operazioni sul territorio. Invece, i Marines erano ancora in fase di addestramento presso una base in California.
Infine, il giudice ha precisato che non avrebbe ancora deciso se l’azione del presidente violasse anche il Posse Comitatus Act del 1878, che limita l’uso delle forze armate per far rispettare le leggi sul suolo nazionale. Questa questione, ha dichiarato, sarà oggetto di future udienze.