La crociata di Musk contro i media tradizionali: tra libertà di espressione e tendenze autoritarie
Il CEO di Tesla ed X intensifica gli attacchi contro la stampa mainstream americana, contraddicendo spesso la sua posizione di "paladino della libertà di parola".

La tensione tra Elon Musk e i principali media statunitensi sta raggiungendo livelli di conflittualità senza precedenti negli ultimi giorni.
Il CEO di X e Tesla, nonché stretto collaboratore del presidente Trump, ha, infatti, recentemente intensificato gli attacchi contro la stampa, superando perfino la retorica dello stesso Trump e suscitando serie preoccupazioni sulla sua autentica dedizione ai principi democratici che proclama di difendere.
Lo Scontro con "60 Minutes"
L'ultimo episodio di questa escalation vede protagonista il prestigioso programma "60 Minutes" di CBS News.
In risposta a un servizio critico sulla gestione dell'USAID, Musk ha pubblicamente accusato la trasmissione di essere composta dai "più grandi bugiardi al mondo", sostenendo che i giornalisti "meriterebbero una lunga pena detentiva" per presunta interferenza nelle elezioni attraverso un'intervista alla ex vicepresidente Kamala Harris.
60 Minutes are the biggest liars in the world! They engaged in deliberate deception to interfere with the last election.
— Elon Musk (@elonmusk) February 17, 2025
They deserve a long prison sentence. https://t.co/de20vXO62X
Aaron Terr, direttore della Foundation for Individual Rights and Expression, ha subito fatto notare come l'incarcerazione dei giornalisti sia una pratica tipica di regimi autoritari come Cina, Russia e Iran, non delle democrazie occidentali.
CBS News, da parte sua, respinge fermamente le accuse, mentre gli esperti legali consultati dalla CNN definiscono queste affermazioni contro l'emittente come un tentativo pretestuoso di intimidire i media.
La posizione di Musk appare particolarmente problematica alla luce delle sue precedenti dichiarazioni.
L'imprenditore, che si è sempre definito un "assolutista della libertà di espressione" dichiarando che "la libertà di parola è il fondamento di una democrazia funzionante", sta ora adottando posizioni che sembrano minare questi stessi principi.
L'escalation degli attacchi di Musk alla stampa
Solo nelle ultime settimane, Musk ha:
- Chiesto il licenziamento immediato di un giornalista del Wall Street Journal per aver rivelato commenti razzisti di un funzionario del DOGE
- Proposto la chiusura di media finanziati dai contribuenti come Radio Free Europe/Radio Liberty e Voice of America
- Diffuso teorie cospirative sui media senza fornire prove concrete
- Invocato azioni penali contro aziende che hanno boicottato X e organizzazioni non profit
L'attività sui social di Musk è sempre più frenetica: solo lunedì ha pubblicato 94 post e condiviso 36 volte, spaziando da accuse infondate di frodi alla previdenza sociale a teorie cospirative su celebrità hollywoodiane.
Durante un recente incontro nello Studio Ovale lo stesso Musk ha ammesso la possibilità di errori nelle sue dichiarazioni, promettendo rapide correzioni.
Tuttavia, la sua posizione di uomo più ricco del mondo e collaboratore speciale dell'Amministrazione Trump conferisce un peso particolare alle sue parole, anche quando queste sono false e, nondimeno, diventano subito virali.
La verità è che la contraddizione tra il ruolo autoproclamato di difensore della libertà di espressione e gli attacchi sempre più aggressivi ai media non fa altro che alimentare sempre di più le critiche di chi sostiene che Musk non sia realmente interessato alla democrazia, bensì a un sistema oligarchico in cui il potere economico detta le regole del discorso pubblico e non il contrario.