La crisi di fiducia nella NATO: dai dazi al flusso delle informazioni d'intelligence verso l'Ucraina
Il blocco delle condivisioni di intelligence con l'Ucraina e la politica percepita come filorussa dell'amministrazione Trump minano alle fondamenta la coesione dell'Alleanza Atlantica.

La condivisione delle informazioni di intelligence tra i paesi membri della NATO sta attraversando una profonda crisi dopo che gli Stati Uniti hanno interrotto il flusso di dati verso l'Ucraina e revocato le autorizzazioni ai partner europei di condividere tali informazioni con Kyiv.
Secondo Politico, questa decisione rappresenta un problema più ampio che sta erodendo alla base la fiducia all'interno dell'Alleanza.
Fonti interne alla NATO hanno rivelato che numerosi Paesi membri stanno addirittura riconsiderando l'opportunità di condividere informazioni sensibili con Washington a causa delle posizioni percepite come filorusse assunte dall'Amministrazione del presidente Donald Trump.
"In corridoi della NATO si sussurra molto sul futuro della condivisione di intelligence", ha dichiarato Julie Smith, ex ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO durante l'amministrazione Biden.
Dalla sfiducia verso Ungheria e Slovacchia alla diffidenza verso gli USA
In precedenza, i Paesi membri avevano già limitato la condivisione di informazioni sensibili con partner considerati meno affidabili come l'Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico.
La novità dirompente è che ora gli Stati Uniti, tradizionalmente il perno centrale della rete di intelligence occidentale, sono ora oggetto di crescenti sospetti.
"Abbiamo una mancanza di consenso su chi sia il nemico comune... questo porterà a maggiore cautela nella condivisione delle informazioni", ha commentato Daniel Stanton, ex funzionario del servizio di intelligence canadese CSIS.
La percezione da parte di alcuni Paesi membri della NATO è che la politica dell'Amministrazione Trump sembra favorire gli obiettivi strategici del presidente russo Vladimir Putin.
Le preoccupazioni all'interno della NATO sono accentuate anche da alcune nomine dell'Amministrazione Trump, in particolare la designazione di Tulsi Gabbard come Direttrice dell'Intelligence Nazionale, dato il suo passato di dichiarazioni considerate filorusse.
Le conseguenze operative per l'Ucraina
L'interruzione della condivisione di intelligence americana ha già avuto significative implicazioni per le Forze Armate ucraine, come confermato dall'ex capo dell'intelligence ucraina, Valery Kondratyuk:
"Tutto ciò che proveniva dal Pentagono si è fermato".
Pavel Aksenov, osservatore militare della BBC, evidenzia che le forze ucraine ricevevano dai satelliti americani informazioni tempestive che gli altri Paesi NATO non possono replicare con le proprie capacità.
Kyiv beneficiava enormemente dei dati raccolti dagli aerei da ricognizione americani che monitoravano lanci di missili, decolli e movimenti dell'aviazione russa. "I dati sulla situazione aerea aiutavano molto la difesa aerea ucraina", ha sottolineato.
Fonti militari ucraine rivelano che l'intelligence americana forniva anche coordinate precise per gli attacchi, inclusi quelli in profondità nel territorio russo. "Tutto è interconnesso", spiega una fonte ucraina.
"Ci sono stati attacchi agli aeroporti, [i russi] li hanno spostati più lontano. Di conseguenza, ora riporteranno i bombardieri più vicino al confine e aumenteranno la pressione".
L'Ucraina è in grado di compensare solo parzialmente la perdita dell'intelligence americana con mezzi propri o alleati, ma il divario di capacità rimane significativo.
L'analista militare David Gendelman sintetizza:
"La guerra si basa sull'intelligence, l'intelligence sono gli occhi, e se ora gli occhi saranno semichiusi, agitare i pugni sarà meno efficace".
Francia: un'alternativa europea all'intelligence americana
La Francia ha intanto annunciato che, da parte sua, continuerà a fornire supporto informativo all'Ucraina. "La nostra intelligence è sovrana e ha capacità proprie. Trasmettiamo le informazioni a nostra disposizione alla parte ucraina", ha dichiarato il Ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu.
Il Cremlino ha risposto definendo come "estremamente conflittuali" le recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, in particolare riguardo all'estensione della protezione dell'arsenale nucleare francese ad altri paesi europei.
Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha interpretato queste dichiarazioni come una minaccia diretta alla Russia.