La Corte Suprema potrebbe garantire la maggioranza ai Repubblicani alla Camera per anni
Il tribunale più alto d'America sembra pronto a limitare drasticamente la possibilità di creare distretti elettorali che garantiscano rappresentanza agli afroamericani

La Corte Suprema degli Stati Uniti sembra orientata a indebolire drasticamente il Voting Rights Act del 1965, la legge storica che ha garantito per decenni il diritto di voto alle minoranze. Durante le udienze di mercoledì su un caso proveniente dalla Louisiana, i giudici conservatori hanno espresso forte scetticismo sulla costituzionalità di creare distretti elettorali a maggioranza nera, una pratica che ha permesso l'elezione di rappresentanti afroamericani al Congresso in tutto il Sud degli Stati Uniti.
Il caso riguarda la mappa elettorale della Louisiana, stato dove gli afroamericani costituiscono circa un terzo della popolazione. Dopo il censimento del 2020, lo stato aveva inizialmente disegnato solo un distretto su sei a maggioranza nera. Un tribunale federale ha stabilito che questo violava il Voting Rights Act, costringendo lo stato a crearne un secondo. Ma un gruppo di elettori bianchi ha contestato questa decisione, sostenendo che considerare l'etnia nel disegnare i distretti costituisce discriminazione razziale incostituzionale.
Per capire la portata della questione, bisogna conoscere la storia del Voting Rights Act. Approvato nel 1965 al culmine del movimento per i diritti civili, questa legge federale ha vietato pratiche discriminatorie come i test di alfabetizzazione che per decenni avevano impedito agli afroamericani di votare nel Sud. La Sezione 2 della legge, quella ora sotto attacco, proibisce qualsiasi pratica elettorale che discrimini in base all'etnia e ha portato alla creazione di distretti afroamericani.
Il giudice Brett Kavanaugh, considerato il voto decisivo, ha ripetutamente chiesto se non sia arrivato il momento di porre fine all'uso dell'etnia come fattore nel disegnare i distretti elettorali. "I rimedi basati sulla razza hanno senso per un periodo di tempo, ma non dovrebbero essere indefiniti", ha affermato durante l'udienza. Questa posizione riflette una visione sempre più diffusa tra i conservatori della Corte secondo cui la Costituzione dovrebbe essere "daltoniana", cioè non riconoscere distinzioni razziali.
Le conseguenze di una sentenza sfavorevole potrebbero essere devastanti per la rappresentanza democratica. Secondo un'analisi del New York Times, i Repubblicani potrebbero eliminare circa dodici seggi democratici alla Camera dei Rappresentanti in stati come Alabama, Mississippi, Carolina del Sud, Louisiana, Tennessee, Florida e Georgia. In pratica, quasi tutti i membri neri del Congresso eletti nel Sud rischiano di perdere i loro distretti.
Durante le udienze, Janai Nelson del NAACP Legal Defense Fund ha avvertito che eliminare queste protezioni sarebbe "catastrofico". Ha sottolineato che la diversità che vediamo oggi nel Congresso esiste solo grazie alle battaglie legali che hanno forzato la creazione di distretti dove le minoranze hanno reali opportunità di eleggere i loro rappresentanti. In Louisiana, per esempio, il voto è estremamente polarizzato lungo linee etniche: oltre l'84% degli elettori bianchi non vota per candidati neri, anche quando sono democratici.
I giudici liberali della Corte hanno espresso profonda preoccupazione. La giudice Elena Kagan ha chiesto cosa succederebbe se la Sezione 2 del Voting Rights Act cessasse di operare. La giudice Sonia Sotomayor ha sottolineato come la proposta dell'amministrazione Trump di distinguere tra motivazioni etniche e politiche nel voto renderebbe praticamente impossibile dimostrare discriminazioni elettorali.
L'amministrazione Trump, attraverso il vice procuratore generale Hashim Mooppan, ha infatti proposto un approccio che richiederebbe di dimostrare che gli elettori votano diversamente specificamente per motivi etnici e non politici. Ma questo standard renderebbe quasi impossibile vincere cause di discriminazione elettorale, dato che etnia e appartenenza politica sono spesso correlate nel Sud.
La Louisiana ha cambiato posizione durante il processo, passando dal difendere la nuova mappa allo schierarsi contro di essa. Il procuratore generale dello stato ora sostiene che qualsiasi uso dell'etnia nel disegnare distretti elettorali viola la Costituzione, una posizione che eliminerebbe completamente le protezioni del Voting Rights Act.
Se la Corte dovesse emanare una sentenza ampia contro l'uso dell'etnia nel redistricting, i Democratici potrebbero aver bisogno di vincere il voto popolare nazionale con un margine di cinque o sei punti percentuali solo per avere una possibilità del 50% di controllare la Camera. Questo creerebbe un vantaggio strutturale quasi insormontabile, rendendo la Camera non competitiva nella maggior parte delle elezioni.
La Corte Suprema ha già indebolito significativamente il Voting Rights Act dal 2013. Nel 2023, ha eliminato i programmi di ammissione universitaria basati sull'etnia, applicando una visione "daltoniana" della Costituzione. Ora sembra pronta ad applicare la stessa logica alla rappresentanza politica, potenzialmente chiudendo uno dei pochi meccanismi rimasti per garantire che le minoranze abbiano voce nel congresso americano.
La decisione della Corte, attesa entro l'estate del 2026, potrebbe arrivare in tempo per influenzare le elezioni di metà mandato del 2026, ridisegnando fondamentalmente il panorama politico americano.