La Corte Suprema ordina all'Amministrazione Trump di riportare negli Stati Uniti un uomo espulso per errore
L'Amministrazione Trump dovrà adoperarsi per riportare Kilmar Abrego Garcia negli Stati Uniti, dopo un’espulsione avvenuta nonostante un ordine giudiziario contrario. L’uomo è attualmente detenuto nel mega carcere CECOT in El Salvador.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito all’unanimità che l’Amministrazione Trump deve facilitare il rientro nel Paese di Kilmar Abrego Garcia, cittadino salvadoregno residente in Maryland, espulso per errore nonostante fosse protetto da un ordine del tribunale dell’immigrazione.
La giudice distrettuale Paula Xinis aveva ordinato il rientro negli Stati Uniti entro la mezzanotte di lunedì scorso. La Corte Suprema ha confermato che il governo ha l’obbligo di “facilitare” il rilascio di Abrego Garcia dalla custodia salvadoregna e di trattare il suo caso come se non fosse mai stato espulso.
Il provvedimento della Corte ha respinto il ricorso d’emergenza del governo federale, che cercava di evitare l’obbligo di rimpatrio. Tuttavia, ha anche previsto una chiarificazione dell’ordine di Xinis per fare in modo che non interferisca con le prerogative dell’esecutivo in materia di affari esteri.
Il caso, oltre a sollevare gravi interrogativi sull’operato delle autorità americane, rappresenta una rara inversione di rotta da parte di un organo giudiziario a maggioranza conservatrice, spesso allineato con l’esecutivo su questioni di immigrazione.
Un caso di violazione delle tutele legali
Abrego Garcia, 29 anni, era soggetto a una protezione specifica che ne vietava l’espulsione in El Salvador, Paese ritenuto pericoloso per via delle minacce ricevute da gang locali.
Nonostante ciò, è stato arrestato lo scorso mese da agenti dell’immigrazione ed espulso proprio verso quel Paese. Attualmente si trova in un mega carcere salvadoregno noto per le condizioni di detenzione estremamente dure.
Al momento dell’arresto, Abrego Garcia viveva legalmente negli Stati Uniti, possedeva un permesso di lavoro rilasciato dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e stava completando un apprendistato come specialista nella lavorazione delle lamiere. La sua posizione legale e lavorativa solleva ulteriori dubbi sulla legittimità dell’espulsione.
Il Dipartimento di Giustizia ha ammesso che l'ordine di protezione è stato ignorato. Durante un’udienza, l’avvocato del governo Erez Reuveni – poi rimosso dalla Procuratrice Generale Pam Bondi proprio a seguito di queste dichiarazioni – ha confermato pubblicamente che la sua espulsione "non sarebbe dovuta avvenire".
Accuse infondate e una vita interrotta
L’amministrazione ha sostenuto che Abrego Garcia fosse affiliato alla gang MS-13, ma non esiste alcuna accusa formale o condanna nei suoi confronti. I suoi avvocati hanno definito l’accusa come infondata e priva di prove.
"È una vittoria dello stato di diritto," ha dichiarato l’avvocato Simon Sandoval-Moshenburg, esortando l'Amministrazione Trump a "smettere di perdere tempo e mettersi in moto" per riportare Garcia negli Stati Uniti.
L’espulsione ha avuto gravi conseguenze anche sul piano personale. Abrego Garcia è sposato con una cittadina americana, Jennifer Vasquez Sura, con cui ha dei figli. La donna ha descritto l’esperienza come una "montagna russa emotiva" e ha promesso di continuare a lottare finché il marito non sarà di nuovo a casa.
Resta ora da capire come il governo statunitense si muoverà ora per rispettare l’ordine della Corte Suprema e garantire il ritorno di Abrego Garcia dall'inferno del carcere salvadoregno in cui si trova. La Casa Bianca, da parte sua, ha riconosciuto l’errore, ma ha più volte dichiarato di non poter più intervenire direttamente.