La Corte Suprema non sembra convinta dei dazi globali di Trump

I giudici della Corte Suprema, inclusi tre nominati dallo stesso presidente, hanno espresso forte scetticismo durante l'udienza sulla legittimità dei dazi imposti unilateralmente dall'amministrazione Trump su scala mondiale

La Corte Suprema non sembra convinta dei dazi globali di Trump
Photo by Claire Anderson / Unsplash

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sottoposto a un interrogatorio serrato la politica dei dazi globali del presidente Donald Trump durante un'udienza durata quasi tre ore mercoledì 5 novembre. Sia i giudici conservatori che quelli progressisti hanno manifestato dubbi sulla base legale che consenteìirebbe al presidente di imporre tasse su quasi tutti i paesi del mondo senza l'autorizzazione del Congresso.

Il caso è il primo confronto importante tra la Corte e le politiche di Trump da quando è tornato alla Casa Bianca a gennaio 2025. In precedenza, la Corte aveva generalmente sostenuto le iniziative dell'amministrazione su immigrazione, spesa pubblica e agenzie indipendenti. Questa volta, però, l'atmosfera è stata radicalmente diversa.

Trump ha imposto i dazi invocando l'International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge del 1977 che conferisce al presidente ampi poteri economici durante emergenze nazionali. A febbraio ha introdotto dazi su Canada, Messico e Cina citando il flusso illegale di immigrati e fentanyl. Ad aprile ha esteso i dazi a livello mondiale, dichiarando che il deficit commerciale degli Stati Uniti costituisce un'emergenza nazionale.

Tre corti inferiori hanno dichiarato illegale l'uso di questa legge da parte di Trump, sostenendo che l'IEEPA non menziona esplicitamente i dazi. Tuttavia, le corti hanno lasciato i dazi in vigore in attesa della decisione finale della Corte Suprema. Solo a settembre, il governo ha raccolto circa 90 miliardi di dollari di entrate generate dai dazi.

La difesa dell'amministrazione è stata affidata al Solicitor General D. John Sauer, che ha affrontato domande incalzanti da parte dei giudici. Sauer ha sostenuto che Trump ha imposto i dazi per affrontare due emergenze: uno squilibrio commerciale persistente e l'ingresso di fentanyl negli Stati Uniti. Ha inoltre affermato che questi sono "dazi regolatori", non tasse per raccogliere entrate, e che il presidente ha autorità inerente in materia di sicurezza nazionale e affari esteri.

Il giudice capo della Corte John Roberts ha messo in discussione questa interpretazione, osservando che la legge invocata da Trump non dice nulla sui dazi. Roberts ha sottolineato che i dazi impongono tasse sugli americani e il potere di tassazione è sempre stato "il potere centrale del Congresso". Ha fatto notare che l'interpretazione dell'amministrazione consentirebbe al presidente di imporre "dazi su qualsiasi prodotto, da qualsiasi paese, in qualsiasi importo, per qualsiasi periodo di tempo".

La giudice Amy Coney Barrett, nominata da Trump, ha chiesto a Sauer se potesse indicare un altro caso nella storia in cui la frase "regolare le importazioni" presente nella legge sia stata usata per conferire l'autorità di imporre dazi. Ha anche espresso perplessità sul fatto che paesi come Spagna e Francia dovessero essere colpiti da dazi per minacce alla base industriale e di difesa americana.

Il giudice Neil Gorsuch, altro nominato da Trump, ha espresso preoccupazione che accettare la teoria dell'amministrazione potrebbe portare a un trasferimento unidirezionale di potere verso l'esecutivo, lontano dai rappresentanti eletti dal popolo al Congresso. Gorsuch ha chiesto cosa impedirebbe al Congresso di delegare al presidente anche il potere di dichiarare guerra, specificamente attribuito al Congresso dalla Costituzione.

La giudice Sonia Sotomayor ha contestato l'uso dell'IEEPA per giustificare i dazi, paragonandolo a un'ipotetica situazione in cui il presidente Biden avrebbe potuto dichiarare un'emergenza sul riscaldamento globale per giustificare la sua politica ambientale. La giudice Elena Kagan ha commentato sarcasticamente sulla proliferazione di dichiarazioni di emergenza: "Si scopre che siamo in emergenza tutto il tempo, per circa metà del mondo".

A difendere le aziende che contestano i dazi è stato l'avvocato Neal Katyal, che ha sottolineato come l'IEEPA esista da 50 anni e nessun altro presidente abbia mai rivendicato un potere così unilaterale. Katyal ha insistito che "i dazi sono tasse" e sottraggono "dollari dalle tasche degli americani". Ha ricordato che i fondatori della nazione hanno dato questo potere di tassazione esclusivamente al Congresso.

Una questione pratica significativa emersa durante l'udienza riguarda il rimborso delle somme già pagate dalle imprese americane. La giudice Barrett ha chiesto come funzionerebbe il processo di rimborso nel caso in cui la Corte decidesse contro Trump. Katyal ha ammesso che sarebbe "una cosa molto complicata". Barrett ha replicato: "Quindi un caos". Il giudice Samuel Alito ha suggerito che risolvere la questione dei rimborsi prima piuttosto che dopo sarebbe preferibile, dato che l'attesa aumenterebbe solo l'importo raccolto e la complessità.

Il caso solleva anche questioni più ampie sulla separazione dei poteri. Gli avvocati che contestano i dazi hanno fatto riferimento alla "dottrina delle questioni maggiori", un principio legale sviluppato dalla Corte Suprema che richiede al Congresso di parlare chiaramente su questioni di "vasta importanza economica e politica". Questa stessa dottrina è stata usata dalla maggioranza conservatora per bloccare diverse iniziative di Biden, incluso il condono dei prestiti studenteschi da 500 miliardi di dollari in dieci anni.

Katyal ha sostenuto che la stessa limitazione dovrebbe applicarsi a Trump. Sauer ha risposto che la dottrina delle questioni maggiori non è mai stata applicata in contesti di politica estera, dove i presidenti godono tradizionalmente di maggiore discrezionalità. Tuttavia, Sotomayor ha ribattuto: "Non l'abbiamo mai applicata agli affari esteri, ma questo è un dazio. Questa è una tassa".

Il giudice Brett Kavanaugh ha sollevato un contrappunto, esprimendo preoccupazione che invalidare i dazi potrebbe limitare gli strumenti del presidente per gestire le crisi. Ha citato i dazi sull'India, imposti per punire il paese per aver continuato ad acquistare petrolio dalla Russia, come esempio di uno strumento per affrontare "la crisi più seria al mondo", il conflitto in Ucraina.

I ricorrenti channo anche invocato la dottrina della non-delega, un principio costituzionale che limita il potere del Congresso di delegare la propria autorità ad altri rami del governo. Questa teoria non viene utilizzata da 90 anni, da quando la Corte Suprema la usò per annullare alcune leggi del New Deal negli anni Trenta. Alito ha scherzato con Katyal chiedendogli se avesse mai pensato che il suo lascito come avvocato costituzionale sarebbe stato "l'uomo che ha fatto rivivere l'argomento della non-delega".

Una decisione potrebbe arrivare più rapidamente del solito. La Corte ha accettato di esaminare il caso con procedura accelerata a settembre, programmando le argomentazioni meno di due mesi dopo. Questo suggerisce che i giudici intendono agire rapidamente. Nel recente caso TikTok, la Corte ha emesso una sentenza una settimana dopo le argomentazioni.

Le implicazioni della decisione saranno enormi in entrambi i sensi. Se la Corte convalidasse l'interpretazione della Casa Bianca, darebbe via libera a Trump per continuare ad espandere i suoi poteri esecutivi, dal momento che la maggior parte delle sue politiche sono contestate in tribunale dagli oppositori. Se invece annullasse i dazi, gli Stati Uniti si troverebbero di fronte a un rompicapo economico e diplomatico. Diversi paesi, tra cui Unione Europea, Regno Unito e Giappone, hanno già firmato accordi commerciali accettando questi dazi. La Cina è in piena negoziazione.

Trump aveva definito il caso "uno dei più importanti nella storia degli Stati Uniti", persino una questione "di vita o di morte". Ha dichiarato che sarebbe "un disastro" se la Corte Suprema decidesse contro di lui. I dazi rappresentano infatti un pilastro centrale della sua politica economica e estera, e lo strumento principale per definire i rapporti con gli altri leader mondiali. Le stime indicano che i dazi potrebbero generare fino a 3 mila miliardi di dollari in dieci anni.

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