La Corte Suprema blocca la prima scuola charter religiosa
Con un inaspettato pareggio 4-4, i giudici lasciano in vigore la decisione della Corte Suprema dell'Oklahoma che impedisce la creazione della St. Isidore of Seville Virtual Charter School, riaffermando la separazione tra Chiesa e Stato.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha impedito l’apertura della prima scuola charter religiosa del paese, lasciando in vigore una decisione della Corte Suprema dell’Oklahoma che vieta l’iniziativa della Chiesa Cattolica locale. Con una votazione in parità 4-4 e l’astensione della giudice Amy Coney Barrett, la Corte ha respinto di fatto l’istanza a favore della St. Isidore of Seville Virtual Charter School, un progetto sponsorizzato dall’Arcidiocesi di Oklahoma City e dalla Diocesi di Tulsa.
La decisione rappresenta una battuta d’arresto per i sostenitori di un maggiore ruolo della religione nella vita pubblica americana, ma non stabilisce un precedente vincolante a livello nazionale. In assenza di una maggioranza, la Corte ha semplicemente lasciato in vigore la sentenza inferiore, emettendo una breve comunicazione tre settimane dopo le argomentazioni orali, senza indicare le posizioni dei singoli giudici.
La proposta di aprire una scuola charter religiosa K-12, finanziata con fondi pubblici ma gestita da un’organizzazione religiosa, aveva ricevuto inizialmente l’approvazione (3-2) del consiglio statale delle scuole charter. Tuttavia, il procuratore generale dell’Oklahoma, Gentner Drummond, ha avviato un’azione legale contro il consiglio stesso, sostenendo che l'accordo con la no-profit cattolica fosse contrario alla legge statale, che impone la laicità dell’istruzione pubblica. La Corte Suprema dell’Oklahoma ha accolto questa tesi, sottolineando che le scuole charter, pur con gestione privata, sono a tutti gli effetti scuole pubbliche e pertanto soggette all’obbligo di neutralità religiosa.
Nel corso del procedimento alla Corte Suprema federale, la maggioranza conservatrice sembrava inizialmente favorevole alla proposta cattolica. Tuttavia, uno dei cinque giudici conservatori ha scelto di allinearsi ai tre colleghi liberali, sollevando preoccupazioni sull’erosione della separazione tra Chiesa e Stato. In particolare, il presidente della Corte, John Roberts, avrebbe giocato un ruolo chiave nello spostamento dell’equilibrio, ritenendo che le scuole charter religiose rappresentino una questione più complessa rispetto ai precedenti casi sull’uso dei fondi pubblici per scuole confessionali.
Il caso ha sollevato un delicato conflitto tra due principi costituzionali: da un lato il divieto del Primo Emendamento di istituire una religione di Stato, dall’altro la protezione del libero esercizio religioso. Negli anni recenti, la Corte aveva spesso dato priorità alla tutela della libertà religiosa, favorendo ad esempio l’accesso a fondi pubblici da parte di scuole confessionali. Tuttavia, questa volta la natura ibrida delle scuole charter ha posto interrogativi più articolati.
Gli oppositori della scuola St. Isidore hanno accolto con favore l’esito. Annie Laurie Gaylor, co-presidente della Freedom From Religion Foundation, ha definito la decisione “una vittoria cruciale, sebbene ristretta, per i principi costituzionali”, sottolineando che una scuola charter religiosa avrebbe compromesso il muro di separazione tra Stato e Chiesa.
Sul fronte opposto, Neal McCluskey, direttore del Center for Educational Freedom presso il Cato Institute, ha interpretato lo stallo come un segnale che la strada preferibile per integrare la religione nell’educazione sia tramite programmi di scelta scolastica privata, piuttosto che con scuole charter pubbliche.
La questione ha diviso anche le autorità statali. Il governatore dell’Oklahoma Kevin Stitt ha criticato il procuratore generale Drummond – entrambi repubblicani – accusandolo di “ostilità contro la religione”. Drummond, al contrario, ha avvertito che consentire la scuola cattolica avrebbe potuto aprire la porta a ogni tipo di indottrinamento religioso, citando anche l’Islam radicale e la Chiesa di Satana come possibili beneficiari futuri di fondi pubblici.
Anche la National Alliance for Public Charter Schools si è opposta all’apertura della scuola, sostenendo che una vittoria per St. Isidore avrebbe minato la natura pubblica delle charter school, con possibili ripercussioni sui finanziamenti in quegli stati che vietano l’uso di fondi pubblici per scuole private.
Il caso St. Isidore è uno dei tre che quest’anno vedono la Corte Suprema impegnata a dirimere questioni legate alle clausole religiose del Primo Emendamento. Sono infatti attese decisioni su due ulteriori controversie: la possibilità per i genitori del Maryland di esonerare i figli da letture scolastiche con personaggi LGBTQ+, e la disputa su un’esenzione fiscale concessa a un’organizzazione benefica cattolica del Wisconsin.