La Corte Suprema autorizza il Texas a usare la mappa con il gerrymandering

La decisione arriva a poche settimane dalle primarie e ribalta il verdetto di un tribunale che aveva bloccato la mappa perché disegnata su base razziale. I democratici denunciano: "Stanno barando per vincere".

La Corte Suprema autorizza il Texas a usare la mappa con il gerrymandering
Photo by Bill Mason / Unsplash

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato via libera giovedì al Texas per utilizzare nelle elezioni di midterm del 2026 una nuova mappa dei distretti congressuali che potrebbe far guadagnare cinque seggi ai repubblicani alla Camera dei deputati. La decisione, presa con sei voti contro tre, rappresenta una vittoria significativa per il presidente Donald Trump e per il partito repubblicano, che detiene attualmente una maggioranza risicata di soli tre seggi alla Camera.

La più alta corte del paese ha ribaltato la sentenza di un tribunale federale che a metà novembre aveva bloccato l'uso della mappa, ritenendola probabilmente disegnata su base etnica, pratica vietata dalla Costituzione. I giudici conservatori hanno accusato il tribunale di prima istanza di essersi "ingerito impropriamente" in una campagna elettorale in corso, causando "molta confusione". Le tre giudici progressiste - Elena Kagan, Sonia Sotomayor e Ketanji Brown Jackson - hanno votato contro.

Al centro della controversia c'è il gerrymandering, una pratica che consiste nel ridisegnare i confini dei distretti elettorali per favorire un partito politico. Il termine prende il nome da Elbridge Gerry, governatore del Massachusetts che nel 1812 approvò un distretto dalla forma così contorta da ricordare una salamandra. La tecnica funziona in due modi: concentrando gli elettori avversari in pochi distretti dove vincono con margini enormi, o sparpagliandoli in molti distretti dove restano sempre in minoranza. Nel 2019 la Corte Suprema ha stabilito che il gerrymandering politico non è di competenza dei tribunali federali. Resta però illegale quando si basa su criteri etnici invece che politici, anche se la linea di confine tra le due motivazioni è spesso difficile da tracciare.

La nuova mappa elettorale del Texas è stata approvata ad agosto dal parlamento dello stato, controllato dai repubblicani. Trump aveva fatto pressioni pubbliche sui leader locali del suo partito affinché procedessero al ridisegno per mantenere la maggioranza repubblicana al Congresso oltre le prossime elezioni legislative. Quartieri a maggioranza latina o afroamericana, dove la candidata democratica Kamala Harris aveva vinto nelle presidenziali del 2024, sono stati frammentati e uniti a circoscrizioni dove vincono i repubblicani, diluendo così il voto democratico.

Il tribunale di prima istanza aveva stabilito che esistevano "prove sostanziali" che il Texas avesse tracciato la mappa su basi etniche. Il giudice Jeffrey Brown, nominato da Trump nel suo primo mandato, aveva scritto in un'opinione di 160 pagine che "la politica ha giocato un ruolo nel disegno della mappa del 2025, ma è stato molto più che semplice politica". Brown aveva anche criticato duramente una lettera del Dipartimento di Giustizia che aveva spinto il Texas a ridisegnare quattro distretti definiti "incostituzionali", sostenendo che quella lettera invitava lo stato a "iniettare considerazioni etniche" nel processo.

Il governatore del Texas Greg Abbott ha esultato per la decisione della Corte Suprema: "Abbiamo vinto! Il Texas è ufficialmente - e legalmente - più rosso", ha scritto sui social, usando il colore che identifica il partito repubblicano. Anche il ministro della giustizia Pam Bondi ha lodato la sentenza, affermando che "i tribunali federali non hanno il diritto di interferire con la decisione di uno stato di ridisegnare le mappe legislative per ragioni politiche".

I democratici hanno reagito con durezza. Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera, ha dichiarato che "la maggioranza conservatrice della Corte Suprema ha ancora una volta minato la sua credibilità approvando senza discussione una mappa elettorale manipolata su base etnica". Il deputato texano Gene Wu ha aggiunto: "La Corte Suprema ha deluso oggi gli elettori del Texas e ha deluso la democrazia americana".

L'iniziativa del Texas ha scatenato una battaglia nazionale sul ridisegno dei distretti. In risposta, i democratici della California hanno fatto approvare a novembre tramite referendum una nuova mappa che dovrebbe garantire loro cinque seggi aggiuntivi nello stato più popoloso del paese. I repubblicani californiani, sostenuti dal Dipartimento di Giustizia, stanno contestando in tribunale questo nuovo disegno. Anche Missouri e North Carolina hanno approvato nuove mappe favorevoli ai repubblicani, mentre cause legali sono in corso in diversi stati.

La posta in gioco è altissima. I repubblicani controllano attualmente la Camera con 219 seggi contro i 214 dei democratici, con due seggi vacanti. Cinque seggi aggiuntivi potrebbero fare la differenza tra mantenere o perdere il controllo della Camera per gli ultimi due anni della presidenza Trump. Storicamente, il partito del presidente in carica tende a perdere seggi nelle elezioni di midterm.

La scadenza per la registrazione dei candidati in Texas è lunedì, con le primarie fissate per il 3 marzo. La Corte Suprema ha ritenuto che fosse troppo tardi per tornare alla mappa precedente senza causare caos organizzativo. La decisione finale sul caso arriverà dopo le elezioni del 2026, ma intanto il Texas potrà usare la mappa contestata.

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