La Cina accusa gli Stati Uniti di violare l'accordo commerciale

Pechino denuncia nuove restrizioni statunitensi su chip e visti, mentre Washington accusa la Cina di trattenere minerali critici. Il presidente Trump si prepara a un colloquio con Xi Jinping.

La Cina accusa gli Stati Uniti di violare l'accordo commerciale
Photo by Paul Teysen / Unsplash

La Cina ha accusato gli Stati Uniti di aver violato l’accordo commerciale firmato il mese scorso dalle due maggiori economie mondiali. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero del Commercio di Pechino, annunciando che il governo cinese è pronto ad adottare “misure risolute e decise” in risposta alle azioni di Washington. Le accuse cinesi segnano un nuovo peggioramento nelle relazioni bilaterali, a poche settimane dall’intesa raggiunta in Svizzera, dove era stato concordato un alleggerimento reciproco dei dazi per 90 giorni, in attesa di ulteriori negoziati.

Il presidente Donald Trump aveva già sollevato accuse nei confronti della Cina venerdì scorso, affermando che Pechino avrebbe “totalmente violato” i termini dell’accordo. Il giorno precedente, il segretario al Tesoro Scott Bessent aveva descritto i negoziati come “un po’ in stallo”, lasciando intendere una crescente insoddisfazione da parte statunitense.

Secondo le dichiarazioni riportate dai media statali cinesi, il portavoce del ministero del Commercio ha respinto le critiche americane definendole “accuse ingiustificate” e ha ribaltato le responsabilità sugli Stati Uniti, colpevoli – a suo dire – di aver “gravemente compromesso” l’accordo. Le misure contestate da Pechino includono nuove linee guida statunitensi per il controllo delle esportazioni di chip per l’intelligenza artificiale, il blocco della vendita di software per la progettazione di semiconduttori alla Cina e la revoca di visti per studenti cinesi. Il portavoce ha sottolineato che, qualora Washington “continui a danneggiare gli interessi della Cina”, Pechino reagirà per proteggere i propri “diritti e interessi legittimi”.

Dalla Casa Bianca, la portavoce Karoline Leavitt ha replicato che l’amministrazione, su indicazione del presidente Trump, sta agendo “in modo aggressivo” per riportare negli Stati Uniti le catene di approvvigionamento critiche, tra cui la produzione di magneti. Leavitt ha anche dichiarato che l’amministrazione “sta monitorando attivamente” l’attuazione dell’accordo firmato a Ginevra e che Trump “parlerà direttamente con il presidente Xi Jinping molto presto”.

Anche se Trump non ha specificato in cosa consisterebbe la presunta violazione cinese, funzionari statunitensi hanno citato ritardi nell’invio di minerali critici agli Stati Uniti come uno dei principali motivi di preoccupazione. Questi materiali sono fondamentali per i settori automobilistico, elettronico e della difesa, e il loro accesso era previsto come parte dell’accordo firmato in Svizzera.

Intervistato domenica durante il programma Face the Nation di CBS News, il segretario al Tesoro Scott Bessent ha accusato la Cina di trattenere prodotti essenziali non solo verso gli Stati Uniti, ma anche nei confronti di altri partner come l’India e l’Europa. “Questo non è quello che fa un partner affidabile”, ha detto Bessent, pur manifestando fiducia che le divergenze possano essere superate dopo un colloquio tra Trump e Xi.

Bessent ha poi aggiunto che la natura dei ritardi – se intenzionali o dovuti a problemi interni al sistema cinese – sarà più chiara dopo il confronto tra i due capi di Stato. “Forse è un problema nel sistema cinese, forse è intenzionale. Lo vedremo dopo che il presidente avrà parlato con Xi”, ha affermato il segretario al Tesoro.

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