La CIA ora ritiene la fuga dal laboratorio di Wuhan il motivo principale dell’origine del Covid-19

La CIA ora ritiene la fuga dal laboratorio di Wuhan il motivo principale dell’origine del Covid-19
L’istituto di virologia di Wuhan

L’intelligence statunitense si trova nuovamente al centro dell’attenzione dopo che la Central Intelligence Agency (CIA) ha comunicato di ritenere più probabile l’ipotesi di una fuga del virus da un laboratorio rispetto a un passaggio diretto da animale a uomo come motivo dell’origine della pandemia di Covid-19.

L’annuncio, avvenuto all’indomani del giuramento di John Ratcliffe come nuovo capo dell’Agenzia, segna un cambio di rotta rispetto alle posizioni precedenti, nelle quali non veniva indicata alcuna conclusione certa sull’origine della pandemia.

Cosa dice il nuovo rapporto della CIA

Nella nota diffusa sabato, la CIA ha precisato di mantenere una “bassa fiducia” nella sua valutazione, lasciando intendere che future prove o nuove informazioni potrebbero ancora mutare il giudizio complessivo.

Il documento non entra nel merito di quali elementi investigativi abbiano spostato l’ago della bilancia verso la teoria del laboratorio, ma sottolinea che l’ipotesi di un’origine naturale del virus resta “altrettanto plausibile” secondo l’attuale quadro informativo.

Fonti vicine all’intelligence statunitense indicano che il processo di revisione dei dati risale ancora al periodo in cui William Burns era direttore della CIA e che l’analisi è stata completata e pubblicata internamente già prima dell’arrivo di Ratcliffe.

L’ex deputato repubblicano avrebbe comunque autorizzato la diffusione pubblica dei risultati, aprendo la strada a un nuovo dibattito sull’origine della pandemia.

Le posizioni dell’intelligence e la posizione di Ratcliffe

Non è la prima volta che negli Stati Uniti si avanza l’idea di una possibile fuga del virus dall’Istituto di Virologia di Wuhan, la città cinese in cui emersero i primi casi di Covid-19.

L’FBI, infatti, aveva già sostenuto la medesima teoria con un livello di fiducia “moderato”, mentre il Dipartimento dell’Energia aveva espresso un giudizio definito a “bassa fiducia” sempre verso l’ipotesi della fuga da laboratorio.

L’Office of the Director of National Intelligence (ODNI), in un suo rapporto pubblicato nel 2023, aveva evidenziato come diverse agenzie fossero divise su questa teoria: la maggior parte, all’epoca, propendeva per un’origine naturale del virus, ma senza escludere in modo assoluto piste diverse.

Ratcliffe, dal canto suo, aveva più volte suggerito che la mancata presa di posizione netta della CIA potesse essere dovuta a pressioni o considerazioni politiche e finanziarie.

Quando, nel 2020, gli fu presentata l’evidenza a sostegno delle origini naturali, Ratcliffe aveva dichiarato che la gran parte dei dati a disposizione indicava invece una fuga da un centro di ricerca specializzato nello studio dei coronavirus.

Le reazioni politiche e la risposta cinese

La nuova apertura della CIA alla teoria della fuga dal laboratorio ha fornito nuovo slancio alle posizioni dei parlamentari repubblicani, da tempo sostenitori di un’indagine più profonda sulle responsabilità cinesi.

Figure di spicco come il senatore Tom Cotton, presidente della Commissione Intelligence del Senato, hanno ribadito la necessità di “far pagare il conto alla Cina” per aver presumibilmente scatenato la pandemia in tutto il mondo.

Nel frattempo, il governo cinese continua a respingere con fermezza ogni accusa relativa a un incidente di laboratorio, ribadendo invece la tesi dell’origine naturale del virus e sostenendo che non esista alcuna prova definitiva che collochi Wuhan come epicentro di una fuga di agenti patogeni.

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