La Casa Bianca propone nuovi tagli per la tv, radio pubblica e aiuti esteri
Il piano dell’amministrazione Trump prevede tagli a media pubblici e agenzie di cooperazione: il Congresso ha 45 giorni per decidere sul pacchetto di riduzioni
La Casa Bianca invierà martedì al Congresso un pacchetto di tagli alla spesa federale per un totale di 9,4 miliardi di dollari. I parlamentari avranno 45 giorni di tempo per decidere se approvare o meno la proposta, che punta a ridurre i fondi destinati a media pubblici e programmi di cooperazione internazionale.
Nel dettaglio, il piano prevede la cancellazione di 1,1 miliardi di dollari alla Corporation for Public Broadcasting (CPB), che ogni anno distribuisce circa 535 milioni di dollari in fondi federali a NPR (National Public Radio) e PBS (Public Broadcasting Service), le due principali emittenti pubbliche statunitensi. Il resto del pacchetto, pari a 8,3 miliardi di dollari, riguarda l’assistenza estera, con tagli mirati all’United States Agency for International Development (USAID), alla African Development Foundation e ad altri programmi, tra cui il President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR).
Nonostante NPR e PBS ricevano la maggior parte del loro bilancio da fonti private, i finanziamenti pubblici rimangono una componente essenziale per molte stazioni locali affiliate. La CPB funge da intermediario nella distribuzione dei fondi e ha un ruolo chiave nel garantire l’accesso a contenuti informativi e culturali in aree meno servite dal mercato.
Il piano dell’Office of Management and Budget include anche una serie di sovvenzioni considerate esempi di spesa inefficiente. Tra queste, figurano 882.000 dollari destinati a programmi di mentorship sui social media in Serbia e Bielorussia, e un milione di dollari per la distribuzione di carte d’identità degli elettori ad Haiti. Questi casi vengono citati per rafforzare la richiesta di taglio ai fondi per l’USAID, agenzia responsabile della cooperazione allo sviluppo.
La proposta della Casa Bianca arriva a poche settimane dalla firma, da parte del presidente Trump, di un ordine esecutivo volto a “porre fine alla sussidiazione dei contribuenti ai media di parte”. Il decreto chiede alla CPB di cessare i finanziamenti a NPR e PBS, accusate dall’amministrazione di avere un orientamento politico sbilanciato. Durante l’evento News Shapers organizzato da Axios il 30 aprile, la CEO di PBS Paula Kerger ha dichiarato che l’emittente è pronta a difendere con fermezza l’indipendenza del proprio consiglio di amministrazione.
La reazione di NPR si è concretizzata anche sul piano legale. L’emittente ha citato in giudizio la Casa Bianca, sostenendo che il tentativo di tagliarle i fondi costituisca una violazione del Primo Emendamento della Costituzione statunitense, che tutela la libertà di stampa. La CEO di NPR, Katherine Maher, era già stata oggetto di un’audizione parlamentare molto tesa a marzo, durante la quale alcuni deputati repubblicani l’hanno interrogata su vecchi post pubblicati sui social media. In uno di questi, risalente al 2020, Maher definiva Trump “razzista” e “sociopatico”.
Il presidente della Camera Mike Johnson ha difeso l’iniziativa della Casa Bianca, dichiarando ad Axios ad aprile che è giusto per i rappresentanti eletti valutare se un certo programma rappresenti “un buon uso dei dollari dei contribuenti”.
Il pacchetto di tagli include anche il tentativo di eliminare lo U.S. Institute of Peace, istituto federale con sede a Washington dedicato alla promozione della risoluzione pacifica dei conflitti. La questione è attualmente oggetto di un contenzioso legale. La scorsa settimana, un giudice federale ha stabilito che Trump aveva il diritto di tornare alla guida dell’istituto, dopo che il personale del Department of Government Efficiency (DOGE) ne aveva assunto il controllo.