La Casa Bianca limita l'accesso ai reporter AP: dietro la disputa sul Golfo del Messico una battaglia ideologica più ampia

Trump sfida l'agenzia di stampa sul cambio di nome del Golfo del Messico e contesta la sua influenza sui media mainstream.

La Casa Bianca limita l'accesso ai reporter AP: dietro la disputa sul Golfo del Messico una battaglia ideologica più ampia

La Casa Bianca ha impedito ai giornalisti AP di partecipare a diversi eventi con Trump, incluso il blocco di un reporter e un fotografo dall'imbarco su Air Force One durante il recente viaggio presidenziale in Florida.

L'Amministrazione ha, inoltre, annunciato che i posti precedentemente riservati all'AP nell'Ufficio Ovale e su Air Force One "saranno ora aperti" ad altri giornalisti, pur mantenendo per i reporter AP le credenziali per accedere al complesso della Casa Bianca.

La mossa, inizialmente scaturita dal rifiuto dell'agenzia di adottare la nuova denominazione "Golfo d'America" voluta dal presidente Trump, rivela in realtà una contestazione più profonda verso quello che viene considerato l'orientamento progressista dell'agenzia stampa, afferma Axios.

Lo scontro sul nome del Golfo del Messico

La scintilla che ha innescato la disputa è stata la decisione dell'AP di continuare a utilizzare la denominazione storica "Golfo del Messico", ignorando l'ordine esecutivo firmato da Trump il primo giorno del suo mandato che lo ha ridenominato "Golfo d'America".

L'agenzia stampa ha motivato la sua scelta sottolineando che il Golfo, condiviso tra Stati Uniti, Messico ed altri Paesi dei Caraibi, porta questo nome da oltre 400 anni e che l'ordine presidenziale ha validità solo all'interno dei confini statunitensi.

Taylor Budowich, vice capo dello staff della Casa Bianca, ha chiarito però che la questione va oltre il semplice cambio di nome:

"Si tratta dell'AP che usa il proprio stile come arma per promuovere una visione di parte, in contrasto con le convinzioni tradizionali e profondamente radicate di molti americani e persone in tutto il mondo."

Le critiche ad AP

I funzionari della Casa Bianca e gli alleati di Trump contestano infatti diverse linee guida di AP, considerata come una agenzia stampa che plasma le proprie posizioni attraverso scelte orientate in senso progressista.

Tra i punti contestati dalla Casa Bianca ci sono:

  1. Le linee guida sulla copertura delle questioni transgender, che sconsigliano di dare spazio a "tutte le opinioni" per evitare un "falso bilanciamento";
  2. L'uso dell'espressione "cure di affermazione di genere" per descrivere i trattamenti medici e psicologici legati alla transizione;
  3. La scelta di scrivere "Black" con la maiuscola ma "white" in minuscolo negli articolo riguardanti le etnie;
  4. Le indicazioni sull'uso generico del termine "immigrazione illegale" invece del più specifico "immigrante illegale".

Da parte sua, Lauren Easton, vicepresidente delle comunicazioni aziendali dell'AP, ha respinto le accuse di faziosità:

"L'AP è un'organizzazione giornalistica globale, basata sui fatti e apartitica, con migliaia di clienti in tutto il mondo che coprono l'intero spettro politico".

Easton ha inoltre precisato che le linee guida forniscono solo indicazioni che i clienti ed i giornalisti di AP sono liberi di seguire o meno.

Questa disputa si inserisce in un più ampio sforzo del presidente Trump di mettere in discussione la credibilità dei media tradizionali, in un momento in cui la fiducia del pubblico nella stampa è già ai minimi storici.

La decisione di prendere di mira AP, considerata storicamente lo standard dell'imparzialità nel giornalismo, rappresenta, dunque, un'escalation significativa in questa strategia.

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