La Camera respinge impeachment di Trump per gli attacchi all'Iran

Una larga maggioranza bipartisan ha bocciato la proposta di mettere sotto accusa il presidente Trump per i bombardamenti in Iran. La deputata Ocasio-Cortez lo accusa di aver violato la Costituzione, ma l’impeachment non decolla nemmeno tra i democratici.

La Camera respinge impeachment di Trump per gli attacchi all'Iran

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha respinto martedì, con un'ampia maggioranza bipartisan, una risoluzione per l’impeachment del presidente Donald Trump. Il testo proponeva di metterlo sotto accusa per aver ordinato unilateralmente un attacco contro siti nucleari iraniani senza approvazione del Congresso. Il voto finale è stato di 344 contrari contro 79 favorevoli.

A presentare la risoluzione è stato il deputato democratico Al Green del Texas. Nel documento di cinque pagine, Green accusa Trump di aver ignorato la separazione dei poteri, usurpando incostituzionalmente la prerogativa del Congresso di dichiarare guerra. L’iniziativa, però, non ha raccolto ampio consenso nemmeno tra i democratici. Solo 79 deputati del partito hanno votato a favore della proposta, mentre 128 si sono uniti ai repubblicani nel respingerla.

Tra i democratici contrari ci sono anche personalità di spicco come il leader della minoranza Hakeem Jeffries di New York e l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi della California. Il risultato del voto segnala chiaramente quanto l’ipotesi di un nuovo procedimento di impeachment nei confronti del presidente sia poco sostenuta anche tra i banchi dell’opposizione.

La risoluzione di Green si concentra sul fatto che il presidente non ha fornito prove di una “minaccia imminente” per giustificare l’intervento militare né ha richiesto un'autorizzazione preventiva al Congresso, come previsto dalle norme costituzionali e dalla War Powers Resolution. Il testo denuncia che Trump sta facendo “degenerare la democrazia americana nell’autoritarismo”.

Parallelamente al voto in aula, il tema dell’impeachment ha acceso uno scontro diretto sui social tra il presidente e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, democratica di New York. Lo scontro si è intensificato dopo che sabato Ocasio-Cortez ha definito gli attacchi contro l’Iran “assolutamente e chiaramente motivo di impeachment”. Il presidente ha reagito martedì con un post su Truth Social, attaccando personalmente la deputata: “Stupida” e “una delle persone più stupide del Congresso”, l’ha definita, accusandola di non saper accettare il successo dell’attuale amministrazione.

Trump ha poi rincarato: “Invece di lamentarsi costantemente, Alexandria dovrebbe tornare a casa nel Queens”, aggiungendo: “Andate avanti e provate a mettermi sotto accusa, di nuovo, FATE PURE!”. Con queste parole, il presidente ha sfidato apertamente i suoi oppositori politici a proseguire su una strada che, almeno per ora, non sembra trovare terreno favorevole nemmeno tra i democratici.

La replica di Ocasio-Cortez è arrivata poco dopo, tramite un post su X (ex Twitter). “Signor presidente, non se la prenda con me – sono solo una ragazzina sciocca. Se la prenda con chiunque l’abbia convinta a tradire il popolo americano e la nostra Costituzione bombardando illegalmente l’Iran e trascinandoci in guerra”, ha scritto la deputata, usando un tono ironico. Ha poi aggiunto: “Le ci sono voluti solo 5 mesi per rompere quasi ogni promessa che aveva fatto”.

Al centro del confronto resta la questione costituzionale legata ai poteri del presidente in materia di uso della forza militare. Gli attacchi contro le tre strutture nucleari iraniane, condotti sabato, sono stati ordinati da Trump senza una preventiva autorizzazione congressuale. Secondo i critici, ciò rappresenta una violazione della Costituzione e della legge federale. Per altri, invece, si tratterebbe di un atto giustificato nell’ambito delle prerogative presidenziali in materia di sicurezza nazionale.

Il voto della Camera rafforza l’impressione che, almeno per ora, non ci siano le condizioni politiche per avviare una procedura di impeachment. La maggioranza del Partito Democratico, pur criticando gli attacchi, sembra temere le implicazioni politiche di una nuova battaglia parlamentare su questo fronte, soprattutto in un Congresso dove i numeri al Senato restano sfavorevoli a un’eventuale condanna.

Il caso ha però messo in evidenza le divisioni interne al Partito Democratico, tra l’ala progressista, rappresentata da Ocasio-Cortez, favorevole a un’azione decisa contro Trump, e i vertici del partito, più cauti e preoccupati di una mossa politicamente rischiosa e probabilmente destinata a fallire. Lo scontro con Trump ha anche riportato l’attenzione sull’uso dei social da parte del presidente e sul linguaggio aggressivo che continua a caratterizzare il suo rapporto con gli oppositori.

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