La Camera dei Rappresentanti approva la pubblicazione dei file Epstein quasi all’unanimità
Il presidente Trump ha cambiato posizione dopo mesi di opposizione a questo progetto di legge. Lo Speaker repubblicano della Camera Mike Johnson ha votato a favore ma chiede modifiche al Senato per proteggere le vittime degli abusi.
La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato questa sera con 427 voti favorevoli e 1 solo contrario il disegno di legge che obbliga il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici i documenti relativi a Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per reati sessuali morto in carcere nel 2019. L’unico voto contrario è stato quello del deputato repubblicano della Louisiana Clay Higgins.
Il risultato schiacciante nasconde tuttavia mesi di aspri scontri sia tra i due partiti sia all’interno dello stesso Partito Repubblicano. Il presidente Donald Trump, che per mesi si era opposto con forza alla misura, ha cambiato improvvisamente posizione nel fine settimana, quando è diventato evidente che molti deputati repubblicani avrebbero comunque votato a favore. Su Truth Social, Trump ha scritto che “è tempo di andare avanti rispetto a questa bufala democratica perpetrata da estremisti della sinistra radicale”, annunciando che firmerà il provvedimento se raggiungerà la sua scrivania.
Anche lo Speaker repubblicano della Camera Mike Johnson ha finito per votare a favore come segno di sostegno alla “massima trasparenza”, pur esprimendo riserve sulla gestione delle informazioni sensibili riguardanti le vittime. Secondo Johnson, i democratici stavano “forzando un voto politico di facciata sui file Epstein”, e il Senato dovrebbe apportare modifiche al testo.
La petizione e le pressioni della Casa Bianca
Il voto è arrivato dopo che i deputati Thomas Massie, repubblicano del Kentucky, e Ro Khanna, democratico della California, hanno presentato una petizione per aggirare l’opposizione della leadership repubblicana e forzare il voto sull’Epstein Files Transparency Act. Tre altri repubblicani hanno firmato la petizione insieme a Massie: Lauren Boebert del Colorado, Nancy Mace della South Carolina e Marjorie Taylor Greene della Georgia.
Trump e altri funzionari della sua Amministrazione avevano contattato Mace e Boebert la settimana scorsa, prima che la petizione raggiungesse la decisiva 218esima firma necessaria, nel tentativo disperato di convincere le deputate a ritirare i loro nomi. Ma la campagna di pressione è fallita, e pochi giorni dopo Trump ha ritirato il suo endorsement a Marjorie Taylor Greene, definendola pubblicamente come una traditrice.
Durante una conferenza stampa martedì mattina con diverse accusatrici di Epstein, Greene ha dichiarato che la questione Epstein ha “lacerato il movimento MAGA”. “L’unica cosa che parlerà alle potenti e coraggiose donne dietro di me è quando verranno effettivamente prese misure per rilasciare questi file, e il popolo americano non tollererà altre stronzate”, ha affermato la deputata.
Il contenuto del provvedimento
Il disegno di legge approvato oggi ordina alla Procuratrice Genreale Pam Bondi di rendere pubblici i documenti non classificati in possesso del Dipartimento di Giustizia relativi a Epstein, alla sua ex collaboratrice Ghislaine Maxwell – condannata per traffico di minorenni destinate al finanziere – e ad altri individui nominati o menzionati in relazione alle attività criminali di Epstein.
Il testo consente però di non rendere pubblici i documenti contenenti informazioni personali identificabili delle vittime o materiale che raffigura abusi sessuali su minori, insieme ad altre possibili redazioni. Proprio su questo punto si concentrano le critiche di Johnson e di altri repubblicani, che ritengono che alcune disposizioni rischino di rivelare informazioni sulle vittime, di rendere pubblici nomi di persone innocenti che potrebbero essere considerate colpevoli per associazione, o di svelare metodi e fonti riservate.
“Il testo dice che il procuratore generale ‘può’ oscurare le informazioni personali identificabili. ‘Può’ lascia la possibilità che informazioni personali vengano rilasciate inavvertitamente”, ha osservato la deputata repubblicana dell’Oklahoma Stephanie Bice. “‘Deve’ significa che è definitivo e va fatto. ‘Può’ significa che è discutibile”.
I dubbi dei democratici sulla sincerità di Trump
Nonostante il cambio di posizione del presidente, i democratici al Congresso restano molto scettici sulla sincerità del suo nuovo sostegno. “Il presidente non vuole che questi file escano, e una ragione per cui lo sappiamo è che il presidente può ordinare il rilascio di questi file adesso senza bisogno di questo voto”, ha dichiarato ai giornalisti poco prima del voto il deputato californiano Ted Lieu, vicepresidente del gruppo democratico alla Camera.
Massie ha respinto le critiche repubblicane definendole “falsità” sul trattamento delle vittime previsto dalla legge. “Dicono che non protegge le vittime. Se è così, perché decine di vittime erano con noi oggi a una conferenza stampa per sollecitare quest’aula ad approvare questa legge? Perché questa legge protegge specificamente le vittime”, ha detto Massie intervenendo in aula.
Le sopravvissute agli abusi di Epstein, che si erano radunate martedì mattina fuori dal Campidoglio per chiedere la pubblicazione dei documenti, hanno esultato e si sono abbracciate nella tribuna della Camera dopo la chiusura del voto. Diverse di loro si sono asciugate le lacrime.
Il provvedimento passa ora al Senato, dove la leadership repubblicana si trova di fronte alla difficile scelta su come procedere. Massie ha già lanciato un avvertimento ai senatori durante la conferenza stampa di martedì mattina: “Non rovinate tutto”.