La Banca Mondiale prevede la crescita più lenta dal 2008 per l'economia globale

L'istituzione rivede al ribasso le stime: pesano i dazi e le incertezze economiche, frenando anche la ripresa del commercio internazionale

La Banca Mondiale prevede la crescita più lenta dal 2008 per l'economia globale
Photo by Markus Krisetya / Unsplash

L’economia globale è destinata a registrare nel 2025 la crescita più lenta di qualsiasi anno non recessivo dal 2008. Alla base del rallentamento, secondo la Banca Mondiale, vi sono le politiche sui dazi e l’incertezza che ne deriva, fattori che hanno compromesso le possibilità di un “atterraggio morbido” dell’economia, scenario che appariva plausibile fino a pochi mesi fa.

“L’economia globale si stava stabilizzando dopo una straordinaria serie di calamità sia naturali che causate dall’uomo negli ultimi anni. Quel momento è passato”, ha scritto Indermitt Gill, capo economista della Banca Mondiale. “L’economia mondiale oggi sta incontrando ancora una volta turbolenze”.

La previsione per la crescita globale nel 2025 si attesta al 2,3%, il dato più basso degli ultimi 17 anni, ad eccezione delle due recessioni globali del 2008 e del 2020. Il valore rappresenta un taglio di 0,4 punti percentuali rispetto alla stima di gennaio, dovuto soprattutto al peggioramento delle aspettative per gli Stati Uniti e altre grandi economie avanzate.

Negli Stati Uniti, la crescita prevista è dell’1,4%, quasi un punto in meno rispetto alle stime di inizio anno. La Banca Mondiale si aggiunge così al Fondo Monetario Internazionale e all’Organization for Economic Co-operation and Development nel ritenere che le politiche commerciali adottate dal presidente Trump avranno un effetto frenante sulla crescita economica.

Il rallentamento è legato in larga parte alla politica dei dazi, che secondo la Banca Mondiale continueranno a pesare sull’economia globale anche nei prossimi anni. Le stime dell’istituzione assumono che i livelli tariffari registrati alla fine di maggio, comprese le aliquote più basse negoziate per i beni cinesi, resteranno invariati nel medio periodo. In questo scenario, si prevede una “ripresa tiepida” nei prossimi due anni, con una produzione globale “materialmente al di sotto” delle attese formulate solo pochi mesi fa.

La Banca Mondiale segnala che, se i dazi venissero dimezzati rispetto ai livelli attuali, la crescita globale potrebbe guadagnare in media 0,2 punti percentuali tra il 2025 e il 2026. Tuttavia, in assenza di una riduzione, il commercio internazionale è destinato a risentirne. La crescita del commercio globale dovrebbe scendere all’1,8% nel 2025, ben al di sotto del 3,4% registrato nel 2024. Le proiezioni a medio termine indicano un miglioramento solo parziale: nel 2027 la crescita commerciale potrebbe raggiungere il 2,7%, ancora lontana dalla media del 4,6% che ha caratterizzato gli anni 2010 prima della pandemia.

Oltre ai dazi, la Banca Mondiale evidenzia che l’economia mondiale sta affrontando una serie di sfide strutturali che complicano ulteriormente il quadro. Tra queste, figurano i livelli elevati di debito pubblico e privato, le tensioni geopolitiche e la fine dell’era dei tassi di interesse estremamente bassi. Secondo Indermitt Gill, “molte delle forze dietro il grande miracolo economico degli ultimi 50 anni si sono invertite”. Le condizioni che avevano consentito in passato di applicare correzioni politiche relativamente indolori, come i tassi vicini allo zero, “sono ora un ricordo del passato”.

L’analisi sottolinea quindi come l’attuale congiuntura sia segnata da vincoli profondi, che limitano lo spazio di manovra dei governi e delle banche centrali. In un contesto di elevata incertezza e minore cooperazione internazionale, le politiche economiche si rivelano più complesse da implementare e meno efficaci rispetto al recente passato.

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