Kim Jong-un apre al dialogo con gli Stati Uniti ma non abbandonderà l'atomica
Il leader nordcoreano si dice disposto a trattare con Washington se verrà riconosciuto il programma atomico di Pyongyang. Nessuna apertura invece verso Seul. Intanto il Nord si rafforza nei legami con Russia e Cina.
La Corea del Nord ha fatto sapere di essere pronta a discutere con gli Stati Uniti, ma solo a condizione che Washington rinunci a chiedere la fine del programma nucleare di Pyongyang. Lo hanno riportato i media ufficiali nordcoreani il 22 settembre, citando le parole del leader Kim Jong-un durante un discorso al Parlamento.
«Se gli Stati Uniti abbandonano la loro ossessione delirante per la denuclearizzazione e, riconoscendo la realtà, desiderano veramente coesistere pacificamente con noi, allora non c’è alcuna ragione per non sederci faccia a faccia», ha dichiarato Kim.
Il leader nordcoreano ha aggiunto di conservare «buoni ricordi» dell’attuale presidente americano Donald Trump, con cui aveva già avuto una serie di incontri nel corso del primo mandato. Trump, dal canto suo, da gennaio si è mostrato disponibile a riaprire un canale con Pyongyang, definendo Kim un «tipo intelligente».
La Corea del Nord ha condotto sei test nucleari tra il 2006 e il 2017 e ha continuato a sviluppare il proprio arsenale nonostante dure sanzioni internazionali. Pyongyang giustifica il programma come risposta alle minacce degli Stati Uniti e dei loro alleati, in particolare la Corea del Sud. A gennaio, Kim aveva già chiarito che le armi nucleari sarebbero state sviluppate «indefinitamente».
Secondo l’agenzia di Stato KCNA, Kim ha sottolineato che le sanzioni non hanno indebolito il Paese, ma al contrario lo avrebbero reso «più forte, più resistente e capace di sopportare qualsiasi pressione».
I precedenti negoziati con Washington non avevano mai portato alla rinuncia del programma atomico. I due leader si erano incontrati a Singapore nel 2018, a Hanoi nel 2019 e infine al confine intercoreano nello stesso anno, senza risultati concreti. Riferendosi a quanto accaduto in Libia dopo il disarmo, Kim ha ammonito: «Il mondo sa già molto bene cosa fanno gli Stati Uniti quando costringono un Paese a rinunciare alle armi nucleari. Non abbandoneremo mai le nostre armi».
Se un’apertura è arrivata verso Washington, nessun segnale positivo è stato invece indirizzato alla Corea del Sud. Kim ha dichiarato di non avere «alcuna ragione» per sedersi al tavolo con Seul, malgrado il nuovo presidente sudcoreano Lee Jae-myung cerchi di ridurre le tensioni. Pyongyang ha ribadito che «non tratterà in nessuna forma» con i vicini del Sud.
Le relazioni intercoreane sono peggiorate negli anni scorsi, in particolare sotto la presidenza del conservatore Yoon Suk Yeol (2022-2024). La Corea del Nord ha abbandonato ufficialmente ogni progetto di riunificazione e ha demolito vecchie infrastrutture ferroviarie e stradali costruite in periodi di distensione.
Parallelamente, Pyongyang ha rafforzato i rapporti con la Russia. Nel 2024 i due Paesi hanno firmato un patto di difesa reciproca, e migliaia di soldati nordcoreani sono stati inviati a combattere in Ucraina. Questo avvicinamento suscita timori a Seul, che vede il rischio di trasferimenti di tecnologie militari sensibili da Mosca al Nord.
Kim ha infine consolidato il suo ruolo sulla scena internazionale partecipando a un grande parata militare a Pechino all’inizio di settembre, accanto al presidente cinese Xi Jinping e a quello russo Vladimir Putin, per celebrare l’80º anniversario della sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale.
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