Kamala Harris non ha ancora deciso se candidarsi a governatrice della California

L’ex vicepresidente è ancora incerta sul proprio futuro politico. La possibilità di una candidatura per la guida della California nel 2026 appare sempre più concreta, ma Harris riflette su costi, opportunità e conseguenze.

Kamala Harris non ha ancora deciso se candidarsi a governatrice della California
White House

Kamala Harris si trova di fronte a una decisione cruciale per il proprio futuro politico. Nei prossimi mesi dovrà sciogliere le riserve sulla possibilità di candidarsi alla carica di governatrice della California nelle elezioni del 2026. Una scelta attesa da mesi all’interno del Partito Democratico californiano e oltre, che influenzerà gli equilibri della corsa elettorale.

Secondo quanto riporta la CNN, la tendenza dominante tra i suoi collaboratori è che la decisione finale arriverà tra agosto e subito dopo il Labor Day, con una possibile ufficializzazione della candidatura. Sondaggi interni le attribuiscono un’ampia notorietà e un forte consenso tra gli elettori democratici californiani, tanto da far prevedere una possibile “corsa in solitaria”. Tuttavia, non mancano i segnali di resistenza: alcuni candidati già in corsa sostengono che non si ritireranno, e un potenziale sfidante ha condiviso con CNN rilevazioni che mostrano come tra gli elettori delle primarie, inclusi indipendenti e repubblicani (ammessi al voto nella primaria “top-two” della California), prevalga la convinzione che sarebbe meglio un altro candidato rispetto a Harris.

Negli ultimi mesi Harris ha intensificato i contatti con la politica statale, organizzando incontri informali nella sua residenza di Los Angeles e mantenendo un costante scambio con consiglieri e collaboratori. Sta valutando attentamente le problematiche californiane, dalle prospettive di regolamentazione dell’intelligenza artificiale alla ricostruzione post-incendi a Los Angeles, fino al crollo dell’industria cinematografica. Particolare attenzione è rivolta al deficit previsto di 12 miliardi di dollari per l’anno fiscale successivo, che impone misure di austerità difficili da coniugare con l’eredità di spesa progressista del passato recente. L’attuale governatore Gavin Newsom, non ricandidabile, ha sottolineato la gravità della situazione con una metafora esplicita: “Non viviamo nella Repubblica di Platone”.

Sebbene alcune persone a lei vicine percepiscano in Harris un certo scoraggiamento legato alla fatica della campagna elettorale e alla difficoltà del ruolo, altri ritengono che proprio l’entità delle sfide in gioco le stia facendo considerare con maggiore convinzione il passo. In questo scenario, la candidatura a governatrice non sarebbe un “passo indietro”, ma un ritorno in prima linea per affrontare un momento critico per lo Stato.

Il campo dei candidati democratici è già affollato, con sette aspiranti in corsa. Tra questi spiccano Antonio Villaraigosa, già sindaco di Los Angeles, e Xavier Becerra, ex segretario alla Salute e ai Servizi umani, che ha paragonato la crisi attuale a quella del Covid-19 per gravità. Entrambi hanno espresso critiche verso l’incertezza di Harris: Villaraigosa ha accusato l’ex vicepresidente di considerare la corsa a governatrice un “premio di consolazione”, mentre Becerra ha affermato che il momento richiede candidati pronti a “correre verso gli incendi”.

Nel frattempo, Harris si concentra anche sulla stesura di un libro, in collaborazione con un ghostwriter. La pubblicazione dovrebbe includere riflessioni su temi delicati come il rapporto con Joe Biden, la campagna presidenziale e la transizione dopo la sconfitta elettorale. Proprio le recenti dichiarazioni dell’ex presidente, secondo cui non si sarebbe sorpreso della sconfitta di Harris, hanno rinfocolato dubbi e frustrazioni.

Secondo i suoi collaboratori, Harris ha ripreso quello che è considerato il suo approccio abituale: domande approfondite, richieste continue di analisi, telefonate a esperti. La possibilità di una candidatura, dicono, è reale, ma subordinata a una valutazione scrupolosa delle condizioni, degli obiettivi e del significato politico della decisione.

Un ulteriore elemento che incide sulle valutazioni riguarda il 2028: una candidatura alla carica di governatore implicherebbe, di fatto, la rinuncia a una futura corsa presidenziale. Una scelta che, secondo chi le è vicino, richiederebbe una dichiarazione inequivocabile per rassicurare l’elettorato sul proprio impegno esclusivo verso la California. Tuttavia, una campagna in uno Stato chiave come la California avrebbe inevitabilmente eco nazionale, offrendo a Harris un palcoscenico per tornare a confrontarsi con Donald Trump e con le sfide politiche della destra conservatrice, specialmente in vista delle Olimpiadi del 2028 a Los Angeles.

Allo stesso tempo, l’attenzione di Harris si è rivolta anche al ruolo di leadership all’interno del Partito Democratico. Ha organizzato incontri per discutere del rafforzamento delle infrastrutture del partito e ha fornito consulenze a nuovi volti della comunicazione progressista. Suo marito, Doug Emhoff, la considera già la guida de facto del partito.

L’attrattiva del potere presidenziale resta forte, ma Harris riflette sulla concretezza dei risultati ottenibili a livello statale. Le sue conversazioni, secondo la CNN, tornano spesso su una domanda ricorrente: “Cosa riuscirei davvero a fare da governatrice?”.

In attesa della sua decisione, la corsa elettorale per il 2026 appare congelata. Molti potenziali candidati stanno attendendo di capire se Harris entrerà o meno nella competizione. L’imprenditore Rick Caruso, sconfitto nella corsa a sindaco di Los Angeles nel 2022, sta valutando un’autocandidatura finanziata personalmente, indipendentemente dalle scelte di Harris. Possibile anche la discesa in campo di Ric Grenell, sostenuto da ambienti vicini a Elon Musk, che potrebbe trasformare l’eventuale sfida in un confronto diretto con l’universo MAGA.

Lorena Gonzalez, presidente della California Labor Federation, ha sottolineato che, anche se le primarie si terranno tra un anno, il tempo perso potrebbe compromettere il rapporto con territori e comunità poco rappresentate. Harris, ha fatto sapere tramite un portavoce, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito alle sue riflessioni.

Non sarebbe la prima volta che Harris cambia rotta all’ultimo momento: nel 2015 aveva avviato una lunga preparazione alla corsa per la carica di governatore nel 2018, salvo poi candidarsi al Senato dopo il ritiro di Barbara Boxer.

L’ex governatore Jerry Brown ha liquidato le discussioni sul “lasciare un’eredità” come un’ossessione giornalistica: “Un politico è qualcuno che si candida a una carica. Se non la ricopre, cercherà il modo per tornarci.”

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