Israele protesta dopo che informazioni riservate su target in Yemen sono apparse nella chat Signal pubblicata da The Atlantic

Tra le informazioni riservate divulgate in una chat Signal organizzata dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz ci sono state anche informazioni riservate fornite dall'intelligence israeliana.

Israele protesta dopo che informazioni riservate su target in Yemen sono apparse nella chat Signal pubblicata da The Atlantic
Immagine creata dall'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

Israele ha fornito agli Stati Uniti informazioni riservate provenienti da una propria fonte nello Yemen riguardo un importante operativo militare degli Houthi, poi colpito da un attacco statunitense.

A rivelarlo sono due funzionari americani al Wall Street Journal, precisando che tali dettagli sono stati discussi dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Mike Waltz, in una chat non classificata su Signal con alti funzionari dell'amministrazione Trump.

Poco dopo l’inizio degli attacchi americani, Waltz ha scritto in un messaggio che uno degli obiettivi principali, un esperto missilistico della milizia sciita Houthi, era stato identificato mentre entrava nell'edificio della sua fidanzata, che è stato successivamente distrutto dall’attacco.

Waltz ha testualmente scritto:

"Riguardo al primo obiettivo – il loro principale esperto di missili – abbiamo avuto un'identificazione positiva di lui mentre entrava nell'edificio della sua fidanzata, ora crollato".

Funzionari israeliani hanno espresso privatamente il loro disappunto ai colleghi statunitensi dopo che i messaggi di Waltz sono diventati pubblici.

Il coinvolgimento di Israele nel fornire informazioni sensibili evidenzia infatti la delicatezza delle rivelazioni contenute nei messaggi e solleva interrogativi sulla posizione ufficiale dell’Amministrazione Trump, secondo cui nella chat Signal – un'applicazione non governativa – non sarebbero state condivise informazioni classificate.

Waltz non ha rivelato esplicitamente le fonti dell’intelligence, ma ha affermato in un altro messaggio che gli Stati Uniti disponevano di "molteplici identificazioni positive".

Fonti militari hanno confermato che ulteriori informazioni sugli obiettivi colpiti nell'attacco provenivano anche da droni di sorveglianza americani in volo sopra lo Yemen.

Il messaggio di Waltz incriminato è arrivato in risposta ad una domanda del vicepresidente JD Vance riguardo i risultati dell’operazione, inizialmente riportati nella chat dallo stesso Consigliere.

I messaggi sono stati resi pubblici dalla rivista Atlantic, il cui direttore, Jeffrey Goldberg, era stato incluso nella chat Signal per errore.

In un briefing del Pentagono due giorni dopo gli attacchi del 15 marzo, il generale Alexus Grynkewich, direttore delle operazioni dello Stato Maggiore Congiunto, aveva dichiarato ai giornalisti che gli USA avevano colpito oltre 30 obiettivi, tra cui centri di comando ed un complesso dove si trovavano esperti Houthi di droni.

Tuttavia, Grynkewich non aveva menzionato l'esperto di missili citato da Waltz.

Interrogato sulla possibilità che Israele avesse fornito l’intelligence per l’attacco descritto da Waltz, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Brian Hughes ha ribadito:

"Nessuna informazione classificata è stata inclusa nella conversazione".

Hughes ha aggiunto che "i messaggi non contengono luoghi specifici, fonti, metodi o piani di guerra" e che i partner stranieri degli Stati Uniti erano già stati informati preventivamente dell’imminenza degli attacchi.

L'ufficio del Primo Ministro israeliano e l'ambasciata israeliana a Washington hanno rifiutato di commentare.

Anche i portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, del Dipartimento della Difesa statunitense, della Central Intelligence Agency e dell’Ufficio del Direttore dell'Intelligence Nazionale non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento da parte del Wall Street Journal.

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