Israele approva il piano per occupare tutta Gaza
Il primo ministro israeliano ha annunciato una nuova offensiva per conquistare l'intera Striscia di Gaza. L'operazione, osteggiata dal capo di stato maggiore e da una parte dell'opinione pubblica israeliana, avrà conseguenze umanitarie estese. Trump lascia mano libera al governo di Tel Aviv.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato l’avvio di una nuova offensiva militare per occupare interamente la Striscia di Gaza, con l’obiettivo dichiarato di eliminare Hamas.
L’annuncio è arrivato giovedì 7 agosto in un’intervista a Fox News, poco prima che il Gabinetto di Sicurezza israeliano approvasse ufficialmente il piano. "Intendiamo controllare tutta Gaza", ha detto Netanyahu, specificando però che Israele non intende mantenere il controllo a lungo termine sull’enclave palestinese: "Non vogliamo tenerla. Vogliamo un perimetro di sicurezza. Vogliamo consegnare Gaza a forze arabe che la governeranno in modo appropriato".
Il piano, che segna una nuova fase della guerra iniziata quasi due anni fa con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, prevede l’espansione delle operazioni militari israeliane verso il cuore della Striscia, inclusa Gaza City, dove si ritiene siano detenuti diversi ostaggi israeliani. Secondo fonti ufficiali, l’operazione potrebbe durare mesi e comportare lo sfollamento forzato di circa un milione di civili palestinesi.
L’offensiva è stata approvata dopo dieci ore di discussione all’interno del Gabinetto di Sicurezza, nonostante le riserve espresse da alti esponenti militari. Secondo i media, il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), generale Eyal Zamir, ha criticato apertamente il piano, evidenziando i rischi per gli ostaggi e la possibilità che l’esercito si trovi a dover gestire stabilmente una popolazione di oltre due milioni di palestinesi. Secondo la stampa israeliana, Zamir avrebbe avvertito Netanyahu di “camminare in una trappola”.
Nel comunicato diffuso dall’ufficio del primo ministro, l’obiettivo dell’operazione viene descritto come una "vittoria decisiva su Hamas". Sono stati stabiliti cinque principi per porre fine alla guerra: disarmo di Hamas, restituzione dei 50 ostaggi ancora detenuti (di cui solo 20 ritenuti vivi), demilitarizzazione di Gaza, controllo israeliano sulla sicurezza dell’enclave e creazione di un’amministrazione civile alternativa che escluda sia Hamas che l’Autorità Nazionale Palestinese.
L’esercito israeliano controlla attualmente circa il 75% della Striscia. L’area costiera che si estende da Gaza City a Khan Younis resta la principale zona fuori dal controllo israeliano, dove sono ammassati in condizioni precarie milioni di palestinesi sfollati.
Nonostante la pressione internazionale crescente per una tregua e una risposta alla crisi umanitaria, il governo israeliano ha deciso di proseguire con l’escalation militare. La mossa ha suscitato preoccupazione tra gli alleati di Israele, mentre le trattative per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri restano ferme. Secondo alcuni analisti, il nuovo piano potrebbe anche rappresentare un tentativo di pressione nei confronti di Hamas per ottenere concessioni.
In patria, Netanyahu ha dovuto affrontare critiche non solo dai vertici militari, ma anche dall’opposizione parlamentare e dalle famiglie degli ostaggi. "Conquistare Gaza è una pessima idea sul piano operativo, morale ed economico", ha dichiarato il leader dell’opposizione Yair Lapid. I familiari dei rapiti temono che l’intensificarsi delle operazioni possa aumentare il rischio di uccisione degli ostaggi, sia da parte dell’esercito israeliano che per ritorsione da parte di Hamas.
Sul piano internazionale, il presidente Donald Trump ha deciso di non intervenire. Secondo fonti israeliane e statunitensi, l’amministrazione statunitense non ostacolerà il piano. Un funzionario americano ha riferito ad Axios che Trump è rimasto particolarmente colpito da un video in cui un ostaggio israeliano è costretto a scavare la propria fossa: "Ha influenzato il presidente, e lascerà che gli israeliani facciano quello che devono fare". Tuttavia, la stessa fonte ha precisato che Washington non appoggia un’eventuale annessione israeliana di Gaza.
Nel frattempo, il comando militare israeliano si prepara a richiamare riservisti e a predisporre la logistica necessaria per l’evacuazione dei civili nelle aree in cui si svolgeranno le nuove operazioni. Secondo tre funzionari della sicurezza, la conquista completa del territorio potrebbe richiedere mesi, mentre l’istituzione di un’amministrazione simile a quella operante in Cisgiordania potrebbe necessitare fino a cinque anni di presenza militare continuativa.
Hamas ha reagito con una dichiarazione in cui accusa Netanyahu di aver fatto marcia indietro rispetto ai negoziati, rivelando le sue reali intenzioni. Secondo il movimento islamista, l’annuncio dimostra che il governo israeliano non è mai stato veramente interessato a una soluzione diplomatica.