Negoziati nucleari: l’Iran disponibile a un accordo se mantiene l’arricchimento interno

Teheran valuta la proposta americana di un consorzio regionale per l’arricchimento dell’uranio. La Casa Bianca cerca un compromesso che salvi la linea dura del presidente Trump e apra la strada a un nuovo accordo nucleare.

Negoziati nucleari: l’Iran disponibile a un accordo se mantiene l’arricchimento interno

Un alto funzionario iraniano ha dichiarato ad Axios che Teheran potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di un consorzio regionale per l’arricchimento dell’uranio, a condizione che le operazioni avvengano interamente sul territorio iraniano. La dichiarazione arriva a commento della proposta avanzata sabato dall’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, che prevede la creazione di un meccanismo multilaterale per gestire l’arricchimento a fini civili, in collaborazione con altri paesi della regione.

Secondo quanto riportato da Axios, l’idea di un consorzio regionale rappresenta un tentativo di conciliazione tra la linea ufficiale del presidente Trump, che esclude qualsiasi possibilità per l’Iran di arricchire uranio, e la posizione di Teheran, che insiste sul diritto a continuare tali attività all’interno dei propri confini. “Se il consorzio opera all’interno del territorio dell’Iran, potrebbe meritare considerazione. Tuttavia, se dovesse essere basato al di fuori dei confini del paese, è certamente destinato al fallimento”, ha affermato il funzionario iraniano, lasciando intravedere una possibile apertura negoziale da parte di Teheran.

La proposta americana, i cui dettagli sono stati rivelati da Axios, non stabilisce con precisione dove dovrebbe avere sede il consorzio. In teoria, esso includerebbe Stati Uniti, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Turchia. L’organismo avrebbe il compito di fornire combustibile nucleare per programmi civili e opererebbe sotto la supervisione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (International Atomic Energy Agency, AIEA).

L’accordo proposto impone limiti precisi alle attività iraniane: non verrebbero consentite capacità di arricchimento domestico superiori a quelle necessarie per scopi civili, e la concentrazione dell’uranio dovrebbe essere temporaneamente ridotta al 3%, per un periodo da definire. Le strutture sotterranee di arricchimento in Iran dovrebbero diventare “non operative” per un intervallo concordato, mentre quelle in superficie verrebbero limitate alla produzione di combustibile per reattori.

Questa formulazione offre un possibile compromesso: gli Stati Uniti potrebbero sostenere di aver impedito all’Iran di arricchire uranio, affidando il processo a un’entità regionale multilaterale, mentre Teheran potrebbe affermare di non aver ceduto sul principio dell’arricchimento nazionale. Tuttavia, la costruzione concreta di tale consorzio e la definizione di condizioni accettabili per entrambe le parti restano elementi complessi e potenzialmente divisivi.

Fonti americane indicano che l’Iran non ha ancora fornito una risposta formale alla proposta e ha espresso la necessità di chiarimenti sulle modalità e sui tempi della revoca delle sanzioni. La questione è ritenuta centrale per Teheran, ma non è affrontata in dettaglio nella bozza americana. Un sesto round di colloqui tra Steve Witkoff e il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi potrebbe tenersi nel fine settimana in Medio Oriente, anche se i contorni dell’incontro non sono stati confermati ufficialmente.

La proposta dell’inviato della Casa Bianca ha provocato reazioni immediate a Washington e in Israele, soprattutto tra i sostenitori di una linea dura contro Teheran. Le critiche si sono intensificate dopo la diffusione dei dettagli da parte di Axios, spingendo lo stesso presidente Trump a intervenire pubblicamente per ribadire la sua posizione.

“L’AUTOPEN avrebbe dovuto fermare l’Iran molto tempo fa dall’arricchimento. Sotto il nostro potenziale accordo – NON PERMETTEREMO ALCUN ARRICCHIMENTO DI URANIO!”, ha scritto Trump su Truth Social, contraddicendo le aperture contenute nella proposta del suo inviato. Le sue parole hanno sollevato interrogativi sulla coerenza della strategia negoziale americana, soprattutto alla luce delle precedenti dichiarazioni dello stesso Witkoff e del Segretario di Stato Marco Rubio, entrambi pubblicamente schierati per un approccio di arricchimento zero.

Secondo fonti vicine al dossier, la proposta avanzata da Witkoff non prevede nemmeno lo smantellamento completo delle infrastrutture nucleari iraniane, segnando un allontanamento significativo dalla posizione ufficiale dell’amministrazione. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha rifiutato di commentare i contenuti dell’offerta: “Per rispetto verso l’accordo in corso, l’Amministrazione non commenterà i dettagli della proposta ai media”.

L’Iran ha evitato di entrare nei dettagli, ma ha ribadito di non poter accettare un accordo che non permetta l’arricchimento a scopi civili. Le trattative si trovano quindi in un punto delicato: mentre la Casa Bianca tenta di costruire un compromesso che non contraddica apertamente la posizione presidenziale, Teheran insiste sulla difesa dei propri diritti nucleari, rendendo difficile una convergenza immediata.

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