Inizia il processo a Meta: Zuckerberg alla sbarra per pratiche anticoncorrenziali
La Federal Trade Commission accusa Meta di aver eliminato la concorrenza acquisendo Instagram e WhatsApp. Il processo, iniziato il 14 aprile a Washington, mette in discussione le strategie del colosso e potrebbe portare al suo smantellamento.

È cominciato a Washington il processo intentato dalla Federal Trade Commission (FTC) contro Meta, la società guidata da Mark Zuckerberg. L’agenzia federale per la concorrenza accusa il gruppo di aver costruito e mantenuto una posizione monopolistica nel settore dei social network attraverso l’acquisizione di due dei suoi principali rivali: Instagram nel 2012 per 1 miliardo di dollari e WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi. Secondo la FTC, queste operazioni non avevano l’obiettivo di innovare o migliorare l’offerta di servizi, bensì quello di “uccidere la concorrenza”.
Durante la dichiarazione iniziale, l’avvocato della FTC Daniel Matheson ha sostenuto che Meta ha scelto consapevolmente di non confrontarsi con i concorrenti sul piano dell’innovazione, ma di eliminarli attraverso acquisizioni. «Se siamo qui, è perché Meta ha rotto l’accordo. Hanno deciso che la concorrenza era troppo dura e che fosse più facile comprare i rivali anziché competere con loro», ha dichiarato Matheson. In particolare, dopo l’acquisizione di Instagram, Meta avrebbe deliberatamente modificato l’app per evitare che potesse oscurare Facebook, allora più redditizio. Una scelta che, sebbene razionale da un punto di vista commerciale, secondo la FTC violerebbe le leggi antitrust.
La causa, avviata nel 2020 durante la prima presidenza di Donald Trump, era stata inizialmente respinta dal giudice James Boasberg per carenze argomentative. Tuttavia, una versione riformulata del caso è stata accolta nel gennaio 2022 sotto l’amministrazione Biden. Uno dei nodi centrali del processo riguarda la definizione del “mercato rilevante” in cui valutare il presunto monopolio. La FTC propone di considerare soltanto i social network “personali”, cioè quelli che connettono familiari e amici: Facebook, Instagram, WhatsApp (tutti controllati da Meta) e Snapchat. Sono esclusi TikTok, YouTube, Pinterest e X, ritenuti ambienti di condivisione di interessi e intrattenimento.
Meta respinge categoricamente questa impostazione. Il legale della compagnia, Mark Hansen, ha richiamato l’episodio del blocco temporaneo di TikTok negli Stati Uniti avvenuto a gennaio come prova della competitività del settore. In quell’occasione, l’utilizzo di Instagram e Facebook era aumentato rispettivamente del 20% e 17%. Secondo Hansen, questo dimostra che gli utenti possono e scelgono liberamente tra molteplici alternative. In un comunicato ufficiale, Meta ha ironizzato sull’impostazione della FTC, sostenendo che «per cercare di vincere questo processo, la Commissione sostiene che i nostri unici concorrenti siano Snapchat e un'app chiamata MeWe», quando invece la realtà è ben diversa.
Altro punto sollevato dalla difesa riguarda la coerenza dell’azione della FTC, che all’epoca delle acquisizioni non sollevò obiezioni. «Più di dieci anni dopo che la FTC ha esaminato e autorizzato le nostre acquisizioni, la Commissione manda il messaggio che nessun accordo è mai veramente definitivo», ha affermato Meta. Inoltre, l’azienda accusa le autorità statunitensi di doppia morale, osservando che mentre la FTC tenta di smantellare un gruppo americano, l’amministrazione Trump cerca di salvare TikTok, di proprietà cinese, ordinandone la vendita a investitori statunitensi. «È assurdo che i regolatori cerchino di indebolire le aziende americane proprio quando abbiamo più bisogno che investano per vincere la competizione con la Cina sull’intelligenza artificiale», scrive Meta.
L’importanza del processo è cruciale per Meta, che rischia un possibile smembramento. La società ha fatto di Instagram uno dei suoi principali strumenti di crescita, e il suo modello di business si basa prevalentemente sulla pubblicità. I numeri sono imponenti: nel 2024 Meta ha registrato 62 miliardi di dollari di utile netto (pari al 38% di un fatturato di 165 miliardi), superando di quasi cinque volte i profitti di colossi come LVMH. La capitalizzazione in Borsa ha raggiunto i 1.380 miliardi di dollari, rendendo Mark Zuckerberg, 40 anni, il terzo uomo più ricco al mondo, con una fortuna stimata in oltre 199 miliardi di dollari, secondo Forbes.
Zuckerberg è stato il primo a testimoniare, sempre lunedì 14 aprile. In aula gli è stato chiesto conto di un promemoria del 2011 in cui esprimeva preoccupazione per le performance insufficienti dell’app fotografica di Facebook rispetto a Instagram, allora già molto popolare con 30 milioni di utenti mensili. Oggi Instagram ha superato i 2 miliardi di utenti. Il dirigente ha ricordato che la stampa criticava la piattaforma solo pochi anni fa, accusandola di non essere in grado di competere con TikTok. A suo dire, il successo attuale è frutto di investimenti “enormi” effettuati da Meta dopo l’acquisizione.
Il New York Times definisce la causa antitrust contro Meta «una delle più delicate in un settore tecnologico storicamente caratterizzato dall’imprevedibilità». L’esperta di storia della tecnologia Margaret O’Mara, intervistata dallo stesso quotidiano, ha commentato che le operazioni degli anni 2010 avvenivano in un contesto radicalmente diverso, quando «Facebook sembrava solo un gruppo di giovani che spendevano senza pensarci troppo».
La FTC, dal canto suo, continua a sostenere che la strategia di Meta sia in linea con una visione espressa da Zuckerberg già nel 2008: «È meglio acquistare che competere». L’esito del processo, che dovrebbe durare circa due mesi, potrebbe quindi incidere in modo significativo non solo sul futuro di Meta, ma anche sulla regolamentazione dell’intero settore tecnologico.