In difficoltà nei sondaggi, Trump ha adottato alcune politiche progressiste su sanità e tasse per i più ricchi
Il presidente ha annunciato mediante ordine esecutivo il taglio dei prezzi dei farmaci da prescrizione ed ha proposto di aumentare le tasse ai redditi altissimi, prendendo spunto dalle idee del senatore democratico Bernie Sanders.

Donald Trump ha ancora una volta sorpreso analisti e osservatori politici annunciando misure che richiamano da vicino proposte tipiche della sinistra progressista americana, segnando un netto cambio di rotta rispetto alla tradizionale linea repubblicana, afferma il Financial Times in una sua analisi.
In particolare, il presidente ha ordinato alle aziende farmaceutiche di abbassare significativamente i prezzi dei farmaci, una politica apertamente associata al senatore democratico Bernie Sanders. Lo stesso Robert F. Kennedy Jr., Segretario alla Salute dell'Amministrazione Trump, ha riconosciuto esplicitamente l'influenza delle idee di Sanders: "Questo è stato il fulcro delle candidature presidenziali di Bernie Sanders", ha dichiarato Kennedy Jr., aggiungendo che la notizia ha commosso i suoi stessi figli, simpatizzanti democratici.
Le nuove misure economiche adottate dalla Casa Bianca giungono in un momento di calo nei consensi per la gestione economica, dovuto principalmente all'incertezza causata dalla politica sui dazi che Trump ha recentemente ridimensionato.
L'approccio populista adottato in queste settimane potrebbe essere una strategia per prevenire ulteriori attacchi democratici, specialmente in vista delle elezioni di medio termine del 2026. Già durante il primo mandato di Trump, infatti, i democratici avevano riconquistato la maggioranza alla Camera criticando fortemente le politiche economiche del presidente, che privilegiavano i redditi alti a discapito delle fasce medio-basse della popolazione.
Misure fiscali controverse
Tra le proposte più rilevanti avanzate da Trump vi è un aumento delle tasse per i redditi superiori a 2,5 milioni di dollari annui, portando l'aliquota massima dal 37% al 39,7%. Tale proposta si distacca nettamente dalla linea tradizionale repubblicana, contraria agli aumenti fiscali e alla redistribuzione delle risorse. Lo stesso Trump ha ammesso di essere disposto a sostenere misure redistributive, dichiarando ai giornalisti:
"Mi piacerebbe poter dare alle persone in una fascia più bassa un grande sconto rinunciando a parte di ciò che ho".
Il presidente ha inoltre manifestato interesse nell'eliminazione del trattamento fiscale preferenziale per i profitti di private equity e hedge fund, noto come carried interest, sfidando apertamente Wall Street e segmenti rilevanti del settore finanziario.
Pressione sull'industria farmaceutica
Ma è soprattutto l'ordine esecutivo sul taglio dei prezzi dei medicinali che rappresenta un altro passo audace verso politiche storicamente avversate dai repubblicani. Oltre alla riduzione immediata dei costi dei farmaci negli Stati Uniti, Trump ha poi anche suggerito possibili controlli sulle esportazioni per le aziende che vendono medicinali a prezzi inferiori in altri Paesi. Ha inoltre chiesto alla Federal Trade Commission di essere pronta ad affrontare eventuali pratiche anticoncorrenziali nel settore farmaceutico.
Bernie Sanders, principale promotore di queste idee nel panorama politico statunitense, ha accolto positivamente le decisioni della Casa Bianca:
"Sono d'accordo con il presidente Trump: è vergognoso che gli americani paghino i prezzi più alti al mondo per i farmaci su prescrizione".
Sanders ha anche sottolineato che il problema risiede negli enormi profitti dell'industria farmaceutica, che lo scorso anno hanno superato i 100 miliardi di dollari, definendoli come una vera e propria "truffa ai danni del popolo americano".
Reazioni e dubbi
Il repentino cambio di direzione ha però generato perplessità all’interno dello stesso Partito Repubblicano. Secondo Liz Pancotti, direttrice delle politiche presso il think tank progressista Groundwork Collaborative ed ex collaboratrice di Sanders, il presidente sarebbe consapevole della popolarità di tali politiche e desideroso di capitalizzarla politicamente.
Michael Strain, economista presso l'American Enterprise Institute, ha evidenziato come il vero cambiamento non riguardi tanto l'adesione repubblicana a tasse più elevate, quanto piuttosto una nuova disponibilità a discutere misure finora fortemente legate ai democratici progressisti.
Nonostante le iniziative apparentemente progressiste, rimangono forti critiche alle reali intenzioni del presidente. Secondo i critici, infatti, le politiche economiche complessive dell’Amministrazione Trump continuano a favorire principalmente i redditi più alti, a scapito delle famiglie a basso reddito, vedendo nel recente populismo economico del presidente una strategia più performativa che sostanziale, dettata solo dalla necessità di recuperare consensi in un momento politicamente delicato.