Impeachment contro Trump: la mossa del deputato Thanedar scatena il caos tra i Democratici
Il deputato del Michigan ha presentato sette articoli di impeachment senza il sostegno della leadership del partito. Quattro colleghi, inizialmente co-firmatari, hanno ritirato il loro supporto mentre molti altri ora criticano l'iniziativa come controproducente.

Il deputato democratico del Michigan Shri Thanedar ha scatenato un vero e proprio terremoto all’interno del Partito Democratico presentando in modo unilaterale una risoluzione di impeachment in sette articoli contro il presidente Donald Trump. L’iniziativa, secondo quanto riferito da Axios, non è stata né discussa né approvata dalla leadership del Partito, provocando sconcerto e malumori tra molti colleghi.
Accuse e motivazioni
Lunedì Thanedar ha reso pubblica la sua proposta, che accusa Trump di ostruzione della giustizia, abuso di potere, corruzione e “tirannia”. A suo dire, l’impeachment è necessario per arginare il potere che Trump intende concentrare in un eventuale secondo mandato. Tuttavia, diversi osservatori interpretano la mossa come una risposta alla candidatura alle primarie del deputato statale Donavan McKinney, segno delle tensioni crescenti nel distretto di Thanedar.
Tra gli aspetti più controversi della vicenda vi è il ritiro di quattro co‑firmatari, che hanno dichiarato di essere stati indotti in errore. Alcuni credevano che la risoluzione avesse il placet della leadership; altri sostengono di essere stati aggiunti dopo un colloquio informale, senza che il loro staff fosse stato preventivamente informato.
Fonti di Axios affermano che lo stesso Thanedar avrebbe lasciato intendere che la proposta fosse supportata dai vertici democratici, ipotesi poi smentita ufficialmente. La deputata Robin Kelly (Illinois) si è detta convinta che il testo fosse stato redatto con l’assistenza della Commissione Giustizia, mentre la deptata Kweisi Mfume (Maryland) ha ritirato la firma sottolineando l’assenza di qualsiasi validazione legale o procedurale.
La leadership democratica prende le distanze
I vertici democratici alla Camera hanno subito preso le distanze da questa proposta. Jim Himes, membro di spicco della Commissione Intelligence, ha dichiarato ad Axios che l’ipotesi di impeachment non è considerata seriamente, e che non esiste un percorso definito in tal senso.
Jamie Raskin, membro di rango della Commissione Giustizia, ha osservato che il ritiro delle firme dimostra l’urgenza di un confronto collettivo su tempi e modalità di eventuali iniziative di questo tipo. Anche il deputato Steve Cohen (Tennessee), che in passato aveva presentato articoli di impeachment autonomi, ha riconosciuto la fondatezza legale dei capi d’accusa, ma ne ha sottolineato la scarsa efficacia politica: i due precedenti procedimenti non hanno infatti portato a condanne in Senato.
Diversi altri deputati democratici, anche sotto anonimato, hanno bollato l’iniziativa come “autolesionista” e strategicamente inefficace, capace solo di allontanare gli elettori indecisi. Qualcuno ha parlato di mossa “interessata”, finalizzata più al rilancio personale di Thanedar che a un serio contrasto di Trump.
A incrinare ulteriormente la sua posizione è stata la scelta di finanziare — con fondi ufficiali del Congresso — cartelloni elettorali nel proprio distretto per pubblicizzare la risoluzione, una scelta che, secondo un alto esponente democratico, “ha irritato tutti”.