Immigrazione e mercato del lavoro: le politiche di Trump potrebbero frenare la crescita economica
L'espansione della forza lavoro immigrata a basso costo durante l'Amministrazione Biden ha contribuito a raffreddare l'inflazione. Ora, con le nuove politiche restrittive, gli esperti prevedono un possibile rallentamento economico.

Il mercato del lavoro statunitense potrebbe subire un notevole rallentamento a causa delle politiche sull’immigrazione della nuova Amministrazione Trump.
Diverse analisi evidenziano, infatti, che una parte rilevante della crescita dell’occupazione durante l’Amministrazione Biden è stata alimentata dai lavoratori immigrati, che hanno contribuito fino a due terzi dei guadagni netti nell’ultimo anno.
Con le nuove politiche anti immigrazione del nuovo presidente Trump, questa dinamica potrebbe però variare sensibilmente.
Le espulsioni potrebbero variare da alcune centinaia di migliaia annue, in linea con le Amministrazioni precedenti, a cifre significativamente maggiori se il Congresso deciderà alla fine di aumentare i fondi per l’applicazione delle leggi draconiane sull’immigrazione.
Il presidente ha già disposto misure che potrebbero portare alla espulsione dei migranti provenienti da Cuba, Nicaragua, Venezuela e Haiti, inclusi quelli entrati legalmente nel Paese.
I numeri del mercato del lavoro
I dati del Dipartimento del Lavoro indicano che a gennaio 2025 sono stati creati 143.000 nuovi posti di lavoro, con il tasso di disoccupazione che è sceso al 4%.
La Casa Bianca, attraverso la portavoce Karoline Leavitt, ha definito “peggiori del previsto” i dati di gennaio, sottolineando l’importanza delle politiche pro-crescita del presidente Trump.
Ma alcuni esperti avvertono che una stretta sull’immigrazione potrebbe finire per rallentare ulteriormente l’espansione economica.
Particolarmente interessante è infatti il dato di gennaio sul tasso di partecipazione alla forza lavoro: tra i lavoratori nati all’estero si registra il 66%, contro il 61,4% di coloro che sono nati negli Stati Uniti.
Le stime del Hamilton Project suggeriscono che la migrazione netta negli Stati Uniti potrebbe oscillare tra un aumento di 1,1 milioni e una diminuzione di 650.000 unità nel prossimo anno, a seconda della severità delle misure adottate.
Steve Englander, responsabile della ricerca FX G10 globale presso Standard Chartered Bank, prevede che gli effetti di una politica migratoria più restrittiva sul mercato del lavoro potrebbero essere già evidenti entro la fine dell’anno.
Implicazioni per la Federal Reserve
Una riduzione dei flussi migratori potrebbe complicare anche le decisioni future della Federal Reserve, che si basa anche sui dati occupazionali per stabilire politiche monetarie in materia di contenimento dell’inflazione e tassi di interesse.
Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, ha già evidenziato come l’incertezza sui flussi migratori renda più difficile interpretare la crescita complessiva dell’occupazione.