Il sistema costituzionale resisterà a Trump?
Il presidente lancia attacchi simultanei a giudici, Congresso, funzionari e università. Gli esperti temono un indebolimento strutturale della separazione dei poteri

Il secondo mandato del presidente Donald Trump si sta caratterizzando per una strategia aggressiva volta a rafforzare il potere esecutivo a discapito degli altri organi costituzionali. Dalle azioni contro l’università di Harvard al rifiuto di eseguire ordini giudiziari, passando per pressioni su imprese e governi locali, l’amministrazione Trump ha inaugurato una fase che diversi studiosi ritengono senza precedenti nella storia istituzionale degli Stati Uniti.
Secondo un’analisi pubblicata da CNN a firma di Ronald Brownstein, le iniziative intraprese da Trump fin dal ritorno alla Casa Bianca hanno un obiettivo comune: minare la separazione dei poteri sancita dalla Costituzione. Sebbene altri presidenti abbiano cercato di ampliare le prerogative dell’esecutivo, nessuno aveva prima d’ora messo in campo un’offensiva tanto estesa e simultanea contro tutte le forme di controllo e bilanciamento del potere presidenziale.
L’attacco è su più fronti. Trump sta svuotando l'autorità del Congresso, ordinando tagli agli enti federali creati per legge e decidendo autonomamente di non applicare normative in vigore. Ha inoltre invocato lo stato d’emergenza per varare politiche di rilievo, come i dazi e le restrizioni all’immigrazione, bypassando il processo legislativo.
All’interno del ramo esecutivo, ha eliminato tutele storiche per i dipendenti pubblici, rimosso in massa gli inspectors general e licenziato membri delle autorità regolatorie indipendenti, compromettendo ulteriormente l’autonomia che il Congresso aveva stabilito per tali organi. Ha ignorato ordini giudiziari federali, rifiutandosi, ad esempio, di facilitare il rientro negli Stati Uniti di Kilmar Abrego Garcia, immigrato espulso illegalmente, secondo quanto ammesso dalla stessa amministrazione.
Trump ha agito anche contro i governi statali e locali, tentando di imporre l’agenda conservatrice degli Stati a guida repubblicana anche agli Stati democratici. In un caso particolarmente rilevante, l’amministrazione ha fatto arrestare un giudice del Wisconsin e un sindaco del New Jersey per questioni legate all’immigrazione. La denuncia contro il sindaco di Newark è stata recentemente ritirata, ma al suo posto è stata presentata un’accusa per aggressione contro la deputata democratica LaMonica McIver.
Ma l’aspetto più inedito, sottolinea CNN, è l’attacco a componenti della società civile: università, studi legali, singoli cittadini. Trump ha cercato di revocare fondi di ricerca federali a istituti universitari contrari alle sue politiche, minacciato lo status fiscale degli atenei, ordinato al Dipartimento di Giustizia di indagare su ActBlue – piattaforma chiave per il finanziamento delle campagne democratiche – e perfino aperto inchieste contro critici risalenti al suo primo mandato. Alcune di queste iniziative sono già state dichiarate incostituzionali dai tribunali, in quanto violano i principi di libertà d’espressione e giusto processo.
Per gli studiosi Paul Pierson ed Eric Schickler, autori del libro Partisan Nation, l’approccio adottato da Trump rappresenta una rottura evidente con le convenzioni legali e costituzionali. “Il livello di aggressività e la rapidità con cui stanno agendo non hanno precedenti”, ha dichiarato Pierson. Il tentativo è quello di dissuadere ogni altro attore istituzionale dall’esercitare le proprie responsabilità, minacciandoli o neutralizzandoli.
Non tutti però condividono l’idea che questa strategia porterà a un consolidamento duraturo del potere presidenziale. Yuval Levin, direttore presso l’American Enterprise Institute, ritiene che la Corte Suprema finirà per reagire ai tentativi di espansione, fissando limiti più chiari all’autorità dell’esecutivo. Secondo Levin, questo potrebbe addirittura indebolire l’istituzione presidenziale nel lungo periodo. “Il risultato più probabile è che la presidenza esca da questi quattro anni più debole, non più forte”, ha scritto.
Altri analisti sono però meno fiduciosi. Con una maggioranza di sei giudici nominati da presidenti repubblicani, è incerto se la Corte Suprema potrà o vorrà porre un freno. E, anche nel caso in cui lo facesse, non è garantito che Trump rispetti le sue decisioni.
Il nodo di fondo riguarda la tenuta del sistema istituzionale statunitense. La Costituzione fu pensata, spiegano gli storici, proprio per evitare la concentrazione del potere in un’unica figura. James Madison, autore di molti dei Federalist Papers, sosteneva che l’ambizione di ogni ramo dello Stato avrebbe dovuto contenere quella degli altri. Ma questa logica ha iniziato a incrinarsi, secondo Schickler e Pierson, già prima di Trump, con l’aumento della polarizzazione politica e la crescente lealtà partitica di funzionari e giudici, anche a scapito dell’equilibrio istituzionale.
Trump ha ereditato questa dinamica e l’ha portata a un nuovo livello, facendo leva sulla debolezza di un Congresso riluttante a esercitare le sue prerogative e su un clima politico in cui l’identità di partito ha la priorità sulla difesa dell’ordine costituzionale.
Il pericolo, secondo molti osservatori, è che la strategia di Trump possa far vacillare la “sicurezza doppia” pensata da Madison – la divisione del potere sia tra i tre rami dello Stato sia tra governo federale e Stati – fino a metterla in crisi. L’unico precedente storico di una simile frattura, ricordano gli studiosi, è stato quello della guerra civile. Oggi, pur con modalità diverse, il rischio di una rottura istituzionale appare nuovamente reale.
Corey Brettschneider, politologo della Brown University, ha richiamato l’attenzione su una frase pronunciata nel 1788 da Patrick Henry, leader rivoluzionario che si oppose alla ratifica della Costituzione temendo l’ascesa di un presidente ambizioso e senza freni: “Se il vostro capo americano è un uomo di ambizione e capacità, quanto è facile per lui rendersi assoluto!”. Secondo Brettschneider, queste parole risuonano oggi con forza inedita.
La domanda cruciale, secondo CNN, è se la struttura costruita dai Padri fondatori saprà resistere all’attuale prova di forza. Gli strumenti legali e istituzionali esistono, ma la loro efficacia dipenderà dalla volontà di funzionari, giudici, leader civili e cittadini comuni di impiegarli per proteggere l’equilibrio democratico.