Il senatore Ron Johnson avvia indagine sulla salute dell'ex presidente Joe Biden
Dopo la diagnosi di cancro e le rivelazioni su possibili insabbiamenti, si riaccendono i riflettori da parte repubblicana sul reale controllo della Casa Bianca durante l'Amministrazione Biden.

Il senatore repubblicano Ron Johnson ha annunciato l’apertura di un’indagine ufficiale sulla salute dell’ex presidente Joe Biden. La decisione arriva in un momento politicamente delicato, a seguito della diagnosi di cancro alla prostata recentemente confermata e di nuove rivelazioni circa presunti sforzi della Casa Bianca di Biden per occultare il deterioramento delle condizioni fisiche dell’ex presidente durante il suo mandato.
Johnson, senatore del Wisconsin e presidente della Sottocommissione del Senato per la Sicurezza Nazionale e gli Affari Governativi, ha comunicato l’intenzione di avviare l'indagine da subito. In un’intervista rilasciata ad Axios, il senatore ha anticipato l’invio di richieste formali di richiesta di informazioni sanitarie a circa venti persone che avrebbero avuto contatti diretti o frequenti con Biden mentre era in carica.
"Dobbiamo farlo. Voglio dire, dobbiamo capire chi stava governando il Paese", ha dichiarato Johnson, mettendo in discussione la capacità effettiva dell’ex presidente di esercitare il proprio ruolo in maniera autonoma e consapevole.
Dubbi e reazioni
Alle domande sollevate da Axios, un portavoce di Biden ha risposto che, prima del recente annuncio, al presidente non era mai stato diagnosticato un cancro alla prostata. Secondo quanto riportato, l’ultimo screening cui Biden si era sottoposto risaliva al 2014, all’età di 70 o 71 anni. In quell’occasione, non erano emersi segni della malattia. Lo stesso portavoce ha sottolineato come le linee guida mediche in vigore non raccomandassero ulteriori screening oltre quella fascia d’età.
Il chiarimento, tuttavia, non sembra aver placato le polemiche. Le domande sollevate da Johnson non si limitano allo stato clinico dell’ex presidente, ma investono anche la catena decisionale della Casa Bianca, insinuando dubbi su eventuali deleghe non dichiarate o influenze esterne nella gestione del potere esecutivo.
Contestualmente, un'altra indagine parallela è stata lanciata dalla Commissione Vigilanza della Camera dei Rappresentanti. L’oggetto, in apparenza marginale, riguarda l’uso da parte di Biden di una penna automatica per firmare documenti ufficiali. Secondo i promotori dell’iniziativa, l’utilizzo ricorrente di questo strumento potrebbe indicare un coinvolgimento limitato o assente da parte dell’ex presidente nei processi decisionali fondamentali.
L’inchiesta si propone di chiarire se le firme apposte con dispositivi automatici siano state utilizzate in maniera conforme alle procedure legali, oppure se rappresentino un’ulteriore indicazione di una presenza nominale ma non operativa al vertice dell’Amministrazione.
Contesto politico e sviluppi attuali
Queste iniziative parlamentari si collocano in un clima politico fortemente polarizzato. Dalla sua rielezione e insediamento il 20 gennaio 2025, l'attuale presidente Trump ha più volte attaccato l’operato del suo predecessore, puntando in particolare sulla questione della lucidità mentale e delle condizioni fisiche di Biden. Le nuove indagini del Senato e della Camera sembrano rafforzare tale narrativa, fornendo strumenti istituzionali per approfondire o eventualmente contestare la legittimità e l’efficacia dell’Amministrazione precedente.
Il senatore Johnson non ha specificato i nomi dei destinatari delle richieste d’informazione, né ha indicato se l’indagine preveda convocazioni pubbliche. Tuttavia, la natura delle sue dichiarazioni fa presagire un’indagine a largo spettro, con potenziali implicazioni sia politiche che istituzionali. Resta ora da vedere quali elementi emergeranno dalle audizioni e dall’esame dei documenti, e quale impatto potrà avere questa nuova ondata di scrutinio politico sulla percezione pubblica dell’ultimo mandato presidenziale.