Il Senato USA rivede i dazi contro l'energia russa per non danneggiare l'Ue
Lindsey Graham propone un'esenzione per i paesi che aiutano l'Ucraina. La misura, sostenuta da 82 senatori, mira a colpire Cina, India e altri acquirenti di energia russa, ma rischia effetti collaterali su Europa e partner asiatici
Il Senato degli Stati Uniti sta rivedendo il disegno di legge che prevede l’introduzione di dazi fino al 500% contro i paesi che acquistano risorse energetiche dalla Russia. La proposta, sostenuta da una larga maggioranza bipartisan, rischia infatti di colpire anche alleati strategici degli Stati Uniti, in particolare alcuni Stati membri dell’Unione Europea ancora dipendenti dalle forniture energetiche russe.
Uno dei co-autori del provvedimento, il senatore Lindsey Graham, ha annunciato l’intenzione di introdurre una clausola di esenzione per quei paesi che forniscono assistenza militare ed economica all’Ucraina. In un’intervista alla testata Semafor, Graham ha motivato così l’emendamento: “Perché non fare un'eccezione per i paesi che aiutano l'Ucraina? Se fornisci aiuti militari ed economici, ottieni un'esenzione. Quindi la Cina, se non vuole finire sotto sanzioni, aiuti l'Ucraina... A mio parere, questo ha senso.”
Graham ha dichiarato di aver discusso la questione martedì sera con il presidente Donald Trump, senza però rivelare la posizione del presidente: “Gli permetterò di parlare per se stesso.” La modifica è stata proposta dopo che i senatori hanno ascoltato le preoccupazioni sollevate dai rappresentanti di paesi che rischierebbero di subire le pesanti tariffe pur sostenendo Kiev nel conflitto.
Il disegno di legge, noto informalmente come piano delle “sanzioni infernali”, è stato presentato da Graham insieme al senatore Richard Blumenthal. Attualmente conta l’appoggio di 82 senatori su 100, segno di un ampio consenso tra repubblicani e democratici. Il leader della maggioranza repubblicana al Senato, John Thune, ha dichiarato che sono in corso interlocuzioni con la Casa Bianca e che l’iter parlamentare potrebbe iniziare già nel mese di giugno.
Il provvedimento punta a scoraggiare l’acquisto di risorse energetiche russe imponendo dazi del 500% su importazioni provenienti da paesi che continuano a commerciare con Mosca in questo settore. L’obiettivo è aumentare i costi economici e politici del sostegno, diretto o indiretto, al regime di Vladimir Putin.
Secondo l’analisi di Vladislav Inozemtsev, co-fondatore e analista principale del Centro europeo di analisi e strategie, tra i principali acquirenti di petrolio greggio russo figurano oggi Cina e India. Tuttavia, nel solo mese di aprile anche Turchia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Malesia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Brasile e Nigeria hanno acquistato petrolio o prodotti petroliferi dalla Russia.
Inozemtsev sottolinea inoltre che diversi paesi dell’Unione Europea continuano a ricevere petrolio attraverso oleodotti, e che il gas russo – distribuito tramite gasdotti e in forma di gas naturale liquefatto – copre ancora quasi il 20% delle importazioni europee di gas. Questo evidenzia come un’applicazione rigida dei dazi rischierebbe di compromettere i rapporti con partner storici degli Stati Uniti.
Graham si è detto determinato a portare avanti il provvedimento in tempi rapidi. “In assenza di una svolta nei negoziati per una risoluzione pacifica in Ucraina, il disegno di legge sarà esaminato questo mese,” ha dichiarato. Il Congresso andrà in vacanza estiva il 4 luglio, lasciando una finestra temporale ristretta per l’approvazione. Il senatore ha affermato che il presidente russo Putin “non è interessato” alla proposta negoziale avanzata da Trump e si starebbe preparando a una nuova fase offensiva del conflitto.
“Adottiamo queste sanzioni. Aumentiamo i costi [del sostegno alla Russia] per la Cina e altri cattivi attori. È l'unico modo per impedire che questa guerra si allarghi,” ha concluso Graham nell’intervista a Semafor.