Il Senato approva il taglio di 9 miliardi di dollari ai fondi per l'emittenza pubblica
La misura voluta da Trump passa con 51 voti favorevoli e 48 contrari, con il solo sostegno repubblicano. Solo due senatori repubblicani si sono uniti ai democratici nel voto contrario.

Il Senato degli Stati Uniti ha approvato nelle prime ore di oggi il taglio di 9 miliardi di dollari ai finanziamenti federali richiesto dal presidente Trump. I fondi sottratti riguardano il Public Broadcasting Service, la National Public Radio e i programmi di aiuti esteri.
La misura è stata approvata con 51 voti favorevoli e 48 contrari, ottenendo esclusivamente il sostegno di senatori repubblicani. Due esponenti repubblicani, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell'Alaska, hanno votato insieme ai democratici contro il provvedimento. Il pacchetto dovrà ora ottenere l'approvazione finale della Camera dei Rappresentanti, che ha tempo fino a domani per far arrivare la misura alla scrivania del presidente Trump per la firma e trasformazione in legge.
Il pacchetto di tagli rappresenta una vittoria per i conservatori favorevoli al rigore fiscale, che volevano dare seguito al lavoro del Department of Government Efficiency (DOGE). Il provvedimento prevede la revoca di fondi già stanziati dal Congresso e trasformati in legge dal presidente. Il Senato ha eliminato alcune parti della versione approvata dalla Camera a giugno, inclusi i tagli al PEPFAR, un programma sanitario globale per la prevenzione di HIV e AIDS. Per assicurarsi il sostegno del senatore Mike Rounds del South Dakota, i leader repubblicani si sono anche impegnati a finanziare i servizi di trasmissione tribali in quello Stato.
I democratici hanno condotto una campagna comunicativa contro il provvedimento, sperando (senza successo) di sottrarre abbastanza sostegno repubblicano per affossarlo. I senatori hanno poi dovuto sopportare ore di quella che viene chiamata "vote-a-rama", con i democratici che hanno presentato numerosi emendamenti nel tentativo di smantellare parti del provvedimento. Collins e Murkowski hanno talvolta votato a favore degli emendamenti, anche se nessuno è passato.
I democratici sono ora preoccupati del fatto che Trump possa chiedere al Congresso di approvare pacchetti di tagli ancora più consistenti in futuro, minando potenzialmente alla base gli accordi bipartisan necessari per evitare la chiusura del governo a settembre. Il leader della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer ha già avvisato i repubblicani di non procedere con ulteriori tentativi di revocare finanziamenti federali già stanziati in passato, segnalando che questo potrebbe minacciare il sostegno democratico necessario per evitare uno shutdown prima della scadenza del 30 settembre.
A differenza dei provvedimenti di revoca dei fondi, che richiedono una maggioranza semplice per l'approvazione, qualsiasi misura per finanziare il governo prima della fine di settembre richiederà, infatti, il sostegno democratico per raggiungere i 60 voti necessari al Senato per superare l'ostruzionismo (filibuster) dell'opposizione.