Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth accusato di crimini di guerra

L’accusa deriva da un attacco del 2 settembre contro superstiti di un’imbarcazione di narcotrafficanti bombardata ed affondata nei Caraibi. L’episodio fa parte di una campagna militare contro il narcotraffico che ha già causato 83 morti.

Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth accusato di crimini di guerra
Pagina Truth Social di Donald Trump

Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth è al centro di un’inchiesta per sospetto crimine di guerra legato a un’operazione militare condotta nel Mar dei Caraibi il 2 settembre 2025. Secondo quanto riportato dal Washington Post il 28 novembre, citando fonti anonime, Hegseth avrebbe impartito la direttiva verbale di “uccidere tutti” durante un’operazione contro un’imbarcazione sospettata di trasportare stupefacenti dal Venezuela.

L’episodio si inserisce in una campagna militare iniziata a settembre, durante la quale le Forze Armate statunitensi hanno affondato almeno 21 imbarcazioni di sospetti narcotrafficanti nel Mar dei Caraibi, causando la morte di non meno di 83 persone. Le operazioni, secondo l’Amministrazione Trump, mirano a colpire il traffico di droga proveniente dal Venezuela.

L’attacco del 2 settembre e il secondo attacco contro i superstiti

Il 2 settembre le forze americane hanno individuato un’imbarcazione con 11 persone a bordo al largo di Trinidad, utilizzando un drone da ricognizione. Dopo aver identificato l’obiettivo, è stato sferrato un attacco missilistico. Il Pentagono ha diffuso il video di questo primo attacco.

Secondo le ricostruzioni del Washington Post, dopo il primo attacco un drone ha rilevato che due persone erano sopravvissute e si aggrappavano ai resti dell’imbarcazione ormai affondata. A quel punto è stato ordinato un secondo attacco contro i superstiti. La decisione operativa è stata presa dall’ammiraglio Frank Bradley, comandante dell’operazione, che avrebbe agito sulla base della direttiva verbale di Hegseth. Di questo secondo attacco il Pentagono non ha però fornito comunicazioni pubbliche.

Hegseth ha dichiarato il 2 dicembre di aver seguito in diretta il primo attacco, ma ha negato di aver visto i sopravvissuti, così come di aver ordinato il secondo attacco e di averlo visionato. Il Segretario ha affermato che l’ordine è stato impartito da Bradley, ma ha anche sottolineato di sostenere pienamente la decisione dell’ammiraglio.

Il 5 dicembre Bradley ha testimoniato in un’audizione a porte chiuse al Congresso, mostrando ai parlamentari il video del secondo attacco. I materiali dell’audizione sono rimasti classificati e i membri del Congresso hanno fornito versioni divergenti delle dichiarazioni dell’ammiraglio. Su un punto però tutti convergono: la direttiva di Hegseth non sarebbe stata formulata genericamente come “uccideteli tutti”, ma sarebbe consistita in un ordine specifico di distruggere la droga presente sulla barca e tutte le 11 persone che la trasportavano.

La destinazione verso il Suriname e le contraddizioni sulla rotta

Durante l'audizione, Bradley ha fornito ai parlamentari anche un dettaglio aggiuntivo sulla destinazione dell'imbarcazione: secondo le informazioni in possesso delle forze americane, i presunti trafficanti erano diretti a incontrarsi con un secondo natante più grande destinato al Suriname, un piccolo paese del Sud America a est del Venezuela. L'obiettivo era trasferire la droga alla seconda imbarcazione, che però non è mai stata localizzata dai militari. L'ammiraglio ha sostenuto che esisteva ancora la possibilità che il carico potesse raggiungere gli Stati Uniti partendo dal Suriname, giustificando così l'attacco anche se l'imbarcazione non era diretta direttamente verso le coste americane.

Questa ricostruzione contrasta però con quanto affermano funzionari statunitensi dell'antidroga, secondo i quali le rotte di traffico attraverso il Suriname sono destinate principalmente ai mercati europei, mentre negli ultimi anni le rotte verso gli Stati Uniti si sono concentrate sull'Oceano Pacifico. Anche le dichiarazioni pubbliche rilasciate subito dopo l'attacco risultano contraddittorie: il Segretario di Stato Marco Rubio disse alla stampa in Florida che l'imbarcazione era "probabilmente diretta a Trinidad o in qualche altro paese dei Caraibi", mentre il presidente Trump scrisse su un social network che "i terroristi erano diretti verso gli Stati Uniti". Bradley ha inoltre rivelato che l'imbarcazione aveva fatto dietrofront prima di essere colpita, probabilmente perché le persone a bordo avevano avvistato l'aereo americano in volo.

Il controverso quadro giuridico del “conflitto armato”

L’Amministrazione Trump sostiene che gli Stati Uniti si trovino in uno stato di “conflitto armato” con i cartelli della droga, trattandoli in questo modo non più solo come organizzazioni criminali ma come “combattenti nemici”. In base a questa interpretazione, le persone che trasportano stupefacenti via mare vengono classificate come combattenti e le loro attività qualificate come operazioni militari. Di conseguenza, la risposta prevede l’impiego delle Forze Armate anziché delle autorità di polizia.

Questa giustificazione è stata ampiamente contestata. Anche accettando la tesi del conflitto armato, il diritto internazionale proibisce comunque di aprire il fuoco contro chi è fuori combattimento, ferito o naufrago. Se invece si definisce illegale la posizione della Casa Bianca, del Pentagono e del Dipartimento di Giustizia, allora tutte le 83 persone uccise negli attacchi americani risulterebbero vittime di esecuzioni extragiudiziali. Quest’ultima, in particolare, è l’opinione di numerosi esperti di diritto internazionale.

Solitamente le operazioni militari statunitensi vengono condotte con la partecipazione di consulenti legali che valutano la conformità dei piani alle norme del diritto di guerra. In questo caso, secondo i giornalisti, il coinvolgimento di avvocati militari professionisti è stato minimo. Hegseth è infatti noto per il suo atteggiamento di diffidenza nei confronti di questi specialisti.

Il memorandum segreto e il precedente delle torture Cia

Già a novembre era emersa l’esistenza di un memorandum segreto del Dipartimento di Giustizia sulla lotta al narcotraffico nel bacino caraibico con mezzi militari. Il documento afferma che esiste un conflitto armato e stabilisce che, anche qualora questa posizione venisse successivamente giudicata errata, tutti gli attacchi sferrati durante il periodo di validità del memorandum sarebbero comunque considerati legittimi.

Un precedente simile si verificò con le torture nelle prigioni segrete della Central Intelligence Agency negli anni 2000 durante la Guerra al Terrorismo. Durante la presidenza di George W. Bush, il Dipartimento di Giustizia preparò un memorandum che autorizzava la tortura di presunti terroristi. Nel 2009 il nuovo capo del Dipartimento Eric Holder, nominato da Barack Obama, avviò un’indagine sul trattamento dei detenuti, ma non riguardò le torture poiché quel memorandum aveva reso legale tutto ciò che rientrava nei suoi parametri.

Dopo la pubblicazione del Washington Post e il riconoscimento da parte della Casa Bianca della sostanziale correttezza della ricostruzione dell’attacco all‘imbarcazione dei presunti narcotrafficanti, non solo i democratici ma anche numerosi repubblicani al Congresso hanno chiesto un’indagine. Data la posizione del Dipartimento di Giustizia, è probabile che non vi siano conseguenze legali, ma potrebbero comunque verificarsi ripercussioni politiche. Qualora il Congresso — cosa improbabile vista la attuale magg repubblicana — concludesse, infatti, che Hegseth, Bradley o altri alti funzionari del Pentagono abbiano commesso un crimine di guerra, potrebbe decidere di bloccare i finanziamenti all’operazione militari nei Caraibi o persino avviare procedure di impeachment contro il Segretario alla Difesa.

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