Il produttore di “60 Minutes” si dimette: “Persa l’indipendenza editoriale”

Bill Owens lascia il suo incarico lamentando la mancanza di indipendenza editoriale. La proprietaria di Paramount, Shari Redstone, avrebbe chiesto informazioni sui servizi relativi al presidente Trump, aumentando il controllo sul prestigioso programma giornalistico.

Il produttore di “60 Minutes” si dimette: “Persa l’indipendenza editoriale”

Il produttore storico di 60 Minutes, Bill Owens, ha rassegnato le dimissioni denunciando l’impossibilità di proseguire nella conduzione del celebre programma giornalistico in condizioni di indipendenza editoriale. Owens ha comunicato la sua decisione tramite una nota diffusa inizialmente al New York Times, spiegando che “negli ultimi mesi, è diventato chiaro che non mi sarebbe stato permesso di gestire il programma come ho sempre fatto, di prendere decisioni indipendenti basate su ciò che era giusto per 60 Minutes e per il pubblico”.

La sua uscita di scena rappresenta la fine di un periodo turbolento per la trasmissione della CBS, segnata da crescenti interferenze da parte della proprietà Paramount Global, controllata da Shari Redstone. Secondo diverse fonti citate dal New York Times, una delle cause scatenanti sarebbe stata la crescente pressione sui contenuti del programma, in particolare quelli dedicati al presidente Donald Trump. In seguito a un servizio andato in onda su Groenlandia e Ucraina, il presidente avrebbe richiesto alla Federal Communications Commission (FCC) di sanzionare CBS, spingendo la proprietà a richiedere dettagli sui servizi futuri relativi a Trump.

Fonti vicine alla redazione parlando con i giornali hanno raccontato che i dirigenti di Paramount, inclusa la stessa Redstone, hanno chiesto un elenco dei servizi in preparazione sul presidente Trump previsti fino alla fine della stagione, a maggio. Sebbene un portavoce della proprietaria abbia smentito ogni tentativo di interferenza o censura, precisando che né Redstone né Paramount avrebbero visionato i contenuti del programma, altri soggetti interni alla rete sostengono che la dirigenza abbia esercitato una pressione crescente.

In particolare, Redstone avrebbe criticato pubblicamente e in privato il programma 60 Minutes negli ultimi mesi, un atteggiamento che ha preceduto la nomina, avvenuta a gennaio, di Susan Zirinsky alla supervisione degli standard del programma. Zirinsky, già responsabile di CBS News, è stata incaricata da Paramount di rivedere i contenuti più delicati in nome di una politica di rigore editoriale rafforzato. Questo nuovo assetto ha acuito il disagio di Owens, che, secondo una fonte a lui vicina, si sentiva sempre più limitato nel proprio ruolo.

Owens ha guidato 60 Minutes in un periodo critico per il giornalismo televisivo statunitense, difendendo con fermezza il principio dell’autonomia editoriale. “Dopo aver difeso questo programma – e ciò che rappresentiamo – da ogni angolazione, nel tempo e con tutti i mezzi a mia disposizione, mi faccio da parte affinché lo show possa andare avanti”, ha dichiarato nella sua nota di addio. La sua decisione appare quindi come un tentativo di preservare l’integrità del programma, pur prendendo atto dell’impossibilità di continuare a guidarlo come in passato.

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