Il Pentagono si prepara a possibili raid sull'Iran: schierati sei bombardieri B-2 a Diego Garcia

Trump minaccia Teheran mentre ordina il più grande dispiegamento di bombardieri stealth in una base militare all'estero nella storia degli Stati Uniti.

Il Pentagono si prepara a possibili raid sull'Iran: schierati sei bombardieri B-2 a Diego Garcia

In un’operazione condotta in totale segretezza, il Pentagono ha schierato sei bombardieri B-2 “Spirit” nella base militare di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano.

I velivoli, provenienti dal Missouri, sono tra i più avanzati dell’arsenale USA, capaci di eludere le difese aeree iraniane e di trasportare armi anti-bunker ad alta penetrazione.

Il trasferimento è stato scoperto solo grazie a immagini satellitari commerciali, che hanno mostrato chiaramente gli aerei sulla pista.

Secondo Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project della Federation of American Scientists, si tratta del più grande dispiegamento di B-2 in una posizione avanzata mai registrato.

Trump avverte Teheran: “Sta arrivando l'inferno”

Il presidente Donald Trump ha più volte minacciato conseguenze devastanti se l’Iran non rinuncerà al proprio programma nucleare. In un recente briefing, ha dichiarato:

“Fare un accordo sarebbe preferibile a fare l’ovvio. Se non lo faranno, per loro arriverà l’inferno.”

Il governo americano non ha ufficialmente riconosciuto il dispiegamento.

Il nuovo portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha fatto solo un vago riferimento a “mezzi aerei supplementari”, mentre annunciava che due portaerei USA rimarranno nella regione.

Secondo il generale in pensione Blaine Holt, ex rappresentante militare presso la NATO:

“I B-2 sono volutamente visibili ai satelliti. È un modo per dire: vedete la nostra spada è lì.”

Perché i B-2 contano davvero

Nati durante la Guerra Fredda per missioni nucleari in territorio sovietico, i B-2 sono ora stati adattati a colpire installazioni sotterranee protette.

Il loro profilo stealth li rende quasi invisibili ai radar, rendendoli ideali per attacchi rapidi e mirati.

A differenza di caccia come F-16, F/A-18, F-15E o F-35, già presenti nella regione, i B-2 offrono la possibilità di attacchi unilaterali senza necessità di coordinamento con alleati regionali.

Questo è rilevante considerando che la base di Diego Garcia, benché controllata militarmente dagli Stati Uniti, è formalmente territorio britannico.

Escalation o dimostrazione?

Il dispiegamento non implica necessariamente una guerra imminente. I B-2 sono spesso stati usati per “attacchi dimostrativi”, più che per operazioni prolungate.

Ma la loro presenza riduce drasticamente i tempi di reazione nel caso si decidesse di colpire.

Il volo di andata e ritorno Diego Garcia–Teheran supera le 6.000 miglia, richiedendo oltre 10 ore. Non si tratta dunque di uno strumento per attacchi su vasta scala, ma per attacchi chirurgici ad alta intensità.

Quanto siamo vicini alla guerra?

La valutazione del rischio di guerra si basa normalmente su tre fattori:

  1. Intelligence
  2. Dimostrazione pubblica di forza (come il dispiegamento dei B-2)
  3. Pianificazione operativa

Quando questi tre elementi si allineano, è lì che emerge il momento di massimo pericolo.

E i segnali attuali indicano che potremmo essere già in una fase avanzata di questo processo. Alcuni esperti ritengono che gli scambi visti finora tra USA e Iran rappresentino già una forma di guerra ibrida.

Il rischio maggiore è ora che si compia il passo successivo, vale a dire il coinvolgimento di truppe terrestri in uno scenario di guerra aperta e non più contenibile.

Il ruolo israeliano

Durante l’incontro nello Studio Ovale in cui Trump ha annunciato pubblicamente l’avvio dei colloqui con Teheran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era presente al suo fianco.

Secondo fonti israeliane, Netanyahu era stato informato in anticipo, ma l’annuncio è comunque apparso come uno smacco diplomatico per il leader israeliano, da sempre uno dei critici più accesi del dialogo con l’Iran.

La notizia ha generato irritazione in ambienti della destra israeliana, che temono un accordo bilaterale che escluda Gerusalemme dai giochi.

La spaccatura interna alla Casa Bianca

Parallelamente, la spaccatura interna all’amministrazione Trump si è fatta sempre più evidente.

Se da un lato Trump, il suo inviato Steve Witkoff e il vicepresidente Vance sembrano orientati verso una soluzione diplomatica con garanzie di verifica, dall’altro i falchi dell’establishment, come il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il segretario di Stato Marco Rubio, restano scettici e premono per una linea dura, anche militare.

Il confronto tra queste due visioni potrebbe rivelarsi decisivo per l’esito dei colloqui previsti sabato in Oman, a cui parteciperà proprio Witkoff come inviato speciale del presidente Donald Trump.

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