Il Pentagono prepara il ritiro totale delle truppe USA dalla Siria
Dopo le recenti dichiarazioni di Trump, il Dipartimento della Difesa sta elaborando piani per un possibile disimpegno completo entro 90 giorni, causando preoccupazioni per la stabilità regionale e il controllo dei campi di detenzione dei militanti dell'ISIS.

In un altro rilevante cambio di rotta della politica estera americana in Medio Oriente, il Dipartimento della Difesa, sotto la guida del nuovo Segretario alla Difesa Pete Hegseth, ha fatto sapere di starsi preparando per un ritiro completo delle truppe statunitensi dalla Siria.
La notizia, rivelata da due alti funzionari del Pentagono a NBC News, giunge in seguito alle recenti dichiarazioni del presidente Donald Trump sulla situazione siriana e potrebbe concretizzarsi in un arco temporale compreso tra i 30 e i 90 giorni.
La attuale presenza militare americana in Siria
Il contingente americano in Siria, recentemente quantificato dal Pentagono in circa 2.000 unità, è significativamente superiore alle stime precedenti che parlavano di 900 effettivi.
Di questi, come precisato da un portavoce del Pentagono, 1.100 sono considerati "forze rotazionali temporanee" con dispiegamenti che variano dai 30 ai 90 giorni, mentre i restanti 900 costituiscono il nucleo "permanente" con rotazioni annuali.
La missione militare americana in Siria, secondo quanto dichiarato sempre dal Pentagono, ha come obiettivo primario l'indebolimento dello Stato Islamico e il supporto ai partner locali.
Non è la prima volta che si parla di un ritiro completo: già nel 2019 Trump aveva ordinato un disimpegno totale, provocando le dimissioni dell'allora Segretario alla Difesa James Mattis.
Sebbene quel ritiro fosse stato poi parzialmente implementato, altre truppe americane furono successivamente ridispiegate nell'area.
L'attività militare americana nella regione ha continuato nel frattempo a essere significativa, come dimostrato dal recente attacco di precisione nel nord-ovest della Siria che ha preso di mira Muhammad Salah al-Za'bir, un alto esponente di Hurras al-Din, gruppo affiliato ad Al Qaeda.
Le preoccupazioni per la sicurezza regionale
Esperti militari americani hanno già espresso serie preoccupazioni sulle possibili conseguenze di un ritiro totale delle forze americane.
La presenza americana è infatti cruciale per il supporto alle Forze Democratiche Siriane (SDF), responsabili della gestione di oltre una ventina di strutture detentive che ospitano più di 50.000 persone, tra cui circa 9.000 ex combattenti dell'ISIS.
Un eventuale disimpegno americano potrebbe compromettere la sicurezza di questi centri, con il rischio concreto di una liberazione di massa dei detenuti.
La situazione è ulteriormente complicata dalla instabilità del Paese causata dal recente rovesciamento del regime di Bashar al-Assad da parte di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), una coalizione di gruppi ribelli islamisti sunniti emersa da Jabhat al-Nusra.
Il nuovo presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa (precedentemente noto come Abu Mohammad al-Jolani), ha avviato i primi contatti diplomatici formali con l'Amministrazione Biden dopo oltre un decennio di isolamento, impegnandosi per una transizione politica che includa un governo inclusivo ed elezioni entro quattro anni.