Il padre di Elon Musk: Mio figlio ha stress post-traumatico e si è pentito di aver aiutato Trump

Il padre del miliardario accusa il presidente e rivela il disagio di Elon. La Russia approfitta del divorzio politico offrendo asilo e mediazione

Il padre di Elon Musk: Mio figlio ha stress post-traumatico e si è pentito di aver aiutato Trump

Elon Musk sarebbe afflitto da uno “stress post-traumatico della Casa Bianca” e avrebbe ormai maturato l’idea di aver commesso un errore aiutando Donald Trump a tornare alla presidenza. A dichiararlo è il padre del miliardario, Errol Musk, intervenuto a Mosca in occasione di un forum sostenuto dal Cremlino e organizzato dalla cerchia di Vladimir Putin.

Le affermazioni di Errol arrivano nel pieno di una frattura tra il fondatore di Tesla e SpaceX e il presidente degli Stati Uniti. Dopo mesi di stretta collaborazione, culminata con un finanziamento da 288 milioni di dollari alla campagna di Trump e un ruolo informale da consigliere alla Casa Bianca, Musk ha rotto pubblicamente con il presidente a causa del suo nuovo maxi progetto legislativo su tasse e spese. Il dissenso si è trasformato in scontro frontale, sfociato in una guerra di insulti sui social e nella fine, confermata da Trump, della loro alleanza politica.

Secondo Errol Musk, oggi settantanovenne, il figlio starebbe attraversando una fase di forte esaurimento: “In questo momento, Elon è incline a dire di aver commesso un errore”, ha dichiarato ai media controllati dal Cremlino. “Trump prevarrà. È il presidente, è stato eletto come presidente. Elon ha commesso un errore, penso, ma è stanco, è stressato. Cinque mesi di stress continuo, continuo, continuo stress”.

Il padre dell’imprenditore ha descritto la situazione con il linguaggio clinico del trauma psicologico, parlando apertamente di “disturbo post-traumatico da stress”. Secondo Errol, sia Elon sia i suoi collaboratori “stanno tutti soffrendo un po’ di PTSD negli ultimi mesi”. Le tensioni interne avrebbero alimentato scontri crescenti fino all’implosione dell’alleanza con Trump: “Alla fine sono rimasti solo lui e Trump… Non sanno ancora cosa fare, quindi lottano tra loro finché non riescono a tornare a condizioni normali”.

Il racconto tratteggia un Musk sopraffatto dalla brutalità del contesto politico. Errol ha paragonato la crisi a “un matrimonio che va male” e ha sostenuto che il figlio si trovi fuori dalla propria zona di comfort: “Succede nei matrimoni, succede nelle partnership, succede spesso. E le persone devono capire che al momento, Elon sta ripensando… Non è un grande politico, sta ancora imparando, è un grande innovatore tecnologico e così via”.

L’arena politica americana viene descritta come una trappola in cui Musk si sarebbe infilato senza le necessarie competenze: “La sua politica, come ho detto prima, è una piscina senza fondo, è una piscina senza lati. Quando sei in una piscina della politica, devi davvero sapere dove andare. E lui non se ne rende conto”.

Secondo Errol, il momento di rottura sarebbe arrivato con l’ultima legge sostenuta da Musk, un tentativo di compromesso legislativo che Trump avrebbe respinto a causa di concessioni considerate eccessive verso i democratici. Da lì l’escalation fino al conflitto aperto.

Le dichiarazioni sono state rilasciate durante un’intervista a Tsargrad TV, emittente russa vicina agli ambienti dell’intelligence militare e di proprietà dell’oligarca Konstantin Malofeev. Errol Musk si trova infatti a Mosca per partecipare al Future Forum 2050, organizzato dallo stesso Malofeev insieme ad Alexander Dugin, ideologo del presidente russo.

La presenza del padre di Musk nella capitale russa ha assunto rapidamente un significato politico. In una serie di interventi pubblici, Errol ha elogiato l’architettura della città e respinto le rappresentazioni critiche diffuse in Occidente: “Chiunque abbia progettato questa città è un vero genio. Questi edifici maestosi mi ricordano l’Antica Roma”. I media del Cremlino hanno enfatizzato il messaggio, sfruttando l’occasione per presentare la Russia come alternativa accogliente alla politica americana.

La crisi tra Musk e Trump, infatti, sembra aver acceso l’interesse di Mosca per un possibile avvicinamento. Dmitry Medvedev, figura di spicco del potere russo, ha ironizzato su X proponendosi come mediatore di pace tra “D ed E”, ovvero Trump ed Elon, “per una tariffa ragionevole e per accettare azioni Starlink come pagamento”.

Anche Dmitry Rogozin, ex capo dell’agenzia spaziale russa, ha lanciato un invito più diretto: “Sei rispettato in Russia. Se incontri problemi insormontabili negli Stati Uniti, vieni da noi e diventa uno di noi”, ha scritto pubblicamente, promettendo a Musk “compagni affidabili e completa libertà di creatività tecnica”.

Nel frattempo, Trump ha ufficialmente chiuso ogni possibilità di riconciliazione. Intervistato da NBC, ha risposto “Presumerei di sì, sì” alla domanda se il rapporto con Musk fosse terminato, aggiungendo: “Non ho intenzione di parlargli”. Il presidente ha poi lanciato un avvertimento esplicito: “Se [Musk] sostiene i miei rivali politici, dovrà pagarne le conseguenze. Dovrà pagare conseguenze molto serie”.

L’allontanamento ha alimentato l’ipotesi che Musk stia valutando un nuovo progetto politico autonomo. Durante la rottura con Trump, aveva accennato alla possibilità di fondare un nuovo partito, ottenendo un ampio sostegno online: l’80% di 5,6 milioni di utenti aveva espresso un parere favorevole. Musk aveva definito l’idea “il destino” e accolto con entusiasmo la proposta di chiamare la nuova formazione “The America Party”.

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