Il movimento MAGA alla conquista dei campus universitari americani
Con l'American Comeback Tour, il militante conservatore Charlie Kirk porta il messaggio trumpista tra gli studenti, tra applausi, slogan estremisti e crescenti intimidazioni verso il mondo accademico

Il movimento Make America Great Again (MAGA) ha lanciato una nuova offensiva culturale nel cuore dei campus universitari statunitensi. A guidare questa mobilitazione è Charlie Kirk, podcaster e fondatore del gruppo conservatore Turning Point USA, che con il suo American Comeback Tour percorre il Paese per consolidare la base giovanile del trumpismo. L’8 aprile, il suo passaggio all’università dell’Illinois a Urbana-Champaign ha riunito circa 2.000 persone.
L’evento si è svolto in un clima teso e polarizzato, con cori contrapposti tra sostenitori – “Drill, baby drill, Trump is our daddy!” – e detrattori – “No KKK, no racist fascist USA!”. La presenza di Kirk ha suscitato proteste in un campus situato in uno Stato a maggioranza democratica, ma che rappresenta, proprio per questo, un obiettivo strategico per l’azione di Turning Point USA. L’organizzazione cerca infatti di penetrare nei territori più progressisti promuovendo un’idea di libertà d’espressione centrata su valori ultraconservatori: cristianesimo, patriarcato e nazionalismo.
Durante il suo intervento, Charlie Kirk ha replicato uno schema comunicativo ben collaudato: ritmo serrato, battute ironiche, interazioni asimmetriche con il pubblico. I suoi contraddittori non possono prendere il microfono, e gli argomenti vengono troncati tra risate e applausi degli spettatori, molti dei quali indossano il classico cappellino rosso MAGA.
Nel suo discorso, Kirk ha attaccato il diritto all’aborto, sostenendo che anche in caso di rischio medico, la donna debba “prendersi la responsabilità per i suoi orgasmi”. Parole che hanno suscitato approvazione in una platea fatta prevalentemente da uomini.
La retorica di Kirk si fonda su un’identificazione totale con il presidente Trump, sulla promozione della guerra commerciale e sull’attacco al diritto di cittadinanza per nascita. Denuncia la cancel culture e i “RINO”, ovvero i repubblicani moderati definiti Republican in name only. Il simbolo della tournée – un fulmine – richiama quello utilizzato negli anni '30 dal fascista britannico Oswald Mosley.
Accanto alla propaganda, emergono pratiche d’intimidazione: boicottaggi, elenchi di oppositori, e persino minacce contro accademici. Il sito Professor Watchlist, creato da Turning Point USA, elenca docenti accusati di insegnare idee progressiste. Catherine Prendergast, professoressa di letteratura, ha subito molestie via e-mail, con messaggi che alludevano a malattie terminali o evocavano il genocidio intellettuale del regime di Pol Pot. Dopo questi episodi, ha anticipato la pensione e lasciato lo Stato.
Charles C. Roseman, antropologo dell’università dell’Illinois, è finito nella lista per aver pubblicato un articolo sulla non-binarietà sessuale. Ha ricevuto lettere minacciose e teme per la propria sicurezza. “Trasmettere conoscenza è diventato un atto radicale”, osserva. Un altro docente, Sundiata Cha-Jua, professore di studi afroamericani e attivista per i diritti civili, denuncia un disegno strutturato: “Vogliono cancellare la sinistra radicale dalle università e sostituirla con un pensiero fascista, essenzialista, razzista e militarista”.
Negli anni ’50, nei Sud degli Stati Uniti, i “consigli dei cittadini bianchi” pubblicavano nomi e indirizzi di afroamericani registrati al voto, esponendoli a violenze. Cha-Jua, oggi sotto protezione della polizia, afferma che l’obiettivo di Turning Point USA è simile. L’università, pur sostenendolo, ha rimosso dai registri pubblici la sua ubicazione per motivi di sicurezza.
Il contesto giuridico complica la risposta degli atenei. La Costituzione statunitense tutela ampiamente la libertà di espressione, rendendo difficile intervenire anche contro forme esplicite di incitamento all’odio. Le università pubbliche devono accogliere eventi come quelli organizzati da Kirk, che nel suo linguaggio si appropria del “noi” presidenziale, amplificando l’agenda dell’amministrazione Trump.
Oltre alla retorica, l’azione politica dell’esecutivo si manifesta nei finanziamenti: la Casa Bianca ha minacciato di tagliare i fondi alle università che mantengono programmi DEI (diversità, equità, inclusione). Northwestern ha già visto congelati 790 milioni di dollari, Cornell oltre un miliardo, mentre Columbia rischia di perdere 400 milioni. Di fronte a queste pressioni, alcune istituzioni hanno ceduto. Harvard, al contrario, ha rifiutato di conformarsi e ha subito il blocco di 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni federali.