Il mito delle case economiche nel Sud degli Stati Uniti è in crisi

Negli Stati del Sud e dell’Ovest l’aumento dei prezzi, la burocrazia e la carenza di manodopera mettono in discussione l’attrattiva abitativa, mentre in California le riforme puntano a facilitare le costruzioni.

Il mito delle case economiche nel Sud degli Stati Uniti è in crisi
Photo by Phil Hearing / Unsplash

er anni milioni di americani hanno lasciato gli Stati a guida democratica per trasferirsi in quelli conservatori, attratti soprattutto da case più economiche. Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha spesso collegato l’esodo alla presunta “decadenza” delle città blu, come San Francisco e Los Angeles. I numeri confermano il fenomeno: nel 2024 circa 191.000 californiani in più si sono spostati verso Stati a maggioranza repubblicana rispetto al movimento inverso, secondo dati analizzati dall'Economist.

Il vero motore di questi spostamenti è il costo della vita. A Los Angeles il prezzo medio di una casa è quasi quattro volte quello di Houston. Nel 2023 il 34% dei californiani ha dichiarato di aver pensato di trasferirsi altrove per motivi legati all’abitazione. Gli Stati più cari hanno votato per Kamala Harris, i più economici per Donald Trump.

Ora però il vantaggio abitativo dei red states si sta riducendo. Uno studio di Edward Glaeser (Harvard) e Joseph Gyourko (University of Pennsylvania) mostra un rallentamento nella costruzione di nuove abitazioni nelle principali aree del Sunbelt, come Atlanta, Miami e Phoenix, con conseguente aumento dei prezzi. Nel frattempo, la California ha approvato una riforma che rende più difficile per i nimbys bloccare nuovi progetti edilizi, con l’obiettivo di ridurre i costi abitativi.

Tra il 2000 e il 2024 i prezzi delle case a Miami sono cresciuti più rapidamente di quasi tutte le altre grandi aree metropolitane, superati solo da Los Angeles e San Diego. A frenare l’edilizia nel Sud sono diversi fattori: la scarsità di terreni disponibili, la resistenza alla costruzione di condomini, i permessi sempre più lenti e l’aumento del personale burocratico. Secondo Robert Dietz della National Association of Home Builders, oggi il 40% della forza lavoro edilizia è impegnata a gestire pratiche, contro il 30% di quindici anni fa.

I costi dei materiali sono un ulteriore ostacolo. I dazi sul legname canadese (circa il 25% del totale utilizzato negli Stati Uniti) e le politiche di immigrazione più rigide rischiano di ridurre la manodopera. Lawrence Yun della National Association of Realtors stima che un terzo dei lavoratori del settore edile sia negli USA senza documenti. “Se iniziano le retate, molti cantieri si fermeranno”, avverte un imprenditore texano.

In California, invece, la nuova riforma esenta la maggior parte dei progetti urbani dal ceqa, una legge ambientale spesso usata per bloccare lo sviluppo. Secondo il senatore statale Scott Wiener, questa modifica rappresenta “la migliore occasione degli ultimi decenni” per far ripartire l’edilizia.

Se i red states perdessero il vantaggio delle case economiche, l’esodo verso Sud e Ovest potrebbe rallentare o persino invertirsi, con effetti politici significativi. La California rischia di perdere 4-5 seggi al Congresso dopo il censimento del 2030, ma il trend potrebbe cambiare. Alcuni Stati conservatori, come il Texas, hanno introdotto riforme yimby per facilitare le costruzioni, ma il nimbyismo locale resta un ostacolo.

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