Il memorandum russo mira più a convincere Trump che a raggiungere una reale pace

L'analisi dell'esperto Alexander Bounov pubblicata su Meduza evidenzia come il documento negoziale presentato da Mosca ignori totalmente Kyiv e punti invece al dialogo diretto tra Putin e il presidente americano Donald Trump.

Il memorandum russo mira più a convincere Trump che a raggiungere una reale pace

Il secondo incontro diretto tra Russia e Ucraina tenutosi a Istanbul il 2 giugno è durato appena un'ora, ma ha prodotto documenti il cui scopo sembra essere più propagandistico che diplomatico. È quanto sostiene, in una analisi pubblicata su Meduza, Alexander Bounov, analista del Carnegie Berlin Center for Russian and Eurasian Studies, il quale ha studiato in dettaglio i testi presentati dalle delegazioni.

Il memorandum russo, rimasto segreto fino al momento dello scambio, contiene le solite richieste ed ultimatum di Mosca, esplicitati sin dall'inizio della guerra, tra cui il divieto assoluto per l'Ucraina di aderire alla NATO e il riconoscimento da parte di Kyiv dell’annessione russa di cinque regioni ucraine. Secondo Bounov, l’obiettivo principale di questo documento non è tanto trovare una reale soluzione di pace, quanto soddisfare contemporaneamente Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump, trascurando quasi completamente la posizione ucraina.

Due destinatari principali: Trump e Putin

Negli ultimi anni, secondo l’analisi di Bounov, la diplomazia russa ha subito una profonda trasformazione, passando da strumento internazionale a mezzo di propaganda interna, mirato soprattutto a uno spettatore domestico. Nel caso di questo memorandum, però, gli spettatori fondamentali sono diventati due: il presidente russo Putin e quello americano Trump.

Il documento russo mira a far sì che Trump consideri Putin un interlocutore privilegiato e più credibile rispetto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Allo stesso tempo, Putin vuole percepire di essere lui stesso a controllare il processo negoziale, più del suo omologo americano. In questa cornice, Kyiv viene totalmente marginalizzata e considerata in modo secondario, quasi irrilevante nelle strategie negoziali russe.

Tre documenti separati per tre obiettivi diversi

La delegazione russa ha presentato non uno, ma ben tre diversi testi negoziali. Questa strategia, secondo Bounov, riflette una combinazione di diplomazia e propaganda mirata a soddisfare pubblici diversi.

Il primo documento, intitolato "Parametri fondamentali del regolamento definitivo", contiene le richieste massimaliste della Russia, come la rinuncia alla NATO da parte dell’Ucraina e la cessione di territori. Gli altri due documenti riguardano invece il cessate il fuoco. Il primo è una breve e irrealistica richiesta che Kyiv ritiri tutte le sue forze dai territori contesi, proposta destinata a essere respinta. Il secondo testo, denominato "Proposta a pacchetto", è invece più articolato e contiene dieci punti.

Tra questi punti, si nota una forte attenzione alle condizioni interne ucraine, con la richiesta di abolire la legge marziale ed effettuare nuove elezioni entro 100 giorni, nonché la proposta di una "liberazione reciproca dei prigionieri politici". Queste ultime richieste sembrano mirare esplicitamente a coinvolgere e conquistare l’approvazione della nuova Amministrazione Trump.

Una trappola negoziale per Kyiv

Bounov sottolinea come queste proposte russe creino una situazione sfavorevole per l’Ucraina, che si troverebbe a dover scegliere tra due opzioni entrambe negative. Nel dettaglio, la cosiddetta "Proposta a pacchetto" vincola il cessate il fuoco a cambiamenti politici interni all'Ucraina ed a condizioni che favorirebbero palesemente la posizione di Mosca.

Particolarmente problematico è il quinto punto della proposta russa che prevede l’inizio del cessate il fuoco solo dopo il ritiro completo delle forze ucraine dalle regioni che la Russia ritiene proprie. Questo elemento, per Bounov, rende impossibile per Kyiv accettare seriamente questa proposta.

Teatro negoziale con finalità propagandistiche

Il memorandum russo appare dunque strutturato come una mossa politica più che come un reale sforzo diplomatico. L'intento evidente, secondo l’esperto, è cercare allo stesso tempo di rispondere alle esigenze di diverse audience: da un lato la popolazione russa stanca del conflitto, dall’altro gli elementi più radicali che temono una perdita di potere diplomatico dopo eventuali vittorie militari sul campo.

Per Trump, in particolare, vengono inserite misure di carattere umanitario, come lo scambio di prigionieri e il rimpatrio di feriti e deceduti. La molteplicità e l’apparente complessità del documento, con punti e sottopunti spesso contraddittori, sono mirati a catturare l’interesse del presidente americano, che predilige soluzioni articolate e apparentemente costruttive, anche se inconcludenti.

Il memorandum ucraino, invece, risulta essere più semplice e coerente, pur indirizzandosi anch'esso a pubblici diversi, inclusa l’Amministrazione americana e quella europea. In modo significativo, anche questo rinuncia esplicitamente alla richiesta più radicale del ritorno ai confini del 1991, mantenendo una posizione apparentemente più flessibile.

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