Il fact-check del discorso inaugurale di Donald Trump

Il fact-check del discorso inaugurale di Donald Trump
Donald Trump durante il suo discorso inaugurale, 20 gennaio 2025.

Donald Trump ha dato inizio al suo secondo (e controverso) mandato come presidente con un discorso intriso di annunci ambiziosi e dure critiche ai predecessori.

Ha parlato di migrazione incontrollata, inflazione da record, usando temi che vanno dalle tariffe doganali fino alla sicurezza interna e al (presunto) controllo cinese sul Canale di Panama.

Alcune delle affermazioni del tycoon, tuttavia, faticano a reggere il confronto con i dati ufficiali. Ecco un fact-check dettagliato delle sue principali dichiarazioni.

Immigrazione

Il primo punto riguarda il cosiddetto "fallimento" della precedente Amministrazione sul fronte dell'immigrazione. Secondo Trump, gli Stati Uniti avrebbero accolto un esercito di criminali sbarcati illegalmente, con autorità talmente deboli che hanno "protetto" i malviventi invece dei cittadini americani.

Questo scenario apocalittico però è quantomeno esagerato: è vero infatti che esiste una pressione significativa migratoria sulla frontiera sud, ma la tesi secondo cui milioni di criminali avrebbero fatto ingresso negli Stati Uniti è priva di prove.

Dal 2021 al 2024, circa 160 mila persone con precedenti penali sono state fermate al confine sud con il Messico: numeri importanti, ma che dimostrano, al contrario, il funzionamento dei controlli.

Per di più, diverse ricerche mostrano che i tassi di criminalità tra immigrati e cittadini americani non differiscono in misura sensibile.

Inflazione

Poi c’è la questione inflazione. Trump l’ha definita la peggiore mai registrata nel Paese, attribuendone la causa all’eccesso di spesa pubblica e all’impennata dei prezzi dell’energia.

In effetti, l’inflazione ha raggiunto livelli molto alti nell’estate del 2022 (9,1%, il picco dal 1981). Non è tuttavia un record assoluto, perché nel giugno del 1920 si toccò il 23,7%. Inoltre, dal 2022 in poi l’inflazione è scesa: a dicembre 2024 era al 2,9%.

La contrapposizione tra il primo mandato di Trump e la presidenza Biden sui dati macroeconomici non è però del tutto infondata se si guarda alla crescita media dell’inflazione (1,9% annuo in media nel quadriennio trumpiano contro il 5,3% di Biden).

Ma molti economisti ricordano infatti che fattori esterni come la pandemia, la guerra russo-ucraina hanno inciso più degli interventi di singoli leader.

E che, contrariamente a quanto sostiene Trump, che da la colpa principale dell'inflazione alle politiche green dell'Amministrazione Biden, negli scorsi 4 anni la produzione di petrolio e gas negli Stati Uniti ha segnato volumi record.

Dazi

Non mancano promesse di «tassare i Paesi stranieri per arricchire i cittadini americani», ipotesi che sul piano tecnico si tradurrebbe nell’innalzamento di dazi e barriere tariffarie.

L’idea di far pagare ad altri i costi dei servizi statunitensi è una vecchia suggestione di Trump, ma gli esperti ribadiscono che i dazi colpiscono in primo luogo gli importatori statunitensi e finiscono per aumentare i prezzi al consumo negli USA, danneggiando i risparmi di chi compra i prodotti sottoposti a dazi.

Risorse energetiche americane

Sul versante dell’energia e delle risorse naturali, Trump ha definito gli Stati Uniti "primi al mondo per riserve di petrolio e gas". Vero infatti è che la produzione americana di questi prodotti è la più alta al mondo e in costante ascesa, ma le riserve più vaste sono altrove: secondo l’OPEC, per il petrolio primeggiano Venezuela, Arabia Saudita e Iran, mentre Russia, Iran e Qatar dominano per il gas.

A contare, in questo caso, è la grande capacità estrattiva e logistica che ha consentito agli americani di mettere sul mercato volumi superiori rispetto a chi possiede più riserve in senso stretto.

Emergenze climatiche

È tornata anche la polemica sulle emergenze climatiche, in particolare i devastanti incendi in California e i lunghi periodi di siccità. Trump accusa il governatore democratico della California Gavin Newsom di non aver fornito un’adeguata protezione ai cittadini.

Trump, in particolare, ha sostenuto che Newsom dovrebbe "liberare l'acqua" dalla parte settentrionale dello Stato per combattere gli incendi.

Sul punto, però, gli esperti sono piuttosto concordi nel ritenere che il problema non sia tanto la mancanza d’acqua, bensì la difficoltà di renderla disponibile in tempi rapidi (ad esempio, per carenza di generatori), unita a strategie di prevenzione spesso inadeguate.

Incentivi alle auto elettriche

Allo stesso modo, l’ex presidente critica aspramente gli incentivi statunitensi alle auto elettriche — parte del cosiddetto «Green New Deal» — che a suo dire danneggerebbero l’industria automobilistica nazionale.

Le politiche in atto negli USA (costi ridotti per i compratori di veicoli a basse emissioni, limiti alle emissioni inquinanti delle case automobilistiche) non impongono però un blocco dei motori tradizionali, puntano piuttosto a favorire la transizione verso modelli più ecologici mediante sgravi.

Molti produttori, persino alcuni inizialmente scettici, hanno finito per investire miliardi di dollari nei veicoli elettrici, complici gli sgravi e le prospettive di mercato (e ci hanno guadagnato bene).

Persecuzione politica contro di lui

C’è, inoltre, la rivendicazione di Trump sulla persecuzione politica interna. Il presidente si dice vittima di un uso strumentale della giustizia, ma in diversi casi si tratta di procedimenti avviati da magistrati locali e da un procuratore speciale.

Non ci sono elementi a sostegno dell’idea di un coinvolgimento diretto della Casa Bianca di Joe Biden. D’altra parte, Trump stesso ha in più occasioni minacciato di far incriminare alcuni suoi avversari politici: un proposito che, almeno nel suo primo mandato, non si è mai tradotto in condanne effettive.

Criminalità

Sul fronte della criminalità nelle città americane, il nuovo presidente ha promesso di «ripristinare la legge e l’ordine».

Va però detto che, in realtà, i dati più recenti mostrano un calo dei reati violenti rispetto al 2020, l’ultimo anno della prima presidenza Trump.

Omicidi e aggressioni sono diminuiti negli scorsi anni e la tendenza è proseguita anche nel 2024, pur restando problemi evidenti legati all’accesso alle armi e alla gestione di alcuni quartieri particolarmente poveri.

Canale di Panama

Ancora più fragili appaiono le affermazioni sulle cifre di morti al tempo della costruzione del Canale di Panama: Trump ha parlato di 38 mila vittime.

Ma secondo la documentazione ufficiale sono stati circa 5.600 coloro che hanno la vita dopo che gli Stati Uniti subentrarono ai francesi nel progetto (a loro volta, i francesi avevano impiegato quasi 20 mila uomini, molti dei quali morti per malattie tropicali e incidenti).

La maggior parte dei morti sono lavoratori provenienti da isole dei Caraibi come Antigua, Barbados e Giamaica.

La Cina controlla il Canale di Panama

Infine, l’ipotesi che il Canale di Panama sia gestito di fatto dalla Cina. In realtà, la gestione è affidata a un’agenzia governativa panamense, controllata da un consiglio di 11 membri.

Esistono sì due porti della zona che sono stati assegnati in concessione a società di Hong Kong, ma non risultano prove di un controllo statale cinese su tali infrastrutture.

“Il canale non è sotto il controllo diretto o indiretto della Cina, dell’Unione Europea, degli Stati Uniti o di qualsiasi altra potenza”, ha dichiarato a dicembre il presidente panamense José Raúl Mulino.

Questa non è neppure la prima volta che i politici americani esprimono preoccupazione per la crescente influenza della Cina nei trasporti marittimi e nei porti marini.

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