Il Dipartimento di giustizia archivia il caso Epstein: nessuna lista clienti, nessun omicidio
Un memorandum federale ottenuto da Axios smentisce le teorie del complotto su ricatti e insabbiamenti. L’amministrazione Trump pubblica un video per confermare il suicidio.

Il Dipartimento di giustizia e il Federal Bureau of Investigation (FBI) hanno chiuso ufficialmente l’indagine sulla morte di Jeffrey Epstein, il finanziere morto in carcere nell’agosto del 2019. In un memorandum di due pagine ottenuto da Axios, le autorità federali affermano di non aver trovato prove che Epstein abbia ricattato persone potenti, detenuto una “lista clienti” compromettente o sia stato ucciso.
Il documento, corredato da un video diffuso pubblicamente sia nella versione originale che in una versione “migliorata” dal punto di vista visivo, sostiene la tesi del suicidio già avanzata dal medico legale. Il filmato mostrerebbe che nessuno è entrato nell’area del Metropolitan Correctional Center di Manhattan dove Epstein era detenuto nella notte in cui fu trovato morto. Il video è stato visionato da Axios, ma non è stato possibile verificarlo in modo indipendente.
Si tratta della prima volta che l’amministrazione Trump prende posizione ufficialmente contro le teorie del complotto che, negli anni, avevano alimentato sospetti su un possibile omicidio legato a interessi politici, economici e personali. Tali teorie erano state sostenute anche da Kash Patel e Dan Bongino, attualmente ai vertici dell’FBI, quando ancora operavano come influencer nell’universo mediatico vicino a Trump.
Secondo il memorandum, le autorità hanno analizzato in dettaglio le registrazioni video tra le 22:40 del 9 agosto 2019, quando Epstein fu rinchiuso nella sua cella, e le 6:30 del mattino seguente, quando fu trovato privo di sensi. “L’FBI ha migliorato il filmato pertinente aumentandone il contrasto, bilanciando il colore e migliorandone la nitidezza per una maggiore chiarezza e visibilità”, si legge nel documento. Le immagini, secondo quanto dichiarato, non mostrano accessi di terzi all’area custodita.
La relazione chiarisce anche che non verranno intraprese ulteriori azioni penali contro altre persone collegate al caso, ad eccezione di Ghislaine Maxwell, associata di Epstein, già condannata a 20 anni per traffico sessuale di minori e reati correlati. L’indagine non ha rilevato “alcuna lista clienti incriminante”, né “prove credibili di ricatti ai danni di individui prominenti”, né elementi che giustifichino ulteriori indagini su terzi non già incriminati.
Il cambio di posizione dei dirigenti dell’FBI appare significativo. In passato, Kash Patel e Dan Bongino avevano contribuito alla diffusione di sospetti su un presunto omicidio di Epstein, partecipando attivamente al dibattito online e televisivo da posizioni vicine al movimento MAGA. Dopo essere stati nominati da Trump rispettivamente direttore e vice direttore dell’FBI, entrambi hanno moderato le proprie posizioni. “Si è ucciso”, ha dichiarato Bongino a maggio su Fox News. “Ho visto tutto il fascicolo.”
La gestione del caso Epstein da parte dell’amministrazione Trump ha però suscitato malumori in una parte del campo conservatore. A febbraio, il Dipartimento di giustizia aveva rilasciato documenti già di dominio pubblico, provocando critiche da parte di figure come la deputata repubblicana Anna Paulina Luna. “QUESTO NON È QUELLO CHE NOI O IL POPOLO AMERICANO ABBIAMO CHIESTO ed è una completa delusione”, aveva scritto in un post, accusando l’amministrazione di non aver fornito informazioni nuove e sostanziali.
Le tensioni sul caso Epstein si sono intrecciate anche con il deterioramento dei rapporti tra il presidente Trump ed Elon Musk. Il mese scorso, durante uno scontro pubblico, Musk aveva insinuato che Trump fosse “nei file di Epstein”. Il presidente ha risposto pubblicando una dichiarazione dell’avvocato David Schoen, già legale sia di Epstein sia dello stesso Trump durante il primo impeachment, secondo cui il presidente non sarebbe coinvolto in alcuna attività criminale. Musk ha poi cancellato il post e ha ammesso di “essere andato troppo oltre”.
Nonostante la smentita ufficiale e la pubblicazione del video, le speculazioni su un possibile coinvolgimento di Trump nelle attività del finanziere persistono, alimentate dalla conoscenza reciproca tra i due negli anni ’90 e da alcune dichiarazioni di Epstein. In un’intervista del 2017 con Michael Wolff, Epstein aveva definito Trump “il più caro amico” di allora. Nel 2019, però, Trump aveva preso le distanze affermando di non essere “un fan” di Epstein e di non aver parlato con lui da almeno 15 anni.