I tassi dei mutui negli Stati Uniti balzano al 7,1%

Il tasso medio sui mutui trentennali fissi ha raggiunto il 7,1%. A influenzare la crescita, le tensioni sul mercato obbligazionario, le aspettative sull’inflazione e i nuovi dazi voluti da Trump

I tassi dei mutui negli Stati Uniti balzano al 7,1%

I tassi dei mutui a lungo termine hanno subito un marcato incremento. Secondo i dati di Mortgage News Daily, il tasso medio sui popolari mutui trentennali a tasso fisso è salito venerdì al 7,1%, con un aumento di 13 punti base rispetto al giorno precedente. Si tratta del livello più alto registrato dalla metà di febbraio, e arriva proprio nel cuore della stagione primaverile, considerata strategica per le compravendite di abitazioni.

L’andamento dei tassi ipotecari riflette le recenti turbolenze nel mercato obbligazionario statunitense. I tassi dei mutui sono infatti strettamente legati ai rendimenti dei Treasury decennali, che hanno vissuto una settimana particolarmente instabile. La volatilità è stata innescata da una serie di eventi politici ed economici, tra cui le nuove misure tariffarie annunciate dall'ex presidente Donald Trump.

A metà settimana, l’entrata in vigore di nuovi dazi imposti a decine di Paesi ha spinto i rendimenti obbligazionari verso l’alto, generando preoccupazione sui mercati. Poco dopo, però, Trump ha deciso di ridurre l’aliquota tariffaria per la maggior parte delle nazioni, contribuendo a un temporaneo calo dei rendimenti. Nonostante questa retromarcia parziale, i dazi sulle importazioni dalla Cina restano fissati al 145%, un livello che continua a pesare sull’equilibrio commerciale e sulle aspettative di inflazione.

Il nervosismo degli investitori si è manifestato anche nella forte vendita di obbligazioni registrata venerdì, malgrado la pubblicazione di un rapporto sull’inflazione più contenuto del previsto. Questo ha determinato un nuovo aumento dei rendimenti dei Treasury e, di conseguenza, dei tassi dei mutui.

Matthew Graham, chief operating officer di Mortgage News Daily, ha commentato la settimana appena trascorsa definendola una delle peggiori per il mercato obbligazionario moderno: “Ci sono state alcune settimane negative per le obbligazioni nel corso della carriera di chiunque sia vivo per leggere queste parole, ma a meno che la tua carriera non sia iniziata prima del 1981, hai appena vissuto la peggiore settimana che tu abbia mai visto in termini di balzo dei rendimenti decennali”.

Secondo Graham, la situazione attuale può essere letta in due modi: come un picco eccezionale, oppure come l’ennesima tappa in una tendenza di lungo periodo che prosegue da un anno e mezzo. In entrambi i casi, l’incertezza resta elevata.

A peggiorare ulteriormente il quadro è stato il rapporto mensile sul sentiment dei consumatori pubblicato venerdì, che ha mostrato un marcato calo della fiducia rispetto alle attese. In particolare, le aspettative di inflazione per il prossimo anno sono balzate dal 5% di marzo al 6,7% di aprile, il livello più alto dal 1981. Questo dato alimenta ulteriori timori su una possibile persistenza delle pressioni inflazionistiche, nonostante gli sforzi della Federal Reserve per contenerle attraverso una politica monetaria restrittiva.

L’aumento dei tassi ipotecari avviene in un momento in cui il settore immobiliare americano mostrava timidi segnali di ripresa dopo mesi di rallentamento. Tuttavia, la combinazione tra l’alto costo del credito, l’instabilità economica e le preoccupazioni dei consumatori rischia di bloccare nuovamente il mercato.

“Dimenticatevi del mercato immobiliare in questo contesto, con i tassi ipotecari di nuovo in aumento e i consumatori certamente preoccupati per il mercato del lavoro, anche il settore immobiliare sarà debole”, ha affermato Nancy Lazar, chief global economist di Piper Sandler, durante la trasmissione The Exchange di CNBC.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.