I repubblicani approvano di misura la ‘budget resolution’ alla Camera, primo passo per l’agenda Trump
Con un margine ristretto di due voti a favore, la risoluzione approvata apre la strada al rinnovo della riforma fiscale del 2017, oltre ad aumento di fondi per immigrazione e della spesa per la difesa, in cambio di tagli ai programmi di assistenza sociale.

I deputati repubblicani della Camera hanno approvato questa notte la “budget resolution” che definisce il quadro legislativo per implementare l'agenda del presidente Donald Trump, con un margine ristretto di 217 voti favorevoli contro 215 contrari.
Questo voto, che ha visto i democratici compattamente contrari e un solo deputato repubblicano dissidente, segna l’avvio di un lungo percorso.
La risoluzione approvata della Camera prevede, nello specifico:
- 1.500 miliardi di dollari di tagli alla spesa minimi con un obiettivo massimo di 2.000 miliardi di dollari;
- pone un tetto di 4.500 miliardi di dollari all'impatto sul deficit di qualsiasi piano di estensione dei tagli alle tasse approvati nel 2017 durante la prima Amministrazione Trump ed in scadenza a fine anno;
- include 300 miliardi di dollari di spesa aggiuntiva per la sicurezza del confine e la difesa;
- prevede infine un aumento del tetto del debito di 4.000 miliardi di dollari, per finanziare a deficit ciò che non sarà in grado di poter essere coperto con i soli tagli alle spese.
Il meccanismo della “budget reconciliation”
La risoluzione approvata consentirà alla maggioranza repubblicana del Congresso di utilizzare il processo noto come "budget reconciliation", uno strumento procedurale che consente di aggirare l'ostruzionismo (filibuster) dei democratici al Senato.
Questo meccanismo è fondamentale per fare in modo che l’Amministrazione Trump possa implementare rapidamente la propria agenda legislativa senza aver bisogno dei 60 voti richiesti al Senato per superare il filibuster nel caso di legislazione ordinaria.
Uno dei problemi ancora da risolvere per i repubblicani è proprio che la budget reconciliation è soggetta a regole rigide: se un punto della legge non impatta in modo diretto e sostanziale il bilancio, deve essere eliminato dal testo ed approvato a parte con la procedura ordinaria, soggetta al filibuster legislativo.
A vigilare sull’applicazione di queste regole sarà la Parliamentarian del Senato, Elizabeth MacDonough, un’alta funzionaria indipendente incaricata, tra le altre cose, proprio di stabilire se le proposte legislative siano conformi o meno alle procedure di budget reconciliation.
Durante l’Amministrazione Biden, MacDonough ha già respinto diversi emendamenti della sinistra democratica sull’immigrazione, poiché non strettamente collegati alle questioni fiscali.
È probabile, dunque, che l’approccio resti lo stesso anche per eventuali misure dei repubblicani su immigrazione e altri temi non prettamente economici.
Le difficoltà di Johnson
"Procederemo metodicamente, in modo responsabile, e raggiungeremo tutti i nostri obiettivi".
Cosi ha promesso ai giornalisti lo Speaker della Camera Mike Johnson (R-La.) poco dopo essere riuscito ad ottenere il sostegno necessario per il passaggio in aula.
"Questo è il primo passo importante per aprire il processo di riconciliazione. Ci aspetta un duro lavoro, ma trasformeremo in legge l'agenda America First. La realizzeremo tutta, non solo in parte, e questo è stato solo il primo passo di questo processo".
La risoluzione oggi approvata fornisce istruzioni alle Commissioni parlamentari affinché elaborino proposte specifiche per nuove spese o tagli, pur rispettando i limiti delineati nella risoluzione stessa.
Tuttavia, le politiche effettive saranno definite direttamente dalle Commissioni, il che implica che la sfida principale – incentrata soprattutto sui tagli alla spesa necessari a sostenere quest’ambiziosa agenda politica – deve ancora concretizzarsi.
La votazione di oggi ha già messo in evidenza le profonde divisioni esistenti all'interno del Partito Repubblicano.
I moderati temono che i tagli alla spesa da 2 mila miliardi di dollari previsti dalla risoluzione possano tradursi in dolorosi tagli alla spesa di Medicaid, il programma pubblico che fornisce assistenza sanitaria agli americani più poveri: si tratta di un tema politicamente sensibile nei distretti elettorali in bilico.
I falchi conservatori, d'altro canto, sostengono che i tagli previsti non siano sufficientemente incisivi per ridurre il deficit federale a lungo termine.
Il presidente Trump stesso ha complicato ulteriormente la situazione presentando un elenco in continua espansione di costose richieste, accompagnate però dall'ordine preciso di non tagliare i programmi di assistenza sociale, che costituiscono le porzioni più consistenti della spesa federale.
La posizione ondivaga di Trump
Prima del voto, Trump sembrava aver riconsiderato il suo precedente sostegno alla proposta di “budget resolution” della Camera, affermando di star valutando anche la versione più ristretta approvata dal Senato la scorsa settimana.
Questa incertezza ha messo ulteriormente alla prova la leadership dello Speaker Johnson, il cui mandato di 16 mesi è stato già caratterizzato da una serie di difficili scontri interni.
Il fragile equilibrio della maggioranza repubblicana alla Camera è stato evidenziato dal fatto che Johnson è stato costretto ad ottenere ogni voto possibile, mentre anche diversi deputati democratici con problemi di salute sono accorsi a Washington per votare contro e cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla esigua maggioranza repubblicana.
Lo scontro Camera-Senato e la reazione democratica
Il voto di questa notte dà ora il via ad un difficile processo di mediazione tra i Repubblicani della Camera e del Senato, che pur condividendo l'obiettivo di far avanzare l'agenda presidenziale, mantengono approcci profondamente diversi su questioni chiave.
Il Senato sta infatti cercando, in tutti i modi, di evitare i profondi tagli a Medicaid sottintesi dalla risoluzione approvata dalla Camera.
Inoltre, i senatori repubblicani insistono sul fatto che non sosterranno una misura finale che estenda solo in maniera temporanea i tagli fiscali approvati inizialmente dalla riforma fiscale di Trump del 2017, richiedendo invece una loro estensione permanente.
Il leader della maggioranza al Senato, John Thune, congratulandosi con i colleghi repubblicani della Camera "per aver avvicinato la possibilità di far avanzare l'agenda del presidente", ha sottolineato proprio la necessità di questa estensione permanente dei tagli fiscali.
Si tratta di un obiettivo molto ambizioso che però sarà difficile da realizzare, anche per le limitazioni insite nella procedura di “budget reconciliation” come riferito in precedenza.
Al termine della votazione, i leader democratici hanno duramente criticato l'azione dei repubblicani. "Hanno scelto di stare dalla parte dei loro burattinai miliardari invece del popolo americano", ha dichiarato il leader della minoranza democratica alla Camera, Hakeem Jeffries.
"I democratici sono rimasti uniti e continueremo a rimare uniti all’opposizione durante tutto questo processo, perché questo irresponsabile bilancio repubblicano porterà solo danni al popolo americano".
I prossimi step
Per sbloccare effettivamente il processo di “budget reconciliation”, Camera e Senato dovranno ora adottare nuove “budget resolution” identiche tra loro, un obiettivo che già di per sé appare complesso date le differenze di approccio tra le due camere.
Solo dopo questo passaggio i repubblicani potranno procedere con l'approvazione del vero e proprio progetto di legge per implementare l’agenda Trump con i propri voti, senza necessitare del supporto democratico.
La riuscita di questo processo dipenderà dalla capacità dei repubblicani di mantenere la coesione interna, nonostante le evidenti e crescenti divisioni interne.
Il presidente Trump dovrà riuscire a mediare tra le richieste dei conservatori sulla necessità di profondi tagli alla spesa e la protezione di programmi popolari di assistenza sociale, cercando al contempo di mantenere le sue costose promesse elettorali ed evitare una ulteriore esplosione del deficit federale nei prossimi anni.
Il voto di oggi rappresenta quindi solo il primo passo di un percorso legislativo che si preannuncia lungo e complesso, ma che avrà implicazioni significative per l'economia americana e per il successo dell’agenda politica dell'Amministrazione Trump.