I progressisti contro Schumer per la fine dello shutdown
Otto senatori democratici hanno votato con i Repubblicani per riaprire il governo dopo 40 giorni di blocco, senza ottenere l'estensione dei sussidi sanitari. La decisione scatena una rivolta nel partito contro il leader Chuck Schumer.
Otto senatori democratici hanno tradito la linea del partito e votato con i Repubblicani per porre fine allo shutdown più lungo della storia americana, scatenando una tempesta politica che ora minaccia la leadership di Chuck Schumer. La decisione, arrivata domenica sera dopo 40 giorni di stallo, ha fatto infuriare l'ala progressista del partito perché l'accordo non include l'estensione dei sussidi sanitari dell'Affordable Care Act, la richiesta centrale dei Democratici nella trattativa.
I sette senatori democratici che hanno votato con i Repubblicani sono Dick Durbin dell'Illinois, Jacky Rosen del Nevada, John Fetterman della Pennsylvania, Catherine Cortez Masto del Nevada, Jeanne Shaheen e Maggie Hassan del New Hampshire, e Tim Kaine della Virginia. A loro si aggiunge Angus King del Maine, un indipendente che siede con i Democratici. Nessuno di questi otto senatori è in corsa per la rielezione nel 2026, un dettaglio che ha alimentato le critiche su un voto libero da pressioni elettorali immediate.
Il voto procedurale è passato con 60 voti favorevoli contro 40 contrari, aprendo la strada alla riapertura del governo. Ma il prezzo politico si sta rivelando alto. Il deputato Ro Khanna della California ha scritto sui social che "il senatore Schumer non è più efficace e dovrebbe essere sostituito". Seth Moulton del Massachusetts, che si candida al Senato, ha rincarato la dose affermando che "se Schumer fosse un leader efficace, avrebbe unito il suo gruppo per votare no". Anche Mark Pocan del Wisconsin ha criticato duramente la scelta, scrivendo che i senatori democratici che hanno votato per l'accordo "hanno rovinato tutto il duro lavoro fatto per le elezioni di martedì".
La rabbia nasce dal contrasto stridente con le vittorie elettorali ottenute dai Democratici appena sei giorni prima, nelle elezioni locali del 4 novembre. Quei risultati sembravano suggerire che gli elettori appoggiassero la linea dura del partito sulla sanità. Invece, l'accordo raggiunto non prevede alcuna garanzia concreta per evitare che oltre 20 milioni di americani vedano aumentare i premi assicurativi all'inizio del 2026, quando scadranno i sussidi dell'Affordable Care Act. L'unica concessione ottenuta è la promessa di un voto al Senato a dicembre su una legge per estendere i crediti fiscali, ma senza alcuna garanzia di approvazione.
Schumer stesso ha votato contro l'accordo e nei giorni precedenti aveva cercato di mantenere compatto il gruppo, spingendo anche i senatori più moderati a resistere. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal, il leader democratico ha lavorato per contenere un gruppo di oltre una dozzina di centristi, esortandoli a restare allineati con il resto del caucus. Ma domenica sera i centristi non erano più disposti ad aspettare. L'Amministrazione federale aveva ordinato di ridurre i voli negli aeroporti per motivi di sicurezza, e gli aiuti alimentari rischiavano di essere interrotti per oltre 40 milioni di persone. I Repubblicani avevano detto chiaramente che non ci sarebbero state trattative finché il governo fosse rimasto chiuso.
Nonostante il voto contrario di Schumer, è lui il principale bersaglio delle critiche. "Il senatore Schumer non è più efficace", ha dichiarato il deputato Ro Khanna. "Se non riesci a guidare la battaglia per evitare che i premi assicurativi aumentino alle stelle per gli americani, per cosa combatterai?". Tra lunedì e martedì, almeno sei deputati democratici hanno chiesto pubblicamente le dimissioni di Schumer come leader del gruppo al Senato. Tra loro anche Rashida Tlaib del Minnesota, che ha scritto che Schumer "ha fallito nel cogliere questo momento ed è fuori contatto con il popolo americano".
I gruppi progressisti si sono uniti al coro di critiche. Indivisible, organizzazione nata dopo l'elezione di Trump nel 2016, ha lanciato un programma per promuovere candidati nelle primarie democratiche al Senato che si impegnino a opporsi alla leadership di Schumer. Il cofondatore Ezra Levin ha annunciato che il gruppo non sosterrà nessun candidato che rifiuti di chiedere le dimissioni di Schumer. "Siamo convinti che il tempo per l'advocacy sia finito e che l'unica cosa che cambierà il partito sia una stagione di primarie purificatrici", ha dichiarato Levin.
Anche Our Revolution, gruppo politico nato dalla campagna presidenziale di Bernie Sanders nel 2016, ha fatto circolare una petizione lunedì pomeriggio con il titolo "Schumer deve dimettersi ORA!". Adam Green, cofondatore del Progressive Change Campaign Committee, ha scritto in una email ai sostenitori che "l'eredità di Chuck Schumer è cedere, non vincere".
Gli otto senatori che hanno votato per l'accordo si sono difesi sostenendo che lo shutdown stava danneggiando milioni di americani senza prospettive di soluzione. "Restare in modalità shutdown non ci stava portando da nessuna parte", ha detto alla CNN Jeanne Shaheen, una delle democratiche che ha votato per l'accordo bipartisan. Il senatore indipendente Angus King ha dichiarato domenica sera che l'accordo rappresenta "una vittoria" perché dà ai Democratici "un'opportunità" di estendere i crediti fiscali dell'Affordable Care Act, ora che i leader repubblicani del Senato hanno accettato di tenere un voto sulla questione a dicembre.
Ma questa difesa non ha placato la rabbia. La senatrice Elizabeth Warren del Massachusetts ha definito l'accordo "un errore", mentre Chris Murphy del Connecticut ha detto che il disegno di legge "non fa nulla per arrestare la catastrofe sanitaria". Murphy ha aggiunto che i votanti erano stati "piuttosto chiari martedì sera su cosa volessero che il Congresso facesse, e più specificamente cosa volessero che i Democratici facessero, e sono davvero rattristato dal fatto che non li abbiamo ascoltati".
La vicenda ha creato anche dinamiche familiari imbarazzanti. Stefany Shaheen, che si candida alla Camera dei Rappresentanti in New Hampshire, ha preso pubblicamente le distanze dall'accordo negoziato da sua madre, la senatrice Jeanne Shaheen. "Troppe persone vedranno i costi sanitari, già troppo alti, salire ancora di più a partire da gennaio", ha dichiarato la figlia in un comunicato.
Il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries ha difeso Schumer, affermando che ha condotto "una battaglia valorosa" durante lo shutdown. Alla domanda se credesse che Schumer fosse efficace e dovesse continuare come leader, Jeffries ha risposto "sì e sì". Ma anche Jeffries ha espresso "delusione" per l'accordo, dicendo che i senatori democratici che lo hanno sostenuto "dovranno spiegare loro stessi" agli elettori di base.
I Repubblicani hanno definito lo shutdown "lo shutdown di Schumer" e ora, con il governo che sta per riaprire, il Comitato Nazionale Repubblicano ha dichiarato che "i Democratici stanno perdendo completamente la testa". Il presidente Trump ha detto lunedì che il partito repubblicano "ha spezzato Schumer".
La Camera dei Rappresentanti, dove i Democratici si sono schierati compattamente contro l'accordo, dovrebbe votare il disegno di legge già mercoledì. Ma i Democratici della Camera non hanno il potere di bloccarlo se lo speaker Mike Johnson riuscirà a radunare la maggioranza repubblicana. La senatrice Tammy Baldwin del Wisconsin ha riassunto la frustrazione di molti: "Un cenno d'intesa per affrontare questa crisi sanitaria più tardi, senza garanzie concrete, non è abbastanza per me o per le famiglie del Wisconsin per cui lavoro".
Schumer non affronterà un voto di leadership fino a dopo le elezioni di metà mandato del 2026, e non si ricandiderà prima del 2028. Nessun senatore democratico ha chiesto pubblicamente le sue dimissioni. Ma l'episodio ha riacceso le divisioni interne al partito su come opporsi efficacemente al presidente Trump nel suo secondo mandato, con molti elettori progressisti che cercano una resistenza più energica all'amministrazione.