Il 22° Emendamento alla sua prova principale: Trump e l'ipotesi del terzo mandato

Le recenti dichiarazioni del presidente hanno riacceso il dibattito sulla possibilità di superare il limite costituzionale dei due mandati presidenziali.

Il 22° Emendamento alla sua prova principale: Trump e l'ipotesi del terzo mandato
Immagine creata dall'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

Le recenti affermazioni del presidente Donald Trump riguardo alla possibilità di un terzo mandato presidenziale hanno riaperto il dibattito costituzionale sui limiti imposti dal 22° Emendamento.

Nonostante le speculazioni, gli esperti legali concordano sulla presenza di ostacoli costituzionali quasi insormontabili.

La barriera del 22° Emendamento

Il testo del 22° Emendamento è inequivocabile:

"Nessuna persona può essere eletta alla carica di Presidente più di due volte".

Ratificato nel 1951 dopo l'esperienza di Franklin D. Roosevelt, che morì durante il suo quarto mandato, l'emendamento fu concepito proprio per impedire presidenze prolungate oltre gli 8 anni.

L'Emendamento in questione regola anche casi particolari, come quello di un vicepresidente che subentra a mandato in corso: se serve per più di due anni, può candidarsi all'elezione presidenziale solo una volta.

Lo scenario dell'inversione dei ruoli

Durante un'intervista con NBC News, Trump ha però accennato a "metodi" che potrebbero permettergli di aggirare le restrizioni costituzionali.

Uno scenario ipotizzato in questo contesto prevede un'inversione nella scheda elettorale, con l'attuale vicepresidente Vance come candidato alla presidenza e Trump come suo vicepresidente.

Dopo l'insediamento, Vance potrebbe dimettersi, permettendo così a Trump di subentrare per un terzo mandato.

Questo piano si basa su un'interpretazione estremamente contestata del 22° Emendamento, secondo cui il divieto riguarderebbe solo l'essere "eletti" presidente più di due volte, non il "servire" come presidente.

Il nodo del 12° Emendamento

Gli esperti di diritto costituzionale sollevano però un ostacolo aggiuntivo: il 12° Emendamento stabilisce che "nessuna persona costituzionalmente ineleggibile" alla presidenza può essere vicepresidente.

La questione cruciale diventa quindi se un presidente già eletto due volte sia ineleggibile tout court o solo ineleggibile all'elezione diretta come presidente.

"Una lettura testuale suggerisce che il 22° Emendamento limita realmente solo gli individui che acquisiscono l'ufficio attraverso l'elezione", sostiene Bruce Peabody, professore all'Università Fairleigh Dickinson, intervistato da Axios.

Tuttavia, come sottolinea Kimberly Wehle dell'Università di Baltimora ad Axios, questa interpretazione svuoterebbe di significato l'emendamento stesso:

"Perché esisterebbe un 22° Emendamento se fosse inoperante?"

L'alternativa di modificare la Costituzione appare irrealistica: sarebbero necessari i due terzi di entrambe le camere del Congresso e tre quarti degli Stati per abolire il 22° Emendamento - un consenso politico che attualmente appare irraggiungibile per i repubblicani.

Vie legali e barriere procedurali

Qualsiasi tentativo di presentarsi per un terzo mandato genererebbe inevitabilmente contenziosi legali che potrebbero arrivare fino alla Corte Suprema.

Il precedente più vicino è la decisione della Corte che stabilì che Trump non poteva essere escluso dalle primarie del Colorado in base al 14° Emendamento, affermando che spetta al Congresso, non ai singoli Stati, applicare questa clausola costituzionale.

In questo contesto, la professoressa Wehle solleva una domanda più profonda:

"Se [Trump] non volesse rispettare la Costituzione e credesse, per qualsiasi ragione, di dover rimanere al potere a tutti i costi, la grande domanda è: chi lo fermerebbe?"

Questa preoccupazione evidenzia come, al di là delle interpretazioni legali, il rispetto delle norme costituzionali si basi in ultima analisi sulla volontà politica e sulla solidità delle istituzioni democratiche.

La transizione pacifica del potere, elemento fondante della democrazia americana, potrebbe essere messa alla prova se venisse sfidato un principio costituzionale così consolidato come quello del limite dei due mandati presidenziali.

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