I giudici federali bloccano gli ordini di Trump su ius soli e buy out dei dipendenti federali

Procede lo scontro tra Casa Bianca e magistratura federale con due giudici federali che hanno bloccato le iniziative del presidente Trump sullo ius soli e sul buyout dei dipendenti pubblici.

Due giudici federali hanno, nello stesso giorno, bloccato due provvedimenti chiave del neo presidente Trump: l’ordine esecutivo che intendeva limitare la cittadinanza per diritto di nascita (ius soli) e il programma di buy out per i dipendenti federali.

Dura condanna dell’ordine esecutivo sullo ius soli

Il giudice distrettuale John Coughenour, nominato durante l’era Reagan, ha emesso un’ingiunzione preliminare di portata nazionale contro l’ordine esecutivo di Trump, il quale prevedeva restrizioni alla cittadinanza per diritto di nascita.

La decisione è stata presa in soli venti minuti di dibattito, in risposta a una richiesta presentata da quattro procuratori generali democratici e da diverse organizzazioni private.

Durante il pronunciamento della sentenza, Coughenour ha criticato aspramente l’approccio del presidente, affermando che:

“Per il nostro presidente, lo stato di diritto non è che un impedimento ai suoi obiettivi politici. Secondo lui, è qualcosa da aggirare o semplicemente ignorare, che sia per guadagno politico o personale.”

Inoltre il giudice, facendo riferimento alla sua esperienza nell’ex Unione Sovietica, ha sottolineato la rilevanza storica del momento:

“Ci sono momenti nella storia del mondo in cui le persone si guardano indietro e si chiedono: ‘Dove erano gli avvocati, dove erano i giudici?’ Proprio in questi momenti, lo stato di diritto diventa particolarmente vulnerabile.”

Questa decisione si aggiunge a un provvedimento simile annunciato il giorno precedente da un altro giudice federale nel Maryland, rafforzando la posizione della magistratura nei confronti di iniziative che minacciano principi fondamentali dello stato di diritto.

Proroga del programma di buy out per i dipendenti federali

Parallelamente, un altro giudice federale ha esteso la scadenza per l’accettazione del buy out proposto dall’Amministrazione Trump ai dipendenti federali.

Inizialmente fissata per oggi, la scadenza è stata posticipata a lunedì, data in cui è prevista una nuova udienza per esaminare nel merito la richiesta di blocco.

Il programma di buy out, una strategia usata sia nel settore pubblico che in quello privato per favorire la riduzione volontaria del personale, si configura in questo caso come un provvedimento particolarmente aggressivo per ristrutturare la forza lavoro federale.

La proposta prevede una procedura semplificata: basta che i dipendenti rispondano “resign” per aderire, in cambio di condizioni economiche vantaggiose – otto mesi di stipendio e benefici completi – una cifra che supera di gran lunga i tradizionali pacchetti, raramente superiori a sei mesi di retribuzione.

L’estensione della scadenza rappresenta una vittoria significativa per i sindacati dei dipendenti federali, i quali avevano contestato la brevità del termine originario.

Ora, i lavoratori avranno più tempo per valutare le implicazioni a lungo termine di questa proposta, che potrebbe influenzare non solo le loro carriere individuali, ma anche la capacità operativa complessiva dell’amministrazione.

Queste decisioni giudiziarie costituiscono, ad ogni modo, un primo ostacolo significativo alle iniziative dell’Amministrazione Trump.

Esse evidenziano ancora una volta l’importanza del sistema giudiziario americano come baluardo nel controllo dei poteri e nella salvaguardia dello stato di diritto, garantendo che anche le azioni del potere esecutivo siano sottoposte a rigorosi standard di legalità e trasparenza.

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