I Dodgers negano l’accesso all’ICE durante le proteste

La squadra ha impedito agli agenti federali di accedere ai parcheggi dello stadio durante le proteste pro-immigrati. La comunità latino-americana chiede una presa di posizione chiara.

I Dodgers negano l’accesso all’ICE durante le proteste
Photo by Hui Ling Chua / Unsplash

I Los Angeles Dodgers hanno negato giovedì l’accesso agli agenti dell’U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) ai parcheggi esterni del Dodger Stadium, mentre erano in corso proteste a sostegno della comunità immigrata nella città. La decisione è arrivata dopo giorni di critiche rivolte alla squadra, accusata di non essersi espressa contro le operazioni dell’ICE a Los Angeles e di aver tentato di bloccare l’esecuzione di una versione in spagnolo dell’inno nazionale durante una partita.

La squadra, che vanta una delle basi di tifosi latino-americani più fedeli della Major League Baseball, si è trovata al centro di un acceso dibattito pubblico. Il malcontento è esploso in particolare tra i sostenitori messicano-americani, che hanno manifestato fuori dallo stadio e condiviso online immagini di agenti dell’ICE e della Border Patrol nei pressi dei terreni dei Dodgers. Le tensioni sono aumentate dopo che la squadra aveva evitato dichiarazioni ufficiali nei giorni precedenti.

Giovedì mattina, gli agenti dell’ICE avrebbero chiesto di entrare nei parcheggi dello stadio, ma l’organizzazione ha rifiutato il permesso. "Questa mattina, gli agenti ICE sono venuti al Dodger Stadium e hanno chiesto il permesso di accedere ai parcheggi. È stato loro negato l’ingresso ai terreni da parte dell’organizzazione. La partita di stasera si svolgerà come programmato", hanno scritto i Dodgers su X (ex Twitter). Nella stessa giornata, la squadra avrebbe dovuto annunciare un’iniziativa in favore delle comunità immigrate di Los Angeles, ma l’annuncio è stato rinviato.

"A causa degli eventi di oggi, continuiamo a lavorare con i gruppi che erano coinvolti nei nostri programmi, ma dovremo ritardare l’annuncio di oggi mentre definiamo ulteriori dettagli", ha dichiarato il presidente della squadra, Stan Kasten, in un comunicato diffuso da KABC-TV.

Nel pomeriggio, l’ICE ha pubblicamente smentito la presenza dei propri agenti al Dodger Stadium. "Falso. Non siamo mai stati lì", si legge in un post su X. Anche il Department of Homeland Security (DHS) ha ridimensionato l’accaduto, affermando che i veicoli della Customs and Border Protection (CBP) "erano nel parcheggio dello stadio molto brevemente, non collegati a nessuna operazione o applicazione della legge". La posizione è stata ribadita da Tricia McLaughlin, segretario assistente del DHS, che ad Axios ha dichiarato: "Questo non aveva nulla a che fare con i Dodgers".

Nonostante le smentite federali, la percezione tra molti tifosi rimane quella di un episodio grave e simbolicamente carico. A rafforzare questa lettura sono le immagini delle proteste che circolano online, dove il logo "LA" dei Dodgers, simbolo di orgoglio per la comunità latino-americana e ampiamente presente nella cultura hip hop della Costa Occidentale, appare accanto a bandiere messicane su cartelli e striscioni.

Il legame tra i Dodgers e la comunità messicano-americana affonda le radici negli anni ’80, quando il lanciatore mancino di origine messicana Fernando Valenzuela divenne una figura iconica del club. Da allora, la squadra ha mantenuto una forte base di tifosi latino-americani. La mancata presa di posizione iniziale da parte della società ha quindi suscitato un senso di tradimento tra molti di loro.

A differenza della dirigenza, uno dei pochi a esporsi pubblicamente sin dall’inizio è stato il giocatore portoricano Kiké Hernández. In un post su Instagram ha scritto: "Non posso sopportare di vedere la nostra comunità essere violata, profilata, abusata e fatta a pezzi. TUTTE le persone meritano di essere trattate con rispetto, dignità e diritti umani".

Altri club sportivi professionistici di Los Angeles, tra cui LAFC e Angel City FC, hanno rilasciato dichiarazioni sulla situazione, facendo riferimento al clima di "paura e incertezza" che si respira nella città. I Dodgers, che quella sera affrontavano i San Diego Padres — un’altra squadra con un’ampia base di tifosi messicano-americani — si sono trovati costretti a intervenire per evitare un ulteriore deterioramento dell’immagine pubblica.

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