I democratici in difficoltà a reagire di fronte all’offensiva di Trump scatenata su più fronti

La nuova Amministrazione sembra procedere a ritmo serrato mentre i Democratici faticano a tenere il passo con una raffica di ordini esecutivi e riforme radicali.

I democratici in difficoltà a reagire di fronte all’offensiva di Trump scatenata su più fronti
Il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, assieme al leader della minoranza democratica alla Camera, Hakeem Jeffries

In soli dieci giorni, il presidente Donald Trump ha firmato più ordini esecutivi di qualsiasi suo predecessore nei primi cento giorni di mandato, inaugurando quella che i suoi alleati definiscono una strategia di "shock and awe".

Si tratta, a tutti gli effetti, di un'offensiva politica così ampia che sta mettendo a dura prova la capacità di risposta dell'opposizione democratica.

Un'agenda frenetica che spazia su più fronti

L'intensità dell'azione presidenziale ha toccato praticamente ogni aspetto della vita pubblica americana.

Dalla politica estera, con le dichiarazioni sul Canale di Panama e sulla situazione a Gaza, alla politica commerciale, con l'imposizione di dazi del 25% su Canada e Messico (successivamente sospesi per un mese), fino a questioni sociali come il divieto per gli atleti transgender di competere negli sport femminili.

Particolarmente significativa è la collaborazione con Elon Musk, il cui team DOGE sta conducendo una revisione radicale delle agenzie federali con l'obiettivo di ridimensionare l'apparato governativo.

Un'iniziativa che ha già generato controversie e resistenze legali, come dimostrato dalla causa intentata da 19 Procuratori Generali di Stati democratici per bloccare l'accesso ai dati personali del Dipartimento del Tesoro.

Una agenda molto ambiziosa

Nonostante la vittoria elettorale sia stata relativamente contenuta - con un margine di soli 1,5 punti percentuali di vantaggio nel voto popolare contro Kamala Harris - Trump sta procedendo come se avesse ricevuto un mandato massiccio per attuare cambiamenti radicali.

"Questa Amministrazione ha guadagnato punti sul tabellone nei primi 100 minuti", ha commentato Tim Murtaugh, ex portavoce della campagna di Trump.

Allo stesso tempo Peter Navarro, alto consigliere di Trump per le questioni riguardanti il commercio internazionale e l’industria manifatturiera, ha sottolineato come il presidente stia "mantenendo ogni singola promessa elettorale a un ritmo record".

La prima risposta democratica tra tribunali e difficoltà politiche

In questo contesto, la resistenza democratica all'agenda Trump si sta sviluppando su due fronti principali: quello legale e quello politico.

Sul fronte legale, i democratici stanno ottenendo i primi successi significativi.

Un giudice federale ha recentemente bloccato il termine per la riduzione drastica del personale dell'USAID, mentre un altro ha temporaneamente impedito al team di Musk l'accesso ai dati sensibili del Dipartimento del Tesoro.

Sul fronte politico, tuttavia, i democratici sembrano in difficoltà nel formulare una risposta efficace.

"Stiamo cercando di capire come muoverci", ha ammesso Jane Kleeb, presidente del Partito Democratico del Nebraska.

La leadership democratica, rappresentata da figure come Chuck , leader della minoranza democratica al Senato, ed Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera, sta cercando di organizzare una strategia coerente, ma finora con risultati limitati.

Le cose, però, potrebbero cambiare a breve.

Lo scontro sul bilancio e il rischio shutdown

Un punto di svolta potrebbe, infatti, essere rappresentato dalla scadenza del 14 marzo per evitare lo shutdown del governo federale.

I democratici, il cui voto è necessario per raggiungere la soglia di 60 voti richiesti al Senato per l'approvazione di qualsiasi legge ordinaria, stanno valutando come utilizzare questa leva negoziale.

Si tratta di una delle poche rimaste a loro disposizione dopo essere finiti all’opposizione da entrambe le camere del Congresso ed aver perso anche il controllo della Casa Bianca a seguito delle elezioni di novembre scorso.

"Non intendiamo semplicemente salvare il governo dallo shutdown", ha dichiarato ad esempio il deputato Jim McGovern del Massachusetts, esprimendo una posizione sempre più diffusa tra i democratici che si dicono pronti a uno scontro frontale con Trump sulla questione del finanziamento del governo federale.

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