I democratici divisi sulla strategia anti-Trump: tra opposizione dura e compromesso

In vista della corsa alla Casa Bianca del 2028 il partito si spacca tra moderati aperti al dialogo con Trump e progressisti pronti allo scontro frontale.

I democratici divisi sulla strategia anti-Trump: tra opposizione dura e compromesso

I potenziali candidati democratici alla presidenza per il 2028 stanno tracciando linee strategiche profondamente diverse nel loro approccio all'amministrazione Trump, delineando una frattura sempre più evidente all'interno del Partito in vista delle future scadenze elettorali.

La divisione si manifesta principalmente tra due correnti: da un lato i moderati, propensi al dialogo e al compromesso con l'Amministrazione Trump, e dall'altro i progressisti, determinati a contrastare fermamente le politiche dell'attuale presidente.

L'ala moderata: pragmatismo e aperture bipartisan

In prima linea nell'approccio moderato spiccano la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer e il governatore del Colorado Jared Polis.

La Whitmer ha recentemente dimostrato aperture significative su temi tradizionalmente cari ai repubblicani, come l'immigrazione e la politica industriale.

Ha infatti disposto l'invio della Guardia Nazionale al confine per contrastare l'immigrazione illegale e ha manifestato disponibilità a sostenere nuovi dazi a protezione dell'industria nazionale.

Particolarmente significativa è stata la sua decisione di non unirsi alla causa legale che contesta il tentativo di Trump di abolire la cittadinanza per diritto di nascita, nonostante il Procuratore Generale democratico del Michigan vi abbia aderito.

Nel suo discorso "Road Ahead" al Salone dell'Auto di Detroit, la Whitmer ha anche enfatizzato l'importanza del compromesso, proponendo tra l'altro un taglio delle imposte sul lavoro per i cittadini del Michigan.

Sulla stessa linea Polis, che nel suo discorso sullo stato del Colorado ha auspicato una collaborazione tra Congresso e presidente Trump per "proteggere il confine, fermare il traffico di esseri umani e bloccare il flusso illegale di armi e droga".

Polis ha sostenuto anche la necessità di "maggiori aiuti federali per la detenzione e l'espulsione dei criminali pericolosi". Il governatore del Colorado ha inoltre appoggiato la nomina di Robert F. Kennedy Jr. come Segretario alla Salute e ai Servizi Umani.

La linea dura progressista

Sul fronte opposto si collocano figure come il governatore della California Gavin Newsom, il governatore dell'Illinois JB Pritzker e il senatore del Connecticut Chris Murphy, fautori di una opposizione più intransigente.

Pritzker, in particolare, nel suo discorso sullo stato dell'Illinois ha tracciato inquietanti parallelismi tra il momento attuale e l'ascesa di Hitler in Germania, criticando apertamente i democratici inclini al compromesso.

Newsom ha invece reagito alla vittoria elettorale di Trump convocando una sessione legislativa speciale per raccogliere fondi destinati a sfide legali contro l'Amministrazione.

Il 7 febbraio ha firmato una legge che stanzia 50 milioni di dollari per potenziare i gruppi legali statali e locali che si preparano a contestare le iniziative presidenziali su immigrazione, clima e altri temi.

La terza via: l'attesa strategica

Emerge anche una terza corrente, rappresentata dai governatori Josh Shapiro della Pennsylvania, Wes Moore del Maryland e Andy Beshear del Kentucky, che hanno optato per un approccio più cauto.

Pur partecipando ad alcune azioni legali contro l'Amministrazione Trump, mantengono aperta la possibilità di collaborazione su temi specifici.

Emblematica la posizione di Moore che, pur criticando i tagli al governo federale proposti da Trump, ha dichiarato alla CNN:

"Non sono il leader della resistenza, sono il governatore del Maryland".

La frammentazione strategica riflette, ad ogni modo, una più ampia crisi d'identità del Partito Democratico.

A differenza di quanto accaduto dopo la vittoria di Trump nel 2016, quando il partito si era compattato sotto la bandiera della "resistenza", oggi manca un consenso unico sulla direzione da intraprendere, e questo potrebbe avere potenziali ripercussioni sulla capacità dei democratici di presentare un fronte unito in vista delle prossime sfide elettorali.

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