I Democratici della Florida sono sempre più in crisi profonda

Il Partito Democratico della Florida è travolto da una crisi senza precedenti, tra lotte intestine, defezioni ed incapacità di reagire al dominio repubblicano nello Stato. La situazione solleva dubbi sulla capacità del Partito di trovare una direzione unitaria in vista delle prossime elezioni.

I Democratici della Florida sono sempre più in crisi profonda

Il Partito Democratico della Florida sta vivendo una delle sue fasi più difficili ella sua storia. Dopo la pesante sconfitta elettorale subita nel 2024, invece di avviare un percorso di ricostruzione in vista delle elezioni di medio termine, il partito appare diviso e sempre più irrilevante nello scenario politico di un ex Stato chiave ormai saldamente controllato dai Repubblicani.

Defezioni e divisioni interne

L’ultima eclatante frattura si è consumata nel giro di poche ore alla fine di aprile. David Jolly, ex deputato repubblicano noto per le sue posizioni anti-Trump, ha annunciato il proprio ingresso nel Partito Democratico, insieme alla creazione di un comitato politico statale a sostegno di una possibile candidatura a governatore. Nello stesso giorno, Jason Pizzo, leader democratico al Senato statale e anch’egli considerato tra i possibili candidati alla carica di governatore nel 2026, ha dichiarato “morto” il Partito Democratico della Florida, rendendo pubblica la propria decisione di registrarsi come elettore indipendente.

Queste due decisioni ravvicinate hanno evidenziato una crisi di identità e di direzione all’interno del partito. Secondo le testimonianze raccolte da Politico, il clima nel Partito statale è segnato da mesi di risentimento, confusione e calo del morale. Alcuni esponenti democratici, che hanno preferito restare anonimi, descrivono il Partito come “in rovina”, mentre altri, pur sostenendo pubblicamente la necessità di unità, non nascondono la gravità della situazione: “Il partito statale è un totale disastro”, ha affermato uno dei membri intervistati.

L’annuncio di Pizzo ha suscitato sconcerto e rabbia tra molti democratici della Florida, soprattutto per i contrasti già emersi con la presidente del partito statale, Nikki Fried, nota per aver tentato la nomination democratica a governatore nel 2022 senza successo. Gli scontri tra Pizzo e Fried sono diventati una costante, proseguendo anche dopo l’addio ufficiale di Pizzo. Quest’ultimo ha accusato Fried di essere “ossessionata” dal governatore uscente Ron DeSantis, arrivando a paragonare la sua insistenza su DeSantis a una relazione sentimentale mai davvero superata.

Un partito senza strategia condivisa

Molti tra i democratici della Florida temono ora che Pizzo possa candidarsi come indipendente, dividendo ulteriormente l’elettorato progressista e agevolando la vittoria repubblicana alle prossime elezioni per la carica di governatore. Secondo diversi osservatori interni, il Partito è talmente ridotto male da definire “progressi” anche sconfitte con un margine di 15 punti nelle elezioni speciali, mentre fatica sempre di più a raccogliere fondi e non riesce a definire una strategia chiara per tentare la rinascita politica in uno Stato che un tempo era considerato fondamentale nella battaglia elettorale nazionale.

I dati confermano le difficoltà: tra gennaio e marzo il partito ha raccolto solo 300.000 dollari, contro i 4,6 milioni dei Repubblicani della Florida. Inoltre, i Democratici lamentano l’assenza di un piano efficace per la registrazione di nuovi elettori, lasciando ai Repubblicani un vantaggio di 1,2 milioni di iscritti. Una delle maggiori critiche riguarda la mancata azione legale dopo che la legislatura statale, a maggioranza repubblicana, ha limitato la possibilità per i gruppi terzi di sostenere la registrazione degli elettori.

Alcuni esponenti democratici statali hanno espresso rabbia per la gestione dei fondi: circa 25 milioni di dollari sono stati spesi in due elezioni speciali per il Congresso, perse comunque con ampio margine in collegi storicamente repubblicani, senza che questi investimenti abbiano rafforzato la struttura del partito statale. Altri contestano la scelta della dirigenza di schierare un candidato democratico in ogni seggi, preferendo invece una concentrazione delle risorse sui pochi seggi potenzialmente conquistabili.

Scontro tra anime diverse e difficoltà di comunicazione

Le divergenze tra progressisti e centristi si rispecchiano nella situazione nazionale del partito. Jason Pizzo, ex procuratore per omicidi a Sunny Isles Beach, si colloca tra le figure centriste, mentre molti ammettono che i Repubblicani hanno consolidato il proprio consenso tra gli ispanici definendo i Democratici come “socialisti”, una definizione particolarmente temuta dall’elettorato della diaspora sudamericana in Florida.

Secondo Steve Schale, stratega democratico con esperienza nelle campagne presidenziali di Barack Obama, l’elettorato della Florida è generalmente moderato, preferisce tasse più basse e una politica migratoria “ragionevole”. Schale sottolinea che la sfida per il partito è sia di natura aritmetica – registrare nuovi elettori – sia di posizionamento politico, adattando la propria piattaforma alle preferenze dell’elettorato locale.

Nikki Fried, attuale presidente del Partito Democratico della Fflorida, ha minimizzato la portata dell’uscita di Pizzo, definendolo “inefficace” e “impopolare”, sostenendo che la sua partenza rappresenta un’opportunità per rafforzare l’unità interna. Tuttavia, tra i Democratici non mancano le voci dispiaciute per la perdita di Pizzo, come Lauren Book, ex leader democratica al Senato statale, che invita a una riflessione sulle ragioni delle continue defezioni.

La posizione della dirigenza e le tensioni recenti

In questo contesto, c'è chi difende la strategia adottata dal Partito, sostenendo che candidarsi in ogni distretto, anche in quelli più difficili, rappresenti un modo per offrire una scelta agli elettori e mettere sotto pressione gli avversari repubblicani. Sarah Henry, già vice presidente del Partito Democratico della Contea di Seminole, afferma che il partito è “unito e incazzato”, motivato dalla convinzione nei valori di equità e democrazia.

La crisi del Partito Democratico della Florida, tra conflitti interni, difficoltà di raccolta fondi e incapacità di costruire una strategia efficace, sembra tutt’altro che risolta. I nodi da sciogliere riguardano sia la leadership che la direzione politica, mentre la prospettiva di una vera ripresa politica appare ancora lontana.

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