I Dem del Texas lasciano lo Stato per bloccare il ridisegno dei distretti

Oltre cinquanta deputati democratici hanno abbandonato il Texas per impedire il quorum in aula e fermare un progetto di redistricting promosso da Donald Trump, che potrebbe garantire ai repubblicani cinque seggi in più alla Camera nel 2026

I Dem del Texas lasciano lo Stato per bloccare il ridisegno dei distretti
Photo by Trac Vu / Unsplash

Nel tentativo di bloccare un controverso piano di ridisegno dei distretti, decine di deputati democratici del Texas hanno lasciato lo Stato domenica 3 agosto. La loro partenza mira a impedire il raggiungimento del quorum necessario alla Camera per votare una proposta che, se approvata, potrebbe offrire al Partito repubblicano cinque seggi aggiuntivi alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti nelle elezioni di medio termine del 2026.

La mossa, descritta dal presidente del gruppo parlamentare democratico Gene Wu come “una decisione presa con assoluta chiarezza morale”, punta a fermare una nuova mappa elettorale che frammenterebbe i centri urbani a maggioranza democratica, dove risiede la gran parte dei circa 30 milioni di abitanti del Texas. Questo tipo di operazione, noto negli Stati Uniti come gerrymandering, permette al partito al potere di ridisegnare i collegi elettorali a proprio vantaggio.

Attualmente, i repubblicani controllano 25 dei 38 seggi texani alla Camera federale. Il nuovo piano, fortemente voluto dal presidente Donald Trump, servirebbe a rafforzare la maggioranza repubblicana, in vista di elezioni che si preannunciano difficili per il partito.

Perché una legge venga votata nella Camera dei rappresentanti del Texas, composta da 150 membri, è necessaria la presenza di almeno 100 deputati. I democratici, che detengono 62 seggi, avevano bisogno che più di 50 eletti lasciassero il Texas per far saltare il quorum. Secondo Josh Rush Nisenson, portavoce del gruppo parlamentare democratico, l’obiettivo è stato raggiunto.

Molti dei deputati sono stati accolti in Illinois dal governatore J. B. Pritzker, potenziale candidato presidenziale per il 2028, che ha espresso pieno sostegno all’iniziativa. “Non si tratta solo di truccare il sistema in Texas, ma di farlo a scapito dei diritti di tutti gli americani per gli anni a venire”, ha dichiarato Pritzker durante una conferenza stampa insieme ai deputati democratici appena atterrati.

Altri parlamentari democratici si sono diretti verso New York per incontrare la governatrice Kathy Hochul, mentre una terza delegazione ha viaggiato verso Boston per partecipare al vertice annuale della National Conference of State Legislatures, insieme ad alcuni senatori democratici.

La reazione repubblicana non si è fatta attendere. Il governatore del Texas, Greg Abbott, ha definito “ingiustificata” l’assenza e ha minacciato di chiederne la destituzione. Citando un parere giuridico non vincolante del 2021, Abbott ha dichiarato che una corte potrebbe ritenere vacante il seggio di un deputato che abbandona deliberatamente lo Stato per impedire il funzionamento dell’assemblea, permettendogli di nominarne il sostituto.

Dustin Burrows, presidente repubblicano della Camera, ha affermato che l’assemblea si sarebbe comunque riunita lunedì pomeriggio. “Se il quorum non sarà presente, tutte le opzioni saranno sul tavolo”, ha scritto su X, senza specificare ulteriori dettagli.

Anche altri leader repubblicani hanno invocato provvedimenti drastici. Il deputato Jared Patterson ha chiesto che vengano impiegate le forze dell’ordine per riportare nell’aula chi non si presenterà. Jeff Leach, altro esponente repubblicano, ha proposto di rimuovere dalle cariche i democratici che ricoprono ruoli di vicepresidenza nelle commissioni parlamentari.

Il gerrymandering texano è diventato un caso nazionale. La nuova mappa elettorale, svelata mercoledì 30 luglio, prende di mira collegi attualmente in mano democratica ad Austin, Dallas, Houston e nel sud del Texas. Secondo i critici, il piano ha l’effetto di concentrare gli elettori afroamericani e ispanici in pochi collegi, oppure di disperderli, riducendo così il loro peso elettorale.

Il deputato federale Marc Veasey, che rappresenta un collegio che verrebbe smantellato in parte, ha ricordato che la sua circoscrizione era stata tracciata da una corte federale per garantire la rappresentanza delle comunità nere e latine. “Quella voce è di nuovo sotto attacco”, ha dichiarato durante un'audizione.

Il contesto è reso più complesso dal fatto che la legge federale consente il redisegno delle circoscrizioni per ragioni di partito, ma vieta espressamente di indebolire il voto delle minoranze etniche, come stabilito dal Voting Rights Act.

Non è la prima volta che i democratici texani ricorrono a questa tattica estrema. Nel 2021 avevano lasciato lo Stato per 38 giorni nel tentativo, poi fallito, di bloccare una legge che restringeva il diritto di voto. Un precedente simile risale al 2003, quando alcuni deputati si rifugiarono in Oklahoma e altri senatori in Nuovo Messico per opporsi a un altro piano di redistricting. Anche in quel caso, l’iniziativa non ebbe successo.

Dal 2023, i repubblicani hanno introdotto nuove regole che prevedono l’arresto dei deputati assenti e una multa giornaliera di 500 dollari per chi non si presenta in aula. Le multe non possono essere pagate con fondi elettorali, ma secondo fonti interne, i democratici avrebbero trovato modalità per aggirare questa limitazione grazie a raccolte fondi mirate.

Il gruppo Powered by People, fondato dall’ex deputato Beto O’Rourke, ha confermato il proprio sostegno ai parlamentari democratici, dopo aver già raccolto oltre 600.000 dollari per iniziative simili nel 2021. Anche il leader democratico alla Camera federale, Hakeem Jeffries, ha fatto visita ad Austin per coordinare le strategie e ha promesso sostegno politico alla battaglia contro la nuova mappa.

La sessione straordinaria del parlamento texano, convocata da Abbott il 21 luglio, può durare fino a 30 giorni. Anche se i democratici riuscissero a farla fallire impedendo il quorum, il governatore può convocare nuove sessioni straordinarie.

Oltre al redistricting, l’agenda repubblicana prevede anche interventi normativi su altri temi controversi, come l’uso delle pillole abortive e l’accesso ai bagni per le persone transgender. Anche queste misure restano sospese, nell’incertezza istituzionale creata da questa fuga senza precedenti.

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