I dazi di Trump non li pagano i governi stranieri, ma gli importatori (e i consumatori) americani
Anche il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, riconosce in una intervista che i “miliardi” derivanti dai dazi vengono pagati dagli importatori e, in ultima analisi, dei consumatori statunitensi, non dagli Stati esteri.

Nel corso di una recente intervista televisiva, anche il Segretario del Tesoro, Scott Bessent, ha ammesso che i dazi imposti dall’Amministrazione Trump — definiti dal presidente come flussi monetari in entrata — sono in realtà “pagati dagli importatori negli Stati Uniti e non dai governi esteri”.
Alla domanda diretta su chi effettivamente ”firmi questo assegno” alla dogana, Bessent ha ammesso: “L’assegno viene firmato dalla persona che lo riceve, negli Stati Uniti”.
Pur ammettendo che alcuni esportatori—come quelli brasiliani—potrebbero ridurre i prezzi all’origine per mantenere quote di mercato, resta quindi il fatto che è l’importatore statunitense che paga il dazio, con la possibilità, in ultima istanza, di scaricarne il costo sui consumatori.
Effetti economici e reazioni
Un’analisi recente del Yale Budget Lab stima che i dazi introdotti il 7 agosto 2025 possano finire per costare in media 2.400 dollari all’anno in più alle famiglie americane, considerando un dazio medio del 18,3% sul valore dei beni importati — la percentuale più alta dagli anni Trenta del Novecento in poi.
Nonostante ciò, Bessent ha minimizzato l’impatto inflazionistico, sostenendo che i produttori e i rivenditori potrebbero finire per assorbirne una buona parte.
Sta di fatto che, al momento, si stima che le entrate da dazi raccolte finora superino i 150 miliardi di dollari per l’anno fiscale in corso, un valore che potrebbe raggiungere i 300 miliardi entro fine anno.
Secondo il Segretario al Commercio Howard Lutnick, i dazi potrebbero generare entrate fino a 50 miliardi al mese, potenzialmente salendo fino a mille miliardi di dollari se estesi a settori come semiconduttori e farmaceutica.
Piaccia o meno, dunque, ben presto le famiglie americane si troveranno a sostenere costi aggiuntivi potenzialmente nell’ordine di migliaia di dollari l’anno.
A dispetto delle affermazioni dell’Amministrazione Trump che dipingono i dazi come una fonte quasi miracolosa di entrate pubbliche, la realtà, confermata dallo stesso Segretario del Tesoro, è che l’onere finirà per gravare sugli importatori statunitensi e, indirettamente, sui consumatori che in ultima istanza acquisteranno quei beni.